© Courtesy The Estate of Fabio Mauri and Hauser Wirth
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La Galleria Gracis ospita l'esposizione dedicata all'esperienza degli 8 artisti che nel 1960 si sono uniti per un progetto che rivendicava la libertà di stili, medium e temi nell'arte
Era il 1960 quando otto grandi protagonisti della scena romana decisero di unirsi per rivendicare la libertà di stili, medium e temi e superare i vincoli dell’informale e dell’alternativa astrattismo/realismo. Pietro Cascella, Piero Dorazio, Gino Marotta, Fabio Mauri, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella, Giulio Turcato e il poeta e critico Cesare Vivaldi hanno dato così vita al Gruppo Crack: un'esperienza durata solo un anno, ma che ha rappresentato una rottura consapevole con il passato recente e con i contemporanei, e una presa di posizione polemica contro il clima dominante. La Galleria Gracis di Milano la riporta in vita con un progetto espositivo totalmente inedito e dalla forte connotazione storico-critica, raccogliendo fino al 20 giugno in una mostra 28 opere che per la prima volta raccontano questo progetto artistico.
Gr Nel Gruppo Crack si sono riuniti artisti di differenti generazioni e orientamenti stilistici. Un'esperienza nata in un momento di transizione per quanto riguarda i linguaggi artistici, e in un periodo di grande fermento come quello che ha caratterizzato gli anni Cinquanta e Sessanta. "Lo abbiamo ideato e concepito come una protesta contro l’accademismo che domina l’arte italiana, i santoni che la governano ed i tabù da essi imposti", dichiaravano gli otto artisti a proposito del loro progetto. La loro iniziativa fu testimoniata da un'unica mostra: quella organizzata alla Galleria Il Canale di Venezia nell’agosto 1960.
Il progetto espositivo della Galleria Gracis vuole raccontare la storia, affascinante ma poco nota, del Gruppo Crack. La mostra è stata realizzata in collaborazione con gli archivi degli artisti coinvolti, e rappresenta la prima occasione per scoprire un'ampia selezione dei loro lavori e, in particolare, alcune delle opere riprodotte nel catalogo del 1960. La mostra, la cui realizzazione ha richiesto 3 anni di lavoro, presenta molte delle opere che erano state esposte a Venezia 65 anni fa e, nei casi in cui queste sono risultate irrintracciabili, ne sono state aggiunte altre affini a quelle "originali". Tra le opere che compongono l'esposizione spicca il caso di Piero Dorazio, con alcuni dei suoi rilievi ancora poco visti e che non venivano esposti da oltre 3 decenni. Oppure le sculture di Gino Marotta (molto diverse da quelle in plexiglass a cui deve la fama), realizzate in legno e alluminio: materiali poveri e di recupero. In occasione dell’esposizione è stato realizzato un catalogo in cui sarà inclusa anche la copia di quello del 1960, edito dalla casa editrice Krachmalnikoff, che faceva capo ad Achille Mauri, fratello dell’artista Fabio.