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C'è un filo rosso lungo 45 anni che lega l'artista siciliano Franco Accursio Gulino all'Isola Ferdinandea, la lingua di terra sorta all'improvviso nel 1831 tra Sciacca (Agrigento) e Pantelleria e scomparsa esattamente allo stesso modo, beffando chiunque avesse mai pensato di possederla. Gulino, il cui pensiero artistico poggia su clandestinità urbana, transumanze, memoria e dialogo tra culture diverse e indaga sulle condizioni di esistenza ai limiti della sopportazione (gli ultimi, i dimenticati, i non allineati, i ribelli), la interpreta come una terra "pensante", una Terra promessa, denuncia culturale ed intellettuale contro i potenti, rifugio degli oppressi; stato mentale in cui poter esprimere l’inesprimibile, dimensione animata da pensieri e da idee. Un vero simbolo di libertà. Così la mostra "Ferdinandea. Lo studio del pensiero", a cura di Anthony Francesco Bentivegna, dal 25 marzo al 25 aprile, nell'ex chiesa di Santa Maria dello Spasimo, a Sciacca, racchiude 14 opere di Gulino, classe 1949, tra installazioni site-specific, tele, poesie e il riallestimento del famoso "studio del pensiero" che nel 2000 catturò l'attenzione anche dell'Herald Tribune. Questa retrospettiva sull'opera di Gulino anticipa il festival "FerdinanDea", organizzato dalle Vie dei Tesori e dal Comune di Sciacca, che occuperà i prossimi tre weekend, dal 26 marzo al 10 aprile. Ognuno dei 12 luoghi visitabili durante il festival (chiese, campanili, case private, musei), sarà "segnato" da un'opera dell'artista, orme di un unico percorso contro ogni prevaricazione. Per info clicca qui