Damián Ortega all'Hangar Bicocca:"Casino" in mostra fino all'8 novembre
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Affermatosi nella seconda metà degli anni Novanta come uno dei più interessanti artisti contemporanei, lavora utilizzando ogni tipo di medium e di linguaggio
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Utensili sospesi come galassie o particelle di atomi dopo un'esplosione interstellare (Controller of the Universe, 2007); un Maggiolino Volkswagen, ordinatamente decostruito, ha i singoli pezzi che fluttuano in una suggestiva visone espansa (Cosmic Thing, 2002); un sommergibile della Seconda guerra mondiale (ricostruito, in scala ridotta, con sacchi ripieni di sale e appesi al soffitto) e allusivamente chiamato Narcos, ha una falla nella parte anteriore e si svuota lentamente, come gli omonimi uomini della poesia di Elliot (Hollow/Stuffed: market law, 2012); una sfera tagliata a metà e composta da poster di spettacoli, raccolti nelle strade per un intero anno, conserva nel nucleo la memoria culturale della città da cui quei fogli provengono (Estratigrafía 4, 2012): sono solo alcune delle opere dell'artista messicano Damián Ortega, raccolte nella mostra – curata da Vicente Todolì - all'Hangar Bicocca di Milano intitolata “Casino” (fino all'8 novembre).
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Affermatosi nella seconda metà degli anni Novanta come uno dei più interessanti artisti contemporanei, Ortega lavora utilizzando ogni tipo di medium e di linguaggio (dall'installazione alla fotografia, dall'immagine in movimento alla performance), portando nell'opera la propria identità nazionale – in particolare le criticità che da sempre l'attraversano -, ma anche svariati rimandi artistici: dalle incisioni dei primi del Novecento di José Guadalupe Posada (precursore della pittura murale) ai B-movies messicani, dalle riflessioni dadaiste di Duchamp alla musica dei Led Zeppelin, dalle performance estreme di Chris Burden alle indagini sull'interazione di materia e ambiente di Smithson. Dissacrante, ironico, inaspettato, sorprendente e suggestivo, il lavoro di Ortega non lascia certo indifferenti, perché dentro alla semplicità di quel gioco di sospensioni e destrutturazioni c'è il senso della vita e gli strumenti non sono altro che la metafora per scardinarla, analizzarla e conoscerla fino in fondo, pezzo dopo pezzo, in una lotta primordiale. Come quella intrapresa dall'artista con lo storico e gigantesco Maggiolino (soprannominato, non a caso, Moby Dick) che, attaccato a un sistema di corde e carrucole, slitta indomito su uno strato di grasso mentre sullo sfondo si sentono le incalzanti note dell'assolo di batteria di John Bonham.
Damián Ortega - Casino
Milano, Hangar Bicocca, via Chiese 2
5 giugno - 8 novembre 2015
Orari: da giovedì a domenica 11.00-23.00; chiuso da lunedì a mercoledì
Biglietti: ingresso libero