fondatore della computer art

Filippo Panseca, l'arte visionaria e provocatrice di un artista anarchico: "Salviamo l'ambiente, con una striscia"

Fondatore della Computer art, professore dell'Accademia delle Belle Arti di Brera, è morto domenica 24 novembre a Pantelleria. Nell'ultima fase della sua carriera l'impegno "green" con la sua opera "TiO2, il respiro di un albero" in cui usa una vernice bianca fotocatalica per duperare l'aria

di Luisa Indelicato
28 Nov 2024 - 12:05
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Filippo Panseca è ancora vivo, anzi è "vivissimo" e ancora una volta ha deciso di provocare, con la sua non morte (avvenuta lo scorso 24 novembre a Pantelleria), per cercare di diffondere con più forza il messaggio artistico rivolto all'ambiente a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita. Un messaggio attualissimo, proprio oggi in cui tutti parlano di cambiamento climatico e "Green economy". Lui sempre un passo avanti a tutti, l'artista anarchico, dalle mille vite, già professore dell'Accademia delle Belle Arti di Brera, provocatore senza età, vitale come l'isola vulcanica dove aveva deciso di abitare dopo gli anni di Milano. Nel suo buen retiro pantesco si era dedicato al suo lavoro per "svegliare" il mondo politico, inteso come "res publica" tra istituzioni che continuava a pungolare e cittadinanza attiva, spiegando come bastasse poco per fare qualcosa per l'ambiente: ad esempio usare una vernice fotocatalitica che depura l'aria come il TiO2, biossido di titanio, per fare le strisce pedonali. Una vernice menzionata anche in diversi studi scientifici, uno tra tutti pubblicato dall'Istituto Superiore della Sanità nei primi anni del 2000 - era quello che Panseca citava - in cui viene evidenziata l'efficienza "ambientale" a basso costo di questa "nuova" vernice.

La sua ultima opera: "TiO2, il respiro di un albero"

 Con la sua ultima opera intitolata "TiO2, il respiro di un albero", aveva abbandonato gallerie e luoghi al chiuso limitanti per il suo estro ed era tornato "sulla strada" per "scuotere" il mondo. Alla veneranda età di 84 anni, il 15 novembre aveva compiuto il suo ultimo raid, in una notte di luna piena. Armato con una pistola a spruzzo carica di biossido di Titanio e di uno sticker di legno a forma di luna piena, aveva deciso di "colpire" disegnando il satellite terreste, che così tanto lo affascinava, sui muri delle strade pubbliche di Pantelleria, e, poi, di rivestire con la "sua" vernice bianca le strisce pedonali dinanzi al Comune del centro. "Questo è il respiro di un albero, basterebbe che le amministrazioni usassero questo materiale per abbassare le percentuali di smog", il suo messaggio. 

Gli inizi della sua carriera e la Computer art

 Lui, l'uomo dietro il "garofano rosso" socialista, si era ritirato a Pantelleria, dopo aver cavalcato gli anni d'oro della sua carriera tra Milano e le capitali d'arte. Da sempre un uomo visionario è stato l'antesignano della Nft art: è lui uno degli artisti fondatori, riconoscimento avuto a livello internazionale, della Computer art con cui tra gli anni 70 e gli anni 80 aveva fatto sognare le nuove generazioni. Nel 1975 trasformò l'arte sinestetica in arte immateriale. Quando solo l'immaginazione osava, insieme al critico Pierre Restany, "inviò" un'opera da New York a Milano, attraverso l'uso di un satellite. Proprio negli anni in cui Nixon (correva l'anno 1971) rivoluzionò il sistema monetario internazionale, sospendendo la possibilità di convertire il dollaro in oro e rendendo in questo modo "fluttuante" la valuta regina di scambio segnando così la fine di un'epoca.

Il sogno politico

 A cogliere quella nuova "wave" tra i primi era stato proprio Panseca, l'uomo dietro il "garofano rosso" simbolo del Psi, appunto, l'uomo al fianco (sinistro, quello del cuore e della creatività) di Craxi che innovò anche i comizi politici moderni, con le sue scenografie monumentali e cambiando l'ordine di chi parlava sul palco durante le conferenze. Un artista poliedrico, con un'energia vitale travolgente e ancora tanti progetti in cantiere. Come agli inizi, sul finale della sua carriera, per chiudere il cerchio, era tornato a fare attività "politica" per l'ambiente, con un'energia vitale incontenibile. Un artista senza età, come il figlio Massimiliano ha detto al funerale: "Mio padre è morto giovane, a 84 anni, con il suo spirito creativo e l'amore per la vita e la sua isola". 

La natura, l'opera più importante

 Filippo Panseca è sempre un passo avanti, anche nella morte, (l'uso del presente non è un errore grammaticale). Negli ultimi anni aveva intuito che quel mondo virtuale che lui stesso aveva creato, così come quell'arte fatta di marketing e venduta all'asta per milioni di euro, è diventato un insensato e prolisso gioco della mente, astratto e senza cuore, neanche più tanto innovativo né, quindi, divertente. L'arte, la politica, tutto deve tornare a lei, la natura, l'opera omnia del grande artista della vita. Un'opera che rischiamo di distruggere, e che Filippo Panseca con il "suo respiro di un albero" ha rimesso in gioco. Inutile dire come il suo spirito continuerà a vivere attraverso la sua arte irriverente e ironica. Osserverà la vita dal mausoleo davanti al mare che aveva progettato, inserendo anche i servizi igienici all'interno: "Non si sa mai che nell'aldilà possa mancare un bagno, nel caso potranno venire da me, sai le file...". Fino all'ultimo con il sorriso beffardo sul volto e un amore sconfinato per la vita e il prossimo.

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