FACCIA A FACCIA

De Gregori, una vita a passo d'uomo: "Non sono un intellettuale"

Il cantautore si racconta in un faccia a faccia con Antonio Gnoli, tra pubblico e privato

di Massimo Longoni
01 Set 2016 - 14:03

    © agenzia

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"Una delle cose che maggiormente mi darebbe ansia è che io possa essere considerato un intellettuale". E' questo uno dei tempi centrali di "Passo d'uomo", il libro-intervista che Francesco De Gregori ha realizzato con Antonio Gnoli e nel quale in cantautore si racconta a fondo. Un'occasione per lui per togliersi di dosso alcune magliette e bandiere che spesso gli sono state appiccicate e, al tempo stesso, proseguire in quel processo di "umanizzazione" che negli ultimi anni lo ha visto cambiare atteggiamento in molte situazioni.

Da tempo il De Gregori burbero e distante ha lasciato il campo a un artista molto più aperto nei confronti di certe situazioni pubbliche. Lo ammette lui stesso in alcuni passi del libro. "Ultimamente mi sento dire spesso: Francesco da un po' di tempo sei diventato più simpatico. Sarà vero? [...] Forse dipende dall'avere abbassato, da un certo punto in poi, l'asticella delle ambizioni. Prima pensavo di diventare Bob Dylan e poi ho scoperto di non esserlo. [...] E' chiaro che da giovane hai delle ambiziose aspettative, dopodiché capisci che va bene quello che sei. E che è inutile andare a cercare chi non sarai mai".

© dal-web

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"Passo d'uomo" non è la classica biografia di un cantante. Chi cercasse la storia di De Gregori dal primo all'ultimo singolo, e retroscena sulla realizzazione di questo e quell'altro album, si rivolgesse altrove. Quello con Gnoli è piuttosto un dialogo sui massimi sistemi, sulla vita e su molti aspetti di essa, non solo puramente riferiti all'ambito artistico. E attraverso questo De Gregori punta a smontare un'idea che la maggior parte della gente ha avuto di lui per anni e a raccontare quello che è oggi. Nella ricostruzione di un percorso fatto appunto a "passo d'uomo", che lo ha visto evolvere nel corso del tempo. Ci sono ampi passaggi dedicati alla famiglia, al mestiere di musicista ("non deve passare in secondo piano la fisicità del mio lavoro. Ho i calli sulle mani!") e alla politica. Anche in quest'ultima il cantautore rivendica il diritto-dovere di evolvere e cambiare (al punto di riabilitare la figura di Bettino Craxi, all'epoca grande avversario). "Il mio disinteresse crescente per la politica non mi fa sentire abbandonato - racconta -. Penso che sia un po' come le magliette che indossavo a vent'anni. Oggi non mi entrano più e anche i colori di una volta non li amo con la stessa passione di allora. Credo faccia parte del variare degli individui. Guai a voler tentare di somigliare troppo a se stessi".

A differenziare il libro dalle consuete biografie è anche il livello su cui si pongono i protagonisti. Se De Gregori è al centro della scena, Gnoli (a lungo capo delle pagine culturali di "Repubblica") non si pone certo a un livello inferiore, in un faccia a faccia dove conduce chiaramente il gioco e non si limita a fare da sponda per il racconto della "star". Un'altra differenza che potrebbe disturbare il fan più classicamente inteso o anche chi cercasse semplicemente dettagli sulla storia di De Gregori, che pure non mancano.

Un racconto profondo e a tratti complesso per raccontare (anche) cosa è un artista. Che non sarà un intellettuale ma non per questo vale meno. "E' uno che trova in una cosa piccolissima e insignificante, ciò che un altro neanche lontamente vedrebbe - spiega il cantautore -. L'artista va un po' a casaccio, si lascia attrarre dalle cose più stupide che però, affrontate e rielaborate, diventano meno stupide".

Francesco De Gregori con Antonio Gnoli
Passo d'uomo
Editori Laterza
pp.gg. 233, 16 euro

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