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© guido rizzuti  | Courtesy of Galleria Fumagalli
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fino al 30 maggio

Il corpo femminile come atto di ribellione: la mostra che riscrive il significato di "Essere donna"

Alla Galleria Fumagalli di Milano le opere di Marina Abramović, Sang A Han, Annette Messager, Shirin Neshat e Gina Pane

05 Mar 2025 - 16:45
9 foto

La mostra "Essere Donna. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione" raccoglie opere di Marina Abramović, Sang A Han, Annette Messager, Shirin Neshat e Gina Pane. Sono artiste che raccontano in maniera diversa cosa significa essere donna. Ognuna a suo modo e con il proprio specifico linguaggio, ma tutte partendo dal corpo come strumento di ricerca, di esperienza, di libertà. Fino al 30 maggio 2025 presso la Galleria Fumagalli di Milano l'esposizione, curata da Maria Vittoria Baravelli e Annamaria Maggi, spinge lo spettatore a confrontarsi con un mondo nuovo, nel quale il corpo (soprattutto quello femminile) non è solo un involucro, ma uno strumento potente per conoscere e trasformare la realtà.

L'idea della mostra

 La mostra "Essere Donna. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione" è ispirata dalla vita e dalle parole di Oriana Fallaci, esempio di donna libera. "Essere donna è un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai", scriveva la giornalista. Proprio questo coraggio, il rischio, il desiderio di mettersi in gioco senza mediazioni, accumuna le opere di Shirin Neshat, Marina Abramović, Sang A Han, Annette Messager, Gina Pane che hanno trasformato, ognuna a suo modo, il proprio corpo in un campo di battaglia dove sperimentare tutto. La politica, la vita, il sangue, la follia e la fantasia si intrecciano sul loro corpo e nelle loro opere in una lotta continua contro le convenzioni. Essere donna in questo modo non è più una semplice condizione dell'esistenza, ma diventa atto di ribellione, una sfida continua contro un sistema che cerca di limitare e definire, ma che queste artiste hanno saputo trasformare in un’opportunità per ridefinire i confini dell’arte e della vita.

Il percorso espositivo

 Nella mostra "Essere Donna. Il corpo come strumento di creazione e atto di ribellione" sono raccolti iconici esempi di Body Art, come “Thomas Lips” di Marina Abramović, documentazione di una tra le performance più brutali dell’artista. E ancora “Cicatrice de l’action” di Gina Pane nella quale l’autolesionismo è un atto di indagine del proprio corpo, ma anche di apertura, di amore, di introspezione e spiritualità. Il corpo femminile come strumento di ricerca di spiritualità è anche quello dipinto e cucito da Sang A Han: un corpo capace di essere sensuale e allo stesso tempo delicato, ma anche abbastanza forte e resiliente da dare la vita. L’esplorazione della femminilità è da sempre perseguita anche da Annette Messager in opere quali “Mes Voeux” che combinando fotografie di varie parti del corpo evocando una pluralità di identità fisiche, psicologiche, sessuali, che sovrapponendosi creano un amalgama di relazioni e di esperienze. La rappresentazione identitaria è concetto molto caro a Shirin Neshat, declinata all’ambito geografico e sociale di provenienza: l’Iran. Tra le serie fotografiche più note, “Women of Allah” indaga attraverso l’autoritratto la figura femminile e il suo ruolo nella società iraniana dopo la rivoluzione islamica. In mostra saranno esposti anche due oggetti appartenenti a Oriana Fallaci: l’elmetto che usò in Vietnam e il quaderno manoscritto originale del libro Lettera a un bambino mai nato.

Il corpo delle donne è sempre stato, in tutto il corso della storia, un territorio conteso, un simbolo da controllare, un’idea da normare. Queste artiste, ribelli e disobbedienti, hanno saputo rompere con le loro opere le gabbie imposte dal patriarcato e dalle tradizioni. Mettendo il proprio corpo al centro e utilizzandolo come messo di resistenza ed espressione sono uscite dal ruolo di oggetti passivi, prendendosi il proprio spazio di soggetti attivi. Ridefinendo, in definitiva, il significato dell'essere donna.

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