Cosa l'ha spinta a scrivere questa antologia?
"Dopo sessant'anni ho ritrovato il diario di nonna Teresa, unica testimonianza femminile sulla storia di un Imi, il mio prozio Anadage Zerbini che mai tornò dalla prigionia. Lei, che, nonostante avesse altri 5 figli, dedicò tutta la vita a questo, scrisse nel finale: 'Sono convinta che nelle mani di chi capiterà, ne farà tesoro e memoria non solo per mio figlio ma per tutti questi ragazzi'. Quel manoscritto è finito a me e ciò mi ha dato la molla perché anche altri famigliari di Imi trovassero uno spazio per il loro ricordo. Per questo ho raccolto 50 storie, tra chi tornò e chi no, presentate direttamente dai parenti, anche attraverso una sola cartolina, una sola foto, perché l'approccio del lettore al testo fosse più semplice, più emotivo su un argomento che in pochi conoscono".
Come ha organizzato il lavoro di raccolta di testimonianze così diversificate?
"Partendo dal diario di Alfredo Zaros, nonno di un mio allievo, interessandomi anche alla storia di quel mio prozio, ho iniziato a raccogliere documenti, lettere, testimonianze; materiale corposo da parte di parenti di Imi, soprattutto del Veneto. Tutti mi chiedevano di renderlo pubblico, perché negli anni, dal Dopoguerra in avanti, nessuno si era mai occupato di questa pagina di Resistenza, tutto era stato taciuto. Inoltre, chiedendo collaborazione agli utenti della pagina Facebook Imi (Italienische Militär-Internierte) Internati Militari Italiani, sono stata poi letteralmente sommersa. Ma non ho voluto fare nessuna scelta; tutte le storie inviate sono state pubblicate. Con un filo conduttore: far venir fuori le personalità di quei ragazzi che hanno fatto l'esperienza terrificante di un lager per scelta volontaria, non aderendo all'esercito della Repubblica di Salò e quindi privati di libertà, diritti umani, tra mille sofferenze. Ragazzi, anche giovani padri di famiglia, che non avevano studiato tanto, ma con la loro coscienza e dignità sono un grande esempio per i loro coetanei di oggi per i quali il volume è pensato".