La nuova vita dei grandi classici

Film, libri e canzoni: le opere che diventano di dominio pubblico nel 2019

Dal 1 gennaio molte produzioni hanno perso il copyright. Per lettori ed editori possibili nuove edizioni a costi ridotti e remake

04 Gen 2019 - 07:52
 © agenzia

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A 70 anni dalla morte dell’autore le sue opere diventano di dominio pubblico. Ecco cosa afferma la legge europea sulla proprietà intellettuale. Il 1 gennaio 2019 molte produzioni letterarie, cinematografiche e musicali perdono quindi il copyright, diventando disponibili per nuovi utilizzi. Il Capodanno diventa, così, un giorno atteso da editori, produttori cinematografici e musicali.

In Europa Con il 2019 gli scritti e le produzioni di autori e autrici decedute nel 1948 diventano di pubblico dominio. Tra questi ci sono registi che con i loro film hanno fatto la storia del cinema. Da Sergei Eisenstein, autore di "La corazzata Potëmkin", a David Wark Griffith, che ha diretto il film muto "La nascita di una Nazione". Fra gli autori, i cui diritti sono scaduti con il nuovo anno, si trovano due donne icone dei gli anni Venti: Zelda Sayre Fitzgerald, autrice del romanzo "Lasciami l'ultimo velzer", e la scrittrice nota con lo pseudonimo di Francis Stevens, considerata l’ideatrice del genere dark fantasy, Gertrude Barrows Bennett.
Anche il drammaturgo Antonin Artaud e Georges Bernanos, autore del "Diario di un curato di campagna", rientrano nell'elenco di artisti che hanno perso la vita nel 1948. Le loro opere, quindi, diventano utilizzabili dagli editori senza l'obbligo di dover versare quote agli eredi.

Negli Stati Uniti Nel 1978 il Congresso statunitense ha varato il Mickey Mouse Protection Act, una legge che prorogava di almeno 20 anni i diritti di alcuni film, tra i quali, anche, i primi Topolino. Fino ad allora il diritto Usa prevedeva una durata massima della valenza del diritto d'autore per 75 anni dopo la pubblicazione. Periodo che arrivava ai 95 anni se si trattava di opere appartenenti a un'impresa. Con il 2019 la scadenza dell’estensione, stabilita dal decreto del ’78, ha reso libere le opere realizzate tra il 1923 e il 1977. Così diventeranno di pubblico dominio scritti di Marcel Proust, Willa Cather, D. H. Lawrence, Joseph Conrad, Rudyard Kipling, Katherine Mansfield, Robert Frost, Wallace Stevens, Agatha Christie, e Winston Churchill. Nel 1923 furono registrate circa 130mila opere, tra cui “Il Profeta” di Khalil Gibran. Per molte di queste, però, i diritti d’autore non furono rinnovati, come affermato da John Ockerbloom, esperto di diritti digitali alla University of Pennsylvania, al New York Times.

L’accessibilità di queste produzioni porterà grandi vantaggi sia per i lettori, che avranno la possibilità di scegliere tra una varietà più ampia di edizioni, a costi più competitivi, sia per i giovani autori, che avranno modo di creare nuovi scritti basandosi sui classici della letteratura, senza dover pagare i diritti. Le opere potranno essere pubblicate anche in formato e-book e riprodotte come audiolibri. All'inizio del prossimo anno Google Books, che ha cominciato a scannerizzarle da anni, pubblicherà edizioni complete digitali di opere uscite nel 1923 tra cui "Tarzan e il Leone d'Oro" di Edgar Rice Burroughs e "Un Figlio al Fronte" di Edith Wharton. La paura principale di alcuni editori e degli eredi degli artisti è che la fine del copyright possa portare a una perdita dell’integrità dei classici, con la realizzazioni di edizioni poco curate, contenenti errori di battitura o di traduzione.
Nell’elenco di opere accessibili dal 2019 figurano anche film di successo come “I dieci comandamenti” di Cecil B. DeMille e "Il Pellegrino" di Charlie Chaplin.

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