Doppio appuntamento per Balthus: prima a Roma e poi a Vienna
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Gran parte dei capolavori del pittore francese sono in mostra alle Scuderie del Quirinale e a Villa Medici, prima di migrare in Austria
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È così raro vedere delle mostre di Balthus (al secolo Balthazar Klossowski) che quando ci sono non bisogna lasciarsele scappare, a maggior ragione se hanno lo spessore e la completezza di quella ospitata prima a Roma (alle Scuderie del Quirinale e a Villa Medici fino al 31 gennaio) e poi a Vienna (febbraio-giugno), con le sue duecento opere (quadri provenienti da importanti musei e da prestigiose collezioni private, ma anche un'ampia selezione di disegni e fotografie) e con l'ancor più rara concessione delle due versioni – per la prima volta accostate - di uno dei suoi capolavori:"La rue" (1929 e 1933), un quadro che Balthus considerava il suo manifesto estetico.
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E' una scena di strada parigina con dei bambini che giocano e dei passanti che Artaud aveva definito “automi che paiono usciti da un sogno”, forse per colpa di quello spazio scandito da una rigorosa geometria o per il nitore di quelle forme che congelano le figure o, forse, per quella sua totale assenza d'aria, come se il mondo fosse stato improvvisamente messo “sottovuoto”. Un'atmosfera sospesa e enigmatica, che Balthus prende dai maestri toscani e integra con lo studio del Realismo magico, della Metafisica e della Nuova Oggettività tedesca. Il risultato sono composizioni in cui c'è piacevolezza, ma anche una sinistra inquietudine; c'è armonia, ma non manca neppure un'allarmante vena erotica, altro tema spesso presente nella pittura di Balthus.
La mostra riunisce tanti capolavori, appartenenti a tutte le fasi della carriera di Balthus, in un percorso cronologico che si sviluppa attorno ad alcuni temi centrali: l'eredità rinascimentale, l'infanzia, l'influenza di opere letterarie come "Cime tempestose" di Emily Brontë e "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll; l'importanza degli scambi con Antonin Artaud, André Derain, Alberto Giacometti o con il fratello, il romanziere e filosofo Pierre Klossowski, di tre anni più vecchio.
Altro aspetto significativo di questo doppio appuntamento romano è l'aver fatto emergere il profondo legame di Balthus con l'Italia (mentre a Vienna si esploreranno i legami con il mondo tedesco). Il suo primo viaggio nel nostro paese data 1926 e resta folgorato dalla scoperta dei maestri del Rinascimento toscano, in particolare di Piero della Francesca, da cui Balthus eredita la chiarezza formale, la capacità narrativa, il senso della composizione. Il legame con l'Italia, poi, si rafforza a partire dal 1961, quando l'artista viene nominato direttore dell'Accademia di Francia a Roma e fissa la sua residenza a Villa Medici, dove studia le antiche tecniche pittoriche e dove resta fino al 1977.
Roma, Scuderie del Quirinale e Villa Medici, 24 ottobre – 31 gennaio
Vienna, Kunstforum, 17 febbraio – 19 giugno 2016