Ivano Fossati debutta da scrittore: "La vera libertà costa un po' di solitudine"
© ufficio-stampa
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Pubblica il primo romanzo "TreTreCinque" e si racconta a Tgcom24
Vittorio Vicenti a 72 anni decide di raccogliere pensieri e tutta la sua vita in un manoscritto da consegnare alla sua famiglia. Un uomo libero, amante della musica, delle belle donne e della vita ma un padre assente e un compagno non troppo affidabile. E' il protagonista del primo romanzo di Ivano Fossati "TreTreCinque" (Ed. Einaudi, 18.50 euro, pagine 410), il numero è il modello della chitarra Gibson del protagonista. "La libertà costa un po' di solitudine", spiega a Tgcom24 il cantautore.
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Si è ritirato dalla musica nel 2011. Dunque questo libro quando nasce?
Un anno dopo il mio ritiro, nel 2012. Prima non c'era assolutamente nulla. Ho viaggiato molto, il modo più scontato e bello per staccare da tutto il resto. Ho viaggiato quasi da solista...
In che senso?
Non per lavoro. Se prima durante i miei spostamenti non avevo tempo per girare la città dove mi trovavo, ora sono riuscito a godere dei paesaggi senza lo stress di dover scappare da un momento e l'altro in uno studio di registrazione. Comunque 'TreTreCinque' nasce da uno spunto che ho avuto un giorno: le orchestre degli anni 50.
Scrivere un libro è stato un gesto immediato?
E' diverso scrivere canzoni, qui non avevo la minima idea di quello che avrei incontrato sulla mia strada. Piano piano la casa editrice mi ha incoraggiato e allora mi sono fatto una promessa: se fossi riuscito a superare lo scoglio delle 50 pagine avrei continuato.
Le pagine sono diventate 410...
E sa perché? Perché mentre lo scrivevo mi divertivo a leggere le storie del protagonista. Mi sono appassionato come lettore, non come scrittore. Non avevo parametri né il manuale del bravo scrittore mi sono fidato del fatto che quello che scrivevo poteva comunicare qualcosa. E così è andata.
Quanto c'è di Ivano in Vittorio?
Ci sono dei tratti di lui che mi piacciono ma non ci somigliamo per niente. Lui, ad esempio, è distaccato dalla vita. Io proprio non ci riesco!
Il tema predominante di questa storia è la distanza più che le relazioni umane, come mai?
Continuo sempre a ripetermi che dobbiamo avere paura delle persone ma non delle distanze. Vittorio viene sospinto dagli eventi fuori dall'Italia soprattutto dal rifiuto del padre di assecondare la sua voglia di studiare le materie umanistiche per coinvolgerlo nella sua officina. Lì è la chiave di tutto. Se suo padre non si fosse opposto magari Vittorio oggi sarebbe un tranquillo impiegato della provincia piemontese. Chissà...
Rimane un cattivo padre e non certamente un uomo affidabile, perché?
Si pone delle domande del genere 'dove mi trovo?', 'perché sono qui?' ma poi risponde con accettazione consapevole 'va bene così'. Insomma lui è capitato in quel modo e si accetta per sempre. Non ha paura di star solo. Cosa che invece accomuna molte persone oggi.
Ma a che costo questa solitudine?
La libertà costa un po' di solitudine. Fuggire dal grigiore dell'esistenza comporta delle scelte tra cui quella di non aggregarsi ad un gruppo che vive di regole. Le stesse regole che Vittorio rifiuta.
"TreTreCinque" diventerà un film?
Costa moltissimo, troppo. Con la crisi del cinema che c'è la vedo durissima.
Ha scritto per Mengoni e per Giorgia, le piace collaborare con i giovani?
Moltissimo. Fosse per me scriverei solo per i 20enni e mi accorgo dagli ultimi acquisti di cd che ho fatto, tra cui i Temples, che la mia direzione è questa. Un artista già "affermato", e lo capisco, raramente si affida totalmente mentre i giovani sono curiosi e attenti.
Il prossimo viaggio che farà?
In Oriente, in Mongolia, ma senza scrivere un libro (ride, ndr)!