"Quando il gioco si fa duro" è un'inchiesta sul gioco, l’unico business che non conosce crisi, per capire chi vince davvero e chi perde
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Quante sono le sale slot in Italia? A quanto ammonta il volume d'affari dell'azzardo e come è ripartito tra macchinette, videolottery, Gratta e Vinci, scommesse? Perché, se negli ultimi dieci anni la cifra spesa dagli italiani per il gioco è più che triplicata, lo Stato non vede aumentare i suoi introiti? E in che modo le organizzazioni criminali si insinuano nel business?
Sono alcune delle domande da cui è partita Nadia Toffa per condurre, con lo stile inconfondibile che l'ha resa una delle Iene più apprezzate della trasmissione tv, "Quando il gioco si fa duro", un'indagine serrata che svela come la ludopatia sia diventata un'autentica piaga sociale (Rizzoli, 256 pagine, 17 euro). Nadia non si è limitata a ricostruire l'evoluzione del business dell'azzardo in Italia o i recenti provvedimenti (non) presi dallo Stato, ma ha raccolto testimonianze sul campo, raccontando storie esemplari al limite del surreale.
Come quella di Nicola che, pur di dedicarsi indisturbato ai giochi online, fa perdere le sue tracce: la famiglia lo cerca ovunque mentre lui è barricato in garage, illuminato solo dalla luce del monitor. Infine, Nadia ha stilato due preziosi decaloghi che spiegano con grande chiarezza cosa fare per salvare un malato d'azzardo dai suoi demoni. Perché, come insegnano tanti tragici casi di cronaca recente, quando il gioco si fa duro non c'è un minuto da perdere.
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