Nel settembre 1986 arrivava nelle edicole "L'Alba dei morti viventi", il primo albo del fumetto creato da Tiziano Sclavi e pubblicato da Sergio Bonelli. E ora lo stesso Sclavi sembra pronto a tornare con una serie dedicata all'Indagatore dell'incubo
di Domenico CatagnanoTrecentosessantuno incubi. Uno al mese, dal settembre 1986. Comprendendo speciali, almanacchi e albi fuori serie il numero praticamente raddoppia. Sono già passati trent'anni, Giuda ballerino, trent'anni di Dylan Dog!
E pensare che per qualche mese del nostro Indagatore dell'incubo si accorsero davvero in pochi. Vendite scarse, futuro incerto, poi, pian piano, complice un virtuoso passaparola, Dylan seppe conquistarsi il suo pubblico di lettori. Lettori principalmente giovanissimi, che si ritrovarono un modello diverso da quello dell' "uomo che non deve chiedere mai" che andava forte negli anni '80 e dagli eroi tutti d'un pezzo di cui i fumetti d'avventura erano pieni.
Dylan Dog, semplificando, era (e resta ancor oggi) un antieroe, un personaggio che preferisce i dubbi alle certezze. Ha un passato da alcolista, ha paura dell'aereo, soffre il mal di mare, è claustrofobico. Piace alle donne, ma non è sicuramente un macho. E' animalista, suona il clarinetto e si rilassa (si fa per dire) con un modello di galeone. Non è un vincente, ma se la gioca sempre. Fin dal primo numero, "L'alba dei morti viventi", se la vede con mostri, demoni, zombi e altre creature dell'immaginario horror, ma spesso si trova a constatare che i veri mostri sono tra noi, magari con addosso una giacca e una cravatta. Argomenti "pesanti" alleggeriti dall'ironia. Non a caso la sua spalla è Groucho, una specie di reincarnazione di uno dei fratelli Marx.
Dylan Dog ha inoltre azzerato la distanza tra quello che si definiva il fumetto d'autore, che allora si trovava principalmente nelle librerie, e quello popolare, ritenuto qualitativamente più scarso e distribuito nelle edicole. Quella che può sembrare una distinzione solamente tecnica ha invece una portata culturale di notevole importanza, perché la forza di storie di altissima qualità, dove non c'è solo avventura ma anche tematiche legate ai grandi temi sociali, ha avvicinato al mondo dei comics molti nuovi lettori e -soprattutto- lettrici. Dylan, bel tenebroso dai lineamenti dichiaratamente ispirati a Rupert Everett, ha fatto breccia tra il pubblico femminile come mai nessun personaggio aveva mai fatto prima.
Di tutto questo dobbiamo essere grati innanzitutto a Tiziano Sclavi, che di Dylan Dog è creatore e per certi versi alter ego. Sclavi l'ha pensato ma Sergio Bonelli, editore coraggioso, gli ha dato fiducia. Bonelli se n'è andato cinque anni fa, per un beffardo scherzo del destino che sembra uscito da una sceneggiatura dell'Indagatore dell'incubo, proprio il 26 settembre, il giorno del compleanno di Dylan.
Oggi non ci sono più le tirature di un tempo, quando si arrivò alla stratosferica cifra di 200mila copie mensili, ma il personaggio sta vivendo una rinascita. Roberto Recchioni, che dal 2013 cura la serie, sta tentando di riallacciare l'Indagatore dell'incubo alle atmosfere delle origini senza rinunciare a proporre spunti di novità, a cominciare dall'arrivo di nuovi personaggi. "Mater dolorosa", l'albo del trentennale, è un omaggio alla storia di Dylan Dog che, come nelle grandi occasioni, riunisce tutto il cast della serie. E per ottobre l'atteso ritorno di Tiziano Sclavi alla sceneggiatura. Un ritorno che potrebbe portare alla realizzazione di altri progetti: sarebbe infatti in cantiere per il 2017 la serie "Le storie di Dylan Dog" curata proprio da Sclavi. Davvero una bella ciliegina sulla torta del compleanno.