la tendenza secondo l'Istat

Gli italiani e le lingue: il dialetto cala ma resiste sul web e a casa

Sui social si assiste a una grande popolarità di siti o blog che si esprimono in dialetto, in ambito familiare e ancora di più lavorativo sempre più usiamo la nostra lingua ufficiale

28 Dic 2017 - 19:34
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L'uso dell'italiano è stabile, quello del dialetto in via esclusiva è in calo mentre la diffusione delle lingue straniere conosce un aumento significativo in particolare tra i giovani. È la fotografia - con dati aggiornati al 2015 - che fa l'Istat nel suo report sulle consuetudini linguistiche degli italiani. E così scopriamo che, mentre sui social si assiste a una grande popolarità di siti o blog che si esprimono in dialetto, in ambito familiare e ancora di più lavorativo sempre più usiamo la nostra lingua ufficiale.

Questi i dati: nel 2015 si stima che il 45,9% della popolazione di sei anni e più (circa 26 milioni e 300mila individui) si esprima prevalentemente in italiano in famiglia e il 32,2% sia in italiano sia in dialetto. Soltanto il 14% (8 milioni 69mila persone) usa, invece, prevalentemente il dialetto. Ricorre a un'altra lingua il 6,9% (all'incirca 4 milioni di individui, nel 2006 erano circa 2 milioni 800mila individui).

La diffusione di lingue diverse dall'italiano e dal dialetto in ambito familiare registra un aumento significativo, in particolar modo tra i 25-34enni (dal 3,7% del 2000, all'8,4% del 2006, al 12,1% del 2015).

Per tutte le fasce di età diminuisce l'uso esclusivo del dialetto, anche tra i più anziani, tra i quali rimane comunque una consuetudine molto diffusa: nel 2015 il 32% degli over 75 parla in modo esclusivo o prevalente il dialetto in famiglia (erano il 37,1% nel 2006).

L'uso prevalente del dialetto in famiglia e con gli amici riguarda maggiormente chi ha un basso titolo di studio, anche a parità di età. Nel 2015 il 90,4% della popolazione è di lingua madre italiana. Rispetto al 2006, aumenta la stima di quanti si dichiarano di lingua madre straniera (dal 4,1% al 9,6% del 2015). Le più parlate sono il rumeno, l'arabo, l'albanese, lo spagnolo e il cinese.

E il 92,3% delle persone di lingua madre straniera conosce una o più lingue straniere, rispetto al 56,6% dei lingua madre italiana. Le persone di lingua madre straniera usano l'italiano sul lavoro, indifferentemente dall'età, con percentuali che superano il 75% anche tra i 55-64enni. Nel 2015 la conoscenza di una o più lingue straniere interessa il 60,1% della popolazione di 6 anni e più (34 milioni 370mila persone), in aumento rispetto al 56,9% del 2006.

Conoscono una o più lingue straniere soprattutto i giovanissimi e i giovani adulti fino a 34 anni (con stime pari all'80% circa). La conoscenza delle lingue straniere + piu' diffusa nel Nord-ovest (66,2%) e nel Nord-est (65,7%) rispetto al Sud (50,6%) e alle Isole (51,5%). Tra le persone laureate di 25-44 anni si stima che il 96,1% conosca una o più lingue straniere, rispetto al 55,7% delle persone che hanno conseguito al massimo la licenza media. Tra chi conosce una o più lingue straniere, il 48,1% conosce l'inglese, il 29,5% il francese e l'11,1% lo spagnolo.

L'inglese si conferma la lingua straniera privilegiata per lo studio (45,4%) ma, rispetto al passato, aumenta la quota di quanti lo utilizzano nel tempo libero (49,6% rispetto al 38,3% del 2006) e per lavorare (35% rispetto al 27,7% del 2006). Il francese continua a essere utilizzato prevalentemente nel tempo libero (33%, dato stabile rispetto al 2006). Lo spagnolo, il tedesco o altre lingue vengono usate prevalentemente nel tempo libero e per comunicare con amici e parenti.

Il livello di conoscenza delle lingue straniere è ancora abbastanza modesto anche se si registra un lieve miglioramento rispetto al 2006. Tra chi conosce l'inglese, il 7,2% dichiara un livello ottimo e il 27% un livello buono di conoscenza (rispetto al 23,6% del 2006). Tuttavia, resta una quota consistente di persone che dichiarano una conoscenza scarsa (28%, rispetto al 30% del 2006).

La scuola è il principale canale di apprendimento delle lingue straniere (79,4%), seguono i soggiorni di studio e lavoro all'estero (14,9%), l'apprendimento da autodidatta tramite libri, dispense, CD, DVD, ecc. (11,8%), la frequentazione di corsi e lezioni non scolastici (10,5%) e le vacanze all'estero (9,6%).

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