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Composta da dodici vasi di epoche e aree geografiche, l'opera si ispira alla celebre "Ultima cena" di Leonardo. Il pubblico la può ammirare all'interno di una vetrina 24 ore su 24 passando per la via
"L’ultima cena" di Leonardo ha ispirato nell’arco della sua lunga vita diversi e molteplici artisti, fra i tanti è impossibile non ricordare le riletture di Andy Warhol e Andres Serrano, Anish Kapoor, Robert Longo, Wang Guangyi e Peter Greenaway che in anni diversi si sono cimentati a rileggere in chiave contemporanea l’iconografia dell’opera affrescata nel refettorio di Santa Maria delle Grazie da Leonardo Da Vinci.
Fino al 30 Marzo a Milano, in via Aleardi 11 avrete occasione di vedere all’interno di una vetrina, utilizzata come un display urbano, 24 ore su 24 una di queste interpretazioni realizzata dall’artista coreano T-Yong Chung, un’opera aperta al pubblico passante per la via, dal titolo “Contact, The Last Supper".
“Contatto” è il titolo del ciclo di opere dell’artista coreano che indagano e ridisegnano i pieni e i vuoti, la luce e la ritualità di tutti quei contenitori che definiamo coppe; oggetti storicamente rintracciabili in tutte le culture e in tutte le epoche storiche. Le ciotole sono le prime e più antiche forme scultoree create dall’uomo. La tazza è una forma primaria, la più antropomorfa, la sua origine si rintraccia nel gesto di due mani accostate a coppa pronte ad accogliere. La loro forma è diffusa in tutto il globo dall’antichità a oggi e in tutte le culture.
Dodici vasi di epoche e aree geografiche diverse realizzate con una delle più antiche tecniche da stampa: la calcografia, campeggiano nello spazio vuoto della vetrina di via Aleardi, fra questi un cratere greco, un cibale romano e una giara coreana neolitica per poi intravedere tazze più comuni di plastica come quelle ormai diffuse in tutto il globo, attraversano lo spaziotempo, alla ricerca del santo Graal.
I contenitori si sfiorano e compenetrano come in un rito, durante la notte la tela dell’artista si trasforma in un display dinamico grazie a un video realizzato con la tecnica del video mapping da T-Yong Chung con Zena (Vincenza Gervasi, artista visuale), proiettato sull’opera stessa. Una sequenza di ciotole e la scansione dei suoi pieni e vuoti, animano lo spazio della tela ricordandoci che il pieno e il vuoto sono parti della stessa potenzialità, il vuoto non può esistere senza il pieno così come il vuoto senza il totalmente pieno.
Aprire un dialogo e un contatto fra lavoro manuale e digitale, dimensione fisica e virtuale, mescolare la tecnica classica della calcografia alla tecnologia più avanzata permette di oltrepassare gli orizzonti del conosciuto, costruendo nuovi innovativi modi di guardare le cose. Epoche, forme, materiali e linguaggi diversi coesistono e sconfinano gli uni nelle altre, si fondono in un unico spazio vuoto ma vibrante, come a ricordarci che il confine tra persone, culture e popoli, in fondo, non esiste.
L’installazione dell’artista coreano è parte del progetto d’arte contemporanea Sconfina, nato dal dialogo fra Rossana Ciocca ed Helga Franza e supportato dalla Fondazione Arthur Cravan di Milano. Sconfina è un progetto che vuole oltrepassare i confini di un dato territorio e uscire dai limiti determinati dall’argomento, è uno spazio aperto al dialogo 24 ore su 24 senza tempi imposti.
Cerca notte e giorno sguardi curiosi fra i passanti frettolosi. Per il Public Program sabato 22 febbraio T-Yong Chung dalle 15 30 alle 18.00 aprirà le porte del suo studio in via Pietro Crespi 13 a Milano, creando così occasione di dialogo, scambio e approfondimento, non solo intorno alla sua ricerca ma anche alla realtà territoriale in cui vive e lavora.
Mentre sabato 22 marzo alle 16.30 in via Aleardi 11 sarà previsto il laboratorio: "Pieni e Vuoti" che attiverà un percorso di scoperta sui punti di contatto fra il pieno e il vuoto, per iscriversi al workshop gratuito, potete inviare una mail a: inforossanaciocca@gmail.com.