"Keith Haring. Radiant Vision" alla Villa Reale di Monza
© Patrizia Scolletta LaltroSCATTO
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Fino al 29 gennaio 2023 oltre 130 opere del celebre artista universalmente riconosciuto tra i padri della street-art
© Tgcom24
La pop art di Keith Haring torna in Italia con la mostra "Keith Haring. Radiant Vision" all’Orangerie della Villa Reale di Monza fino al 29 gennaio 2023. L’esposizione arriva nel nostro Paese dopo il successo delle quattro tappe del tour americano, nel Missouri, a New York, in Florida e in Pennsylvania. Oltre 130 opere del più celebre artista pop degli anni 80, provenienti da una collezione privata, tra litografie, serigrafie, disegni su carta e manifesti, illustrano l'intero arco della breve ma prolifica carriera di Haring, esaminando diversi aspetti della vita e della produzione dell’artista, tra cui i disegni in metropolitana e la street art, le mostre in alcune delle più famose gallerie di New York, il Pop Shop e il suo lavoro commerciale.
© Patrizia Scolletta LaltroSCATTO
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Le opere di Keith Haring affrontano temi legati ai mali della modernità come la droga, il razzismo, l’alienazione giovanile, la minaccia del nucleare, la discriminazione delle minoranze e l’arroganza del potere ma fecendolo con la sua filosofia, quella di rendere fruibile l'arte a tutti. Per questo utilizzò un linguaggio semplice e universale attraverso le sue icone stilizzate, apparentemente infantili, simbolo di vita e di energia, che si ispirano alle incisioni preistoriche per risalire attraverso popoli ed epoche.
Il progetto espositivo vuole essere un tributo all’artista, appassionato sostenitore della giustizia sociale e che si è sempre dedicato ai giovani di tutto il mondo, sostenendo la loro salute e i loro diritti e supportando al contempo il loro sviluppo creativo. Nel corso della sua breve carriera, Haring ha riscritto le regole dell'arte contemporanea, immerso nella controcultura, lavorando una varietà di medium differenti tra pittura, stampa, video, disegni, sculture e street art.
Il percorso della mostra di Monza si divide in nove sezioni. In "Iconografica" si racconta di come Haring si sia appassionato allo studio dei simboli e nonostante le sue abilità di disegnatore le linee si evolvono in pittogrammi runici dando vita al suo lessico visivo: cani che abbaiano, bambini radiosi, volti sorridenti, uomini segnati, figure danzanti, folle pulsanti, televisori incandescenti e Ufo. Nell'esposizione si racconta gli inizi e la vita a New York, dove Haring si trasferisce nel 1978 per studiare alla School of Visual Arts, e nella sezione dedicate alla "Giustizia sociale", con opere come "Untitled (Apartheid)" (dipinto a due pannelli che raffigura una grande figura nera che lotta per liberarsi dal cappio dell'oppressore bianco), Haring sostiene il movimento anti-apartheid.
Una sezione è dedicata al lavoro fatto con i giovani, in particolare è in mostra la Kalish Suite, gruppo di undici incisioni che rappresentano lo sforzo congiunto di Haring e di Sean Kalish, un bambino delle elementari che frequentava il Pop Shop e che mostrava un talento precoce per i disegni dinamici e lineari simili a quelli di Haring. I due hanno stretto un'amicizia e hanno creato insieme una suite di immagini selvagge e surrealiste nel corso di diverse visite in studio, passandosi di mano in mano ogni opera fino a quando non è stata considerata completa.
Nel percorso espositivo è presente anche Medusa Head, la più grande stampa mai realizzata da Haring, lunga più di due metri e alta quasi un metro e mezzo. L'opera è stata creata in collaborazione con il tipografo danese Borch Jensen che, dopo aver conosciuto Haring a una cena, ha invitato l'artista a sperimentare la sua macchina da stampa, lunga tre metri, appena installata. L'opera è una rivisitazione moderna del racconto greco di Medusa, una donna alata i cui capelli erano composti da serpenti in grado di trasformare gli astanti in pietra. Per Haring, che nel 1986 era stato testimone degli effetti mortali dell'Aids, ma non aveva ancora ricevuto la diagnosi, il mostro mitico era un simbolo appropriato della terrificante malattia che uccideva i suoi giovani amici sani in un batter d'occhio.