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Eyesopen!, un anno di scatti per raccontare il mondo dalle pagine di una rivista

Bilancio positivo per il primo anniversario del trimestrale fotografico. La direttrice creativa Manuela Cigliutti: "Nel 2016 ci rinnoviamo e guardiamo ad Est"

17 Dic 2015 - 19:12

    © ufficio-stampa

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Il nome si scrive tutto attaccato e con il punto esclamativo alla fine, come un invito a mantenere sempre uno sguardo attento sulla mondo che ci circonda. Compie un anno proprio in questi giorni la rivista di fotografia Eyesopen!, "occhi aperti", un bel trimestrale nato a dicembre 2014 dall'idea di due appassionate milanesi, Barbara Silbe - che scrive di cultura sulle pagine de Il Giornale - e Manuela Cigliutti, fotografa e pedagogista.

Nel mare di pubblicazioni del settore, Eyesopen! spicca per diverse ragioni. Innanzitutto per l'approccio, tutto centrato sulla cultura dell'immagine, anziché sulla tecnica. Dunque niente discussioni sull'obiettivo migliore per catturare i tramonti o recensioni degli ultimi modelli di Reflex, ma spazio ai lavori di fotografi già affermati, italiani o internazionali, e giovani emergenti. Un altro aspetto degno di nota viene di conseguenza: è l'aspetto della rivista, che assomiglia un po' a quello di un libro, un bel volume corposo stampato su carta di ottima qualità.

Eyesopen!, un anno di scatti per raccontare il mondo dalle pagine di una rivista

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© ufficio-stampa  | Le immagini sono tratte dal servizio "Sand Utopia" di Patrizio Nesi (Eyesopen! n.3)
© ufficio-stampa  | Le immagini sono tratte dal servizio "Sand Utopia" di Patrizio Nesi (Eyesopen! n.3)
© ufficio-stampa  | Le immagini sono tratte dal servizio "Sand Utopia" di Patrizio Nesi (Eyesopen! n.3)

© ufficio-stampa | Le immagini sono tratte dal servizio "Sand Utopia" di Patrizio Nesi (Eyesopen! n.3)

© ufficio-stampa | Le immagini sono tratte dal servizio "Sand Utopia" di Patrizio Nesi (Eyesopen! n.3)

Un prodotto fatto con cura, lanciato in un momento difficile per l'editoria, pensato per un pubblico di cultori e con pochissima pubblicità. E qui sta la terza sorpresa, perché nonostante questo il bilancio del primo anno di Eyesopen! è decisamente positivo: "Siamo molto soddisfatte, perché stiamo crescendo - commenta Manuela Cigliutti -. Quando siamo partite ci hanno etichettate come matte, invece le vendite e gli abbonamenti online sono in costante aumento, in Italia come all'estero e i conti sono in attivo". La rivista viene infatti pubblicata tradotta in inglese già in trenta Paesi del mondo. Il pubblico è eterogeneo, e così le tendenze e i generi trattati: si va dal fotoreportage giornalistico al ritratto, dal servizio di moda al paesaggio, integrati da un paio di racconti, scritti rigorosamente con taglio "fotografico".

"L'immagine diventa fotografia quando è stampata", sintetizza Cigliutti. "Il mondo di internet e dei social network ha senza dubbio sensibilizzato il pubblico e ne ha affinato i gusti, ma c'è ancora tanta confusione. Si crea competizione, con i fotoamatori che si credono professionisti solo perché hanno un sacco di visibilità su Instagram". Dal canto suo Eyesopen!, che è anche un'associazione, cerca di mettere un po' di ordine organizzando laboratori, workshop e convegni per semplici appassionati e addetti ai lavori e monitorando gli eventi di settore (un consiglio da insider per il prossimo anno: tenete d'occhio Torino).

Finora ogni uscita della rivista è stata centrata attorno a un tema - l'ultimo numero, per dire, s'intitola "Assenza" -, ma per il 2016 le due fondatrici hanno già in cantiere qualche novità: "Non vogliamo annoiare il pubblico: via anticipiamo che la formula cambierà e cercheremo di aggiungere speciali e numeri monografici". Quello che rimarrà, insieme allo stile e all'impaginazione, è lo sguardo internazionale: "In tutto l'Est - continua la direttrice creativa - c'è molto fermento: parlo di Cina, Giappone, Corea, ma anche di aree geografiche inaspettate, come l'Afghanistan, che stanno diventando sorprendentemente interessanti nel linguaggio e nello stile. Le esploreremo nel corso dei prossimi mesi".

Le foto sono di Patrizio Nesi

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