Le opere di Giorgio e Andrea, meglio noto come Savinio

I fratelli de Chirico celebrati in una mostra nel Parmense

Alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo, fino al 30 giugno 150 opere di Giorgio e di Andrea, meglio conosciuto come Savinio

di Lorella Giudici
19 Mar 2019 - 10:42
 © ufficio-stampa

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Come Castore e Polluce, Giorgio (1888-1978) e Andrea Francesco Alberto (1891-1952) de Chirico si definiscono i "Dioscuri", ovvero i coraggiosi argonauti partiti alla ricerca del Vello d'oro. Oltre centocinquanta opere, esposte alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) fino al 30 giugno, tra celebri dipinti e sorprendenti lavori grafici, documentano il loro percorso, che fin dalla nascita della metafisica si focalizza su un moderno ripensamento della mitologia.

I fratelli de Chirico hanno origini greche: uno è nato a Volos e l’altro ad Atene; si formano in un milieu alto borghese e cosmopolita, con un’educazione solida ed internazionale, influenzata dal romanticismo e dal nichilismo tedeschi, dall’avanguardia parigina, dalla cultura classica mediterranea e da quella italiana (il padre era un ingegnere ferroviario di nobili origini siciliane e la madre una baronessa ligure, in casa si parlava italiano).

Artisti e scrittori, i de Chirico sono stati tra i protagonisti del XX secolo. Nonostante il comune percorso intellettuale, però, de Chirico e Savinio (così si faceva chiamare Andrea Francesco Alberto) dimostrano fin da giovani caratteri e approcci diversi alla pratica artistica. Savinio, figura poliedrica, nasce come musicista e compositore, diviene in seguito scrittore e approda alla pittura solo all’età di trentacinque anni. Giorgio, dalla personalità più decisa e granitica, individua fin dall’adolescenza la sua strada nella pittura.

Se le opere di entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune (come il viaggio, il mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi sulla condizione umana, il richiamo al mito e all’antico), le interpretazioni che ne forniscono non sono certo le stesse. Più freddo e mentale, de Chirico anche dopo la grande stagione metafisica non rinuncia a rappresentazioni ancora impregnate di enigmi, come i paesaggi che richiamano ai miti dell’antichità o i bei cavalli scalpitanti fra le rovine della civiltà greca, oppure come i gladiatori in procinto di vivere o morire fino agli autoritratti e alle ridondanti nature morte pregni di allusioni storiche e simboliche.

Gioco e ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l’estetica di Alberto Savinio, che a differenza del fratello dimostra un’innata capacità di immettere nei profondi silenzi metafisici la sapiente leggerezza dell’ironia, che si dispiega attraverso una visionarietà fantastica. Nelle sue opere oggetti inanimati ed esseri animati si uniscono in un’unica rappresentazione colorata e vivace, nella quale forme umane e animali si confondono e si decontestualizzano, inserite all’interno di prospettive impossibili e di un’atmosfera improbabile quanto ludica.

De Chirico e Savinio. Una mitologia moderna
Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma)
Dal 16 marzo al 30 giugno 2019
Per informazioni: www.magnanirocca.it

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