Daniel Pennac: "Scrivo 24 ore al giorno, senza sosta e se non scrivo... dormo"
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Intervista allo scrittore padre di Malausséne e della sua tribù, professore illuminato e uomo di grande umanità mentre esce in libreria il suo ultimo volumetto sull'ignoranza e sui compiti dell'insegnante...
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E' il professore che tutti avrebbero dovuto avere, lo scrittore che tutti dovrebbero leggere, l'amico che tutti vorrebbero al loro fianco. E' Daniel Pennac, insegnante illuminato, romanziere eclettico e uomo di grande umanità, di cui Astoria ha appena pubblicato un piccolo volumetto, "Una lezione di ignoranza", trascrizione della lectio magistralis che lo scrittore tenne all'Università di Bologna, dopo il conferimento della laurea ad honorem nel 2013. "La scuola dovrebbe partire da lì, dall'ignoranza... per poter funzionare" racconta a Tgcom24.
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E' mite Pennac, generoso nello sguardo e nelle parole, ha gli occhi luminosi di chi ha visto e vede più in là di altri, più in profondità. Sarà forse perché di storie ne ha vissute davvero tante, molte immaginate e inventate in punta di penna, altre più vere e crude, quelle che gli sono "capitate" addosso nei suoi oltre vent'anni di onorata carriera di insegnante di liceo. E chi vive storie impara a vedere, non solo a guardare. E a raccontare. Lui lo sa fare benissimo. Con quella lievità che è come polvere di stelle, quella leggerezza preziosa che si sparge un po' ovunque e illumina le cose mostrandone il lato nascosto.
Perché partire dall'ignoranza Daniel?
Vede io sono un professore e insegno ad allievi che ignorano momentaneamente ciò che io so, ma io ignoro a mia volta cose, molte, che loro sanno... L'insegnamento dovrebbe funzionare così, con un interscambio di saperi e di ignoranze. Io apprendo da loro e loro apprendono da me. Quindi il nostro compito di professori e imparare ad apprendere. Perché non bisogna partire dal presupposto che loro vogliano imparare, loro vogliono giocare, navigare sul Web, stare sul cellulare... Quando si parla di scuola purtroppo si sposta l'attenzione troppo spesso su un sacco di cose poco importanti, su quanto i professori vengono pagati (poco), sugli edifici malandati... e non si parla mai degli allievi...
Qual è quindi il compito del professore?
Imparare a donare agli allievi il desiderio di apprendere, suscitare la loro curiosità. Avere attenzione per loro, per tutti loro, come un direttore d'orchestra che dirige trenta strumenti diversi... gli allievi non sono tutti uguali. Bisogna avere amore e passione, ma soprattutto attenzione reale verso l'altro.
Perché ha cominciato a insegnare, qual è stata la sua motivazione?
Io ho cominciato a insegnare per guadagnarmi da vivere, per avere un salario, perché in questo modo avevo vacanze lunghe per potermi dedicare alla scrittura. Poi però sa cosa è successo? Quando ho cominciato, mi sono innamorato di quello che facevo. Subito. La classe è un organismo vivo, sono 30 persone, tutte una diversa dall'altro, bisogna elaborare tecniche per farli stare calmi, tecniche per trasmettere a tutti, ma non allo stesso modo.
E' la formazione degli insegnanti che è sbagliata, perché prepara ad insegnare ad allievi che vogliono imparare, invece bisogna imparare a dar loro delle motivazioni per amare, per imparare. E' un lavoro passionale, perché è un lavoro umano.
Scrivere è un atto politico?
Quando si scrive si viene letti politicamente e in questo senso sì, è un atto politico perché ci sarà sempre qualcuno che legge politicamente, e anche la scrittura lo è forzatamente, perché nei libri si si mettono delle idee, che poi vengono tradotte in prese di posizione. Ma io non ho mai scritto libri deliberatamente politici. Lo stesso ciclo di Malaussène non è politico, certo c'è della critica verso certi aspetti della società, ma fanno parte della trama sono parte della storia, non sono uno scrittore engagè.
Leggere per avere un amico?
E' una formula tutta fatta, non è il libro che è nostro amico, ma lo scrittore. Shakespeare ad esempio è il mio più buon amico.. non so se lui mi accetterebbe, ma io lo considero così. Leggere porta a farsi una rappresentazione della compagnia ideale, e Shakespeare per me lo è, perché quello che lui ha scritto mi appartiene, come se lo avessi scritto io. Forse qualcuno lo pensa anche di me e di Malausséne perchè quando mi sento dire: "Grazie" allora capisco che sono diventato amico di qualcuno.
Malausséne appartiene ad una fase passata, ma potrebbe scriverne un seguito?
Sì certo, se il tempo me lo concederà, ma non ora
Società multietnica, immigrazione... leggere e scrivere possono essere d'aiuto?
Per creare una società multietnica bisogna mischiare la gente tra loro e quindi. Certo leggere e scrivere per tutti può essere d'aiuto. Ma in Europa non succede questo, l'Europa al momento è solo una realtà economica, abbiamo fatto un'Europa economica, ma non quella delle persone. Siamo ancora l'Europa dell'Italia, della Francia, della Germania... E per ora non si sta facendo nulla per creare una vera Europa unita...
Storia di un corpo è la storia di un uomo che prende coscienza del suo corpo che invecchia. Lei ha paura di invecchiare?
Non è una questione di avere paura di, purtroppo, perché non ci sono chance, si invecchia e basta... è interessante però avere la curiosità di capire cosa succede invecchiando, quali sono le sensazioni ad esempio, come certe debolezze vengono compensate... E devo dire che invecchiando a me succede proprio questo, mi è venuta voglia di fare un sacco di cose, di capire.
Ha mai avuto il blocco dello scrittore?
Mai. Per me scrivere funziona 24 ore su 24 e quando non scrivo dormo senza sosta. I miei più cari amici dicono che sono "assente psicologicamente" perché scrivo sempre.