A Firenze la mostra di Natalia Goncharova
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
A Palazzo Strozzi, fino al 12 gennaio, 130 opere della pittrice, costumista, illustratrice, grafica, scenografa, stilista nonché attrice, ballerina e performing artist ante litteram
di Lorella GiudiciA Palazzo Strozzi di Firenze, 130 opere celebrano la forza creativa di Natalia Goncharova (Governatorato di Tula 1881-Parigi 1962), in una retrospettiva che ripercorre la sua vita, vissuta tutta controcorrente, e la sua produzione artistica in un confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento: Gauguin, Matisse, Picasso e Boccioni. Pittrice, costumista, illustratrice, grafica, scenografa, decoratrice, stilista, ma anche attrice cinematografica, ballerina e performing artist ante litteram, Natalia è la prima figura femminile a imporsi nel panorama internazionale con una pittura che è un’esplosione di colori, di energia, di forza. "Non ho paura della volgarità della vita, che trasformo in forme artistiche", scriveva nel 1913.
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Così ce la descrive Guillaume Apollinaire sul Mercure de France: "E' moscovita e l’intera sua fisionomia attesta il sangue calmucco che del resto lei non rinnega. Non si può dire che sia bella, ma non è priva di una grazia sensuale e singolare che le conquista subito la simpatia di chi l’avvicina. E in particolare per una modestia che non smentisce mai e per l’ingenuità del suo riso".
Una mostra, quella di Firenze, che “non solo sottolinea il ruolo trainante che l’artista ha avuto nell’ambito delle avanguardie – afferma la curatrice Ludovica Sebregondi –, ma anche dà conto della sua capacità di esplorare stili diversi, riuscendo poi a ricondurli alla propria visione del mondo. Uno spirito anticonformista, il suo, ma discreto, tenace, tanto da essere stata, in Russia, la prima donna a dipingere nudi, a essere colpita dalla censura per opere a tema religioso, a esibirsi nei cabaret, a mostrarsi nei luoghi più eleganti di Mosca con il volto decorato. Il suo nome in ambito teatrale è leggendario, suoi dipinti hanno raggiunto quotazioni da primato alle aste”.
Nella sua pittura ha unito elementi iconici della tradizione popolare e religiosa russa (il nonno era un professore dell’Accademia Moscovita di Teologia) alle istanze dell’arte moderna occidentale, passando attraverso il Novecento della Grande guerra e della Parigi degli anni Venti, ha dialogato con il primitivismo di Gauguin, il cromatismo di Matisse, la forza costruttrice di Picasso, il dinamismo di Boccioni e Balla.
Tra le principali opere presenti in mostra ci sono lavori giovanili quali l’Autoritratto con gigli gialli (1907-1908), la tela Contadini che raccolgono le mele (1911), il polittico della Mietitura (1911) e i suoi dipinti di nudi, che la portarono a processo per oscenità. Una sezione è dedicata alle opere religiose e accoglie tra l’altro il monumentale polittico degli Evangelisti (1911), che nel 1914 a San Pietroburgo sconvolse il pubblico e fu ritirato dalle autorità. Inoltre, in occasione della mostra è stato restaurato il grande paravento commissionato a Natalia nel 1927 per l’Arts Club di Chicago. Il parallelo tra gli studi per Dinamismo di un ciclista di Boccioni e il Ciclista della Goncharova permette inoltre di cogliere anche le analogie e le differenze tra Futurismo italiano e russo e di ripercorrere il rapporto con Marinetti e con gli artisti frequentati a Roma tra 1916 e ’17.
Nella sezione dedicata al soggiorno italiano di Natalia e Mikhail Larianov, suo compagno e artista lui stesso, sono inclusi due lavori riemersi recentemente: Quattro Evangelisti, esposto all’epoca e da allora mai più esibito, e Icona del Salvatore, totalmente inedito.
Infine, fotografie d’epoca ne illustrano la biografia, mentre alcuni video introducono al suo mondo e alla sua epoca: la vita rurale e urbana russa prima della Rivoluzione, la religiosità ortodossa e l’affascinante ambiente dei Ballets Russes di Serge Diaghilev. Il teatro le ha infatti assicurato una fama internazionale, grazie a scene e costumi di un esplosivo colorismo, che interpretano con grande vivacità l’animo russo, come quelli per il Coq d’or e l’Oiseau de feu.
E a proposito, così la ricordava Serge Diaghilev: "Questa donna trascina tutta Mosca e tutta San Pietroburgo dietro di sé; non si imita solo la sua opera, ma anche la sua personalità. E' stata lei a lanciare la moda della camicia-abito, nera con il bianco, azzurra con il rosso. Ma questo non è ancora nulla: si è dipinta dei fiori sul corpo. E ben presto nobiltà e bohème uscirono in slitta con cavalli, case, elefanti, dipinti sulle gote, sulla fronte e sul collo, oppure con il viso pitturato metà di blu e metà di ocra".
Natalia Goncharova, tra Gauguin Matisse e Picasso
Palazzo Strozzi, Firenze
28 settembre 2019 - 12 gennaio 2020