Il Bardo ad Aquileia, in mostra le opere del museo colpito dal terrorismo
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Fino al 31 gennaio i capolavori tunisini al Museo Archeologico Nazionale, per dire un "no" comune alla barbarie fondamentalista
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Il Museo Nazionale del Bardo di Tunisi va "in trasferta" ad Aquileia: fino al 31 gennaio, il Museo Archeologico Nazionale della splendida città friulana ospiterà infatti alcuni importanti reperti provenienti dal museo tunisino colpito lo scorso 18 marzo da un attacco terroristico che costò la vita a 22 persone.
Nella mostra "Il Bardo ad Aquileia" i manufatti di origine nordafricana "dialogheranno" con quelli aquileiesi, sia per illustrare le molteplici connessioni fra le due aree in età romana, sia per ribadire l'importanza di opporsi a chi nega il dialogo interculturale e interreligioso.
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"Riteniamo sia oggi utile e doveroso valorizzare queste testimonianze importantissime alla luce di quello che accade intorno a noi", sottolinea Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia, che insieme alla Soprintendenza archeologica, al Polo Museale del Friuli Venezia Giulia e all'Istituto Nazionale per il Patrimonio tunisino, ha organizzato la mostra.
"L'idea di portare dei pezzi dal Bardo ad Aquileia vuole essere un gesto d'amicizia, ma anche una sottolineatura di quello che ci appare come il patrimonio più importante che qui si conserva, cioè le testimonianze vive di una convivenza pacifica e fruttuosa che, 2 mila anni, fa legava insieme romani, latini, una comunità giudaica attiva nel commercio e nella produzione delle idee, e una comunità greca".
L'esposizione s'inserisce in un ciclo più esteso denominato "Archeologia ferita": il progetto è di portare nella cittadina friulana, con cadenza semestrale, opere provenienti dai siti vittime del terrorismo fondamentalista, che della distruzione di un patrimonio artistico e archeologico millenario - basti pensare al caso di Palmira - ha fatto una delle sue pratiche più insensatamente crudeli.
Dal mosaico della dea Cerere ritrovato a Uthina, ai mosaici di lottatori nel tepidarium delle terme di Gigthis, dalla testa dell'imperatore Lucio Vero rinvenuta a Dougga alla statua di Giove a Oued R'mel, dalle steli funerarie alle ceramiche provenienti dalle necropoli, i reperti in mostra ad Aquileia raccontano quella civiltà dai tratti sorprendentemente unitari che si sviluppò sulle sponde del Mediterraneo e che fra il I e il III secolo ebbe la sua massima fioritura. Una civiltà che oggi merita di essere ricordata e onorata facendo fronte comune contro la barbarie di chi la vorrebbe cancellare.