FINO AL 2 GIUGNO

Henri Cartier-Bresson in mostra a Torino: il lungo rapporto tra il maestro francese e l'Italia

In 160 scatti de “l’occhio del secolo” uno spaccato del nostro Paese

15 Feb 2025 - 13:50
 © © Fondation Henri Cartier-Bresson Magnum Photos

© © Fondation Henri Cartier-Bresson Magnum Photos

Henri Cartier-Bresson amava profondamente l'Italia e per questo ci ritornava spesso. Tra gli anni Trenta e Settanta, durante i numerosi viaggi dal Nord al Sud, il grande fotografo francese (definito "l'occhio del secolo") ha scattato alcune delle immagini più note della sua carriera. La mostra "Henri Cartier-Bresson e l'Italia", che accoglie i visitatori fino al 2 giugno a Camera Centro Italiano per la fotografia di Torino, racconta per la prima volta, attraverso 160 scatti e numerose riviste d'epoca, questo rapporto in maniera approfondita.
 

Henri Cartier-Bresson e l’Italia

  Dopo le mostre dedicate a due grandi maestri della fotografia italiana e internazionale come Tina Modotti e Mimmo Jodice, dal 14 febbraio 2025 con "Henri Cartier-Bresson e l’Italia" e "Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990", Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino inaugura il programma espositivo del 2025. A cura di Clément Chéroux e Walter Guadagnini e accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, "Henri Cartier-Bresson e l’Italia" è una mostra scandita cronologicamente dai viaggi di Cartier-Bresson attraverso la penisola da Nord a Sud, dall’effervescenza e profondità che il paesaggio soprattutto umano del nostro Paese è stato in grado di trasmettere al fotografo definito l’occhio del secolo, e dalla ricchezza delle testimonianze editoriali, capaci di raccontare tra giornali, riviste e libri, le tappe del rapporto tra il Maestro e l’Italia. "Queste immagini ci permettono di leggere l'evoluzione del fotografo, ma sono anche una testimonianza del nostro Paese in un periodo di grande cambiamento" ha sottolineato il direttore di Camera Walter Guardagnini.

I viaggi in Italia

  Realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi, l’esposizione si focalizza sui momenti cruciali della carriera del fotografo a partire dagli anni Trenta: è proprio nel corso di questo primo viaggio che l’ancora giovanissimo artista acquisisce nuove consapevolezze sulla sua carriera e definisce la cifra stilistica che lo renderà riconoscibile in tutto il mondo. Nel 1932, Cartier-Bresson visita l’Italia per la prima volta con due amici molto cari, il poeta e scrittore André Pieyre de Mandiargues e la pittrice Leonor Fini, tra Milano, Venezia, Trieste, Toscana, Lazio e Campania. E qui definisce alcune tematiche che caratterizzeranno tutta la sua produzione come la straordinaria gestione dello spazio dell’immagine, il rapporto tra realtà e finzione, la capacità di cogliere l’istante.

Il secondo viaggio tocca l’Abruzzo e la Lucania, allora terre di grande interesse culturale, sociologico e per l’appunto fotografico, emblema di quel Sud in cui si affrontavano tradizione e modernità, povertà e cambiamenti sociali. Figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud e in particolare di queste regioni è lo scrittore e pittore Carlo Levi, riferimento fondamentale per i tanti fotografi, italiani e stranieri, che si muovono tra Matera e i paesi del territorio, tra cui Scanno nei pressi di L’Aquila, divenuta celebre proprio grazie agli scatti di Cartier-Bresson e più tardi di Giacomelli. Divenuto ormai una leggenda vivente della fotografia, Cartier-Bresson ritorna a più riprese in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta realizzando servizi per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia. Alcune di queste immagini confluiscono non a caso in uno dei libri più noti del fotografo, “Les Européens” (1955), nel quale si racconta la nuova Europa che è ormai in pieno sviluppo dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale.

Infine, si giunge agli anni Settanta, durante i quali Cartier-Bresson si focalizza sul rapporto tra uomo e macchina e sull’industrializzazione in particolare del Sud del Paese: sono di quegli anni i servizi sullo stabilimento Olivetti di Pozzuoli e su quello dell’Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco. La mostra si chiude idealmente con il ritorno a Matera, per raccontare, negli stessi luoghi fotografati vent’anni prima, proprio la nuova realtà che avanza verso la modernità, rimanendo comunque aggrappata all'identità locale.

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