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"L'America mi ha dato tanto e questo è il mio modo di ringraziare senza dimenticare da dove vengo", racconta Giorgio Spanu artefice insieme alla moglie Nancy Olnick del Magazzino
Sarà l'inverno trumpiano, sarà il prossimo ritiro di Glenn Lowry che dopo 30 anni di direzione abbandona il Moma, ma in questo momento a salvare la scena espositiva della Grande mela siamo noi, gli ex broccolini. Il Metropolitan si schiera secondo vocazione dalle parti dell'antico con "L'ascesa della pittura" nella Siena di inizio '300.
Se invece volete esplorare la modernità dovete seguire le sponde dell'Hudson per un'oretta abbondante fino a raggiungere Cold Springs dove inaspettatamente si trova il più importante centro dedicato all'arte italiana fuori dal Belpaese.
"L'America mi ha dato tanto e questo è il mio modo di ringraziare senza dimenticare da dove vengo; qui tutto è italiano, a parte gli ingredienti freschi che coltiviamo nei giardini intorno alla fondazione", che uno chef, naturalmente italiano prepara per i visitatori, ci racconta Giorgio Spanu artefice insieme alla moglie Nancy Olnick di Magazzino Italian Art.
Il mondo dell'arte non è nuovo ai musei privati, le testate specializzate hanno ormai perso il conto del numero di quanti per soddisfare il proprio ego ed esporre la propria ricchezza hanno aperto uno spazio espositivo. A volte ciò si mescola col business (Prada, LVMH, Pinault, etc) a volte è solo la volontà di mostrare il proprio gusto. Niente di tutto ciò accade qui a Cold Springs, il Magazzino - si chiama così perché era davvero uno spazio industriale - non contiene la raccolta di famiglia. È viceversa un centro culturale che nasce per collegare attraverso l'arte i due mondi dei suoi promotori. Niente mercato, tanta conoscenza e amore.
Propone un focus su quello che è stato l'ultimo momento magico della nostra storia artistica, l'Arte Povera. E, visto che proprio uno dei sunnominati Signori dell'arte ha appena dedicato allo stesso movimento una gigamostra alla Borsa di Parigi, il confronto appare inevitabile.
A rendere infinitamente più riuscita la presentazione americana è innanzitutto lo spazio stesso; si chiama arte povera che ci azzecca una specie di Pantheon con tutto il suo splendore di tempio del denaro? Gli artisti del movimento identificato alla fine degli anni '60 dal mai abbastanza rimpianto Germano Celant - un centro studi a lui dedicato opera permanentemente a Cold Springs - erano totalmente coscienti e inseriti nei movimenti sociali che caratterizzavano quel decennio e si trovano certamente più a casa loro in una ex fabbrica. Povero poi non si accoppia certo con l'idea di abbondanza vista sotto la cupola parigina bensì con la rarefatta suggestione di Magazzino che presenta un decimo delle opere, però qui sono tutti autentici capolavori. Il confronto potrebbe proseguire ma ci basti un ultimo esempio; il giovane grande vecchio dell'arte Italiana Michelangelo Pistoletto a Parigi come novità presentava dei qr code colorati mentre ad accogliere i visitatori di Cold Spring i colori sono quelli delle maglie di tutti i paesi del calciobalilla. Fuori dalle mura dell'edificio, ai confini del bosco, il simbolo del terzo Paradiso realizzato da Pistoletto nel giorno del suo novantesimo compleanno apre le porte dell'infinito.
Nel 2023, a fianco del Magazzino è stato inaugurato un secondo spazio destinato ad ospitare eventi e mostre. Fino al 25 Luglio è esposto il percorso di quella che è stata probabilmente la più grande artista italiana del '900 Maria Lai. La mostra, curata dalla direttrice artistica della fondazione Paola Mura, espone tutto il percorso creativo dell'artista concentrandosi in particolare sul suo soggiorno americano destinato ad attirare la sua sensibilità verso l'astrazione. Ci sono le opere di gioventù e tutta la fase in cui la materia si stacca dal quadro per cercare una terza dimensione che diventerà il filo del racconto dell'artista che in quella fase si confronta con Nivolo, l'altro grande artista sardo del '900. Il momento culminante della sua storia è però forse quella che oggi chiameremmo performance; nel 1981 Lai tesse 20.000 metri di panno blu con i quali lega ogni abitazione di Ulassai, suo paese natale, alla montagna. In questo gesto di riconoscenza verso la terra i critici vedranno la nascita di una nuova forma espressiva, l'arte relazionale. E se Cold Spring non vi è di strada potete ammirare l'evento anche sul sito della fondazione.
Marco Di Gregorio