E' aperta fino all'1 luglio, al MArTA, la mostra inaugurata in occasione del Medimex 2018
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Rivivere attraverso gli scatti di due maghi della fotografia la rivoluzione rock che ha investito il mondo musicale tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90. Lo si può fare grazie alla mostra "Kurt Cobain e il grunge: storia di una rivoluzione", allestita al MArTA di Taranto fino all'1 luglio e inaugurata in occasione del Medimex 2018. Le foto sono quelle di Michael Lavine e Charles Peterson, che immortalarono quella ventata di ribellione.
La mostra intreccia principalmente due tipologie di scatti molto diversi: quelli funzionali alle release discografiche o raffiguranti momenti privati, dove i protagonisti vengono immortalati in ritratti dai quali emerge ora la persona e ora l'artista. E quelle scattate live durante il concerto, esplosioni di energia pura cristallizzate in fotografie che riescono mirabilmente a sintetizzare quello che il grunge è stato in termine di rivoluzione. "Tutto è nato in un ambiente molto piccolo con una grande voglia di ribellione nei confronti di un certo tipo di rock che andava molto in quell'epoca, tipo i Guns N' Roses" spiega Charles Peterson, intervenuto all'inaugurazione della mostra insieme al collega Michael Lavine. "Essendo cresciuto in un sobborgo di Seattle - racconta -. sognova luoghi che sembravano esotici. E volevo che chi avrebbe guardato le mie foto si sentisse al mio posto, avesse la prospettiva dello spettatore". Obiettivo decisamente raggiunto.
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Foto di Charles Peterson
Dalle immagini presenti alla mostra, che vedono come principali protagonisti Kurt Cobain e i Nirvana ma anche altri esponenti di quella scena, dai Mudhoney ai Pearl Jam, traspare l'eccezionalità di quel momento storico, anche nelle foto che presentano momenti privati. "L'immagine è molto potente - sottolinea Lavine -. Quando fai un ritratto di un personaggio di questo tipo, stai riprendendo qualcuno che è amato da migliaia di persone. Non puoi quindi fare un ritratto noioso, deve avere un significato forte. Devi tirar fuori l'anima".
All'apparenza sembrerebbe impossibile trasmettere in un'immagine statica la forza di un evento dove sudore, suono e impatto di energia sono tutto. E' Peterson a spiegare come non ci sia contraddizione tra l'evento e il mezzo destinato ad immortalarlo. "La foto è una fetta di tempo - sottolinea -. Quando diventi bravo riesci a rinchiudere in quella fetta di tempo tutti gli elementi che restituiscono ciò che hai immortalato". Ma i due fotografi, se dovessero dire qual è stata la grande lezione del grunge cosa direbbero? "Mi ha aiutato a riscoprire la mia identità - afferma Lavine -. Ha sviluppato il senso di appartenenza a qualcosa". "A me ha insegnato la pazienza - aggiunge Peterson -. Bisogna ascoltare tutto con un lungo respiro. Per realizzare il mio primo libro di foto sul grunge ci ho messo 17 anni: pazienza e perseveranza".