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© Courtesy The Estate of Fabio Mauri and Hauser Wirth
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fino al 20 giugno

La rottura degli schemi e delle convenzioni nelle opere del Gruppo Crack: la mostra a Milano

La Galleria Gracis ospita l'esposizione dedicata all'esperienza degli 8 artisti che nel 1960 si sono uniti per un progetto che rivendicava la libertà di stili, medium e temi nell'arte 

21 Mar 2025 - 16:13
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Era il 1960 quando otto grandi protagonisti della scena romana decisero di unirsi per rivendicare la libertà di stili, medium e temi e superare i vincoli dell’informale e dell’alternativa astrattismo/realismo. Pietro Cascella, Piero Dorazio, Gino Marotta, Fabio Mauri, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella, Giulio Turcato e il poeta e critico Cesare Vivaldi hanno dato così vita al Gruppo Crack: un'esperienza durata solo un anno, ma che ha rappresentato una rottura consapevole con il passato recente e con i contemporanei, e una presa di posizione polemica contro il clima dominante. La Galleria Gracis di Milano la riporta in vita con un progetto espositivo totalmente inedito e dalla forte connotazione storico-critica, raccogliendo fino al 20 giugno in una mostra 28 opere che per la prima volta raccontano questo progetto artistico.

Il Gruppo Crack

 Gr Nel Gruppo Crack si sono riuniti artisti di differenti generazioni e orientamenti stilistici. Un'esperienza nata in un momento di transizione per quanto riguarda i linguaggi artistici, e in un periodo di grande fermento come quello che ha caratterizzato gli anni Cinquanta e Sessanta. "Lo abbiamo ideato e concepito come una protesta contro l’accademismo che domina l’arte italiana, i santoni che la governano ed i tabù da essi imposti", dichiaravano gli otto artisti a proposito del loro progetto. La loro iniziativa fu testimoniata da un'unica mostra: quella organizzata alla Galleria Il Canale di Venezia nell’agosto 1960.

La mostra

 Il progetto espositivo della Galleria Gracis vuole raccontare la storia, affascinante ma poco nota, del Gruppo Crack. La mostra è stata realizzata in collaborazione con gli archivi degli artisti coinvolti, e rappresenta la prima occasione per scoprire un'ampia selezione dei loro lavori e, in particolare, alcune delle opere riprodotte nel catalogo del 1960. La mostra, la cui realizzazione ha richiesto 3 anni di lavoro, presenta molte delle opere che erano state esposte a Venezia 65 anni fa e, nei casi in cui queste sono risultate irrintracciabili, ne sono state aggiunte altre affini a quelle "originali". Tra le opere che compongono l'esposizione spicca il caso di Piero Dorazio, con alcuni dei suoi rilievi ancora poco visti e che non venivano esposti da oltre 3 decenni. Oppure le sculture di Gino Marotta (molto diverse da quelle in plexiglass a cui deve la fama), realizzate in legno e alluminio: materiali poveri e di recupero. In occasione dell’esposizione è stato realizzato un catalogo in cui sarà inclusa anche la copia di quello del 1960, edito dalla casa editrice Krachmalnikoff, che faceva capo ad Achille Mauri, fratello dell’artista Fabio.

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