Nel suo ultimo volume l'autrice torna ad affrontare il dilemma etico sulla giustizia fai-da-te davanti al fallimento del sistema
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Con “Il macellaio deve morire. Il caso Bachmeier”, l’ultimo libro della collana Zolfo nero di Zolfo editore, Irene Chias torna ad affrontare il dilemma etico sulla giustizia fai-da-te davanti al fallimento del sistema. Come nel caso di “Malovento”, anche “Il macellaio deve morire” racconta di un’assassina che è vittima prima che carnefice. La storia è quella che ha diviso la Germania per decenni. Il 6 marzo del 1981, il silenzio di un’aula del tribunale di Lubecca venne infranto da otto spari. Marianne Bachmeier, con in pugno la Beretta che aveva tenuto nascosta nella borsetta, aveva colpito alle spalle l’imputato: Klaus Grabowski. "Avrei voluto sparargli in faccia", affermò Bachmeier, senza opporre resistenza all'arresto. "Purtroppo l'ho preso alla schiena. Spero che crepi." Così avvenne: il macellaio, l'uomo che aveva trucidato la sua bambina, morì. In quel momento ebbe inizio il vero processo: non più a Grabowski, ma alla coscienza di intero Paese che venne spaccato in due: quando la legge fallisce, una madre ha diritto di uccidere?
Nel ripercorrere le tappe della vicenda, Chias descrive con stile asciutto il terrore di un pedofilo tanto spaventato all’idea di tornare in manicomio da preferire la castrazione chirurgica, la superficialità di medici compiacenti nella somministrazione di farmaci, ma soprattutto il dolore di una madre problematica. Il personaggio di Bachmeier è affascinante e contraddittorio. Si muove fra la vita dei profughi della Prussia orientale e la povertà più nera, un amato padre alcolista e un detestato patrigno molesto, gravidanze accidentali e discepoli di Osho, e poi Lagos e Palermo, dove Bachmaier trascorse gli ultimi anni della sua vita e alla quale intitolò, in italiano, la sua autobiografia in lingua tedesca “Palermo Amore Mio”.
Il macellaio deve morire. Il caso Bachmeier
di Irene Chias
Zolfo Editore
Ebook €2,99