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La perdita di memoria e la storia che quasi un secolo fa infiammò e divise l'Italia

La vicenda di questi giorni dell'uomo che risvegliatosi dal coma dopo un incidente pensava di essere nel 1980 non ricordando niente di quello che gli era successo negli ultimi quarant'anni, fa riemergere una storia degli anni '20 del secolo scorso che divise l'Italia: quella dello "Smemorato di Collegno". E se un caso del genere accadesse oggi, cosa succederebbe?

di Domenico Catagnano
23 Ott 2024 - 12:44
 © Dal Web

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La vicenda di Luciano D'Adamo, l'uomo che risvegliatosi dal coma dopo un incidente pensava di essere nel 1980 non ricordando niente di quello che gli era successo negli ultimi quarant'anni, riporta alla memoria (è il caso di dirlo) una storia che quasi un secolo fa divise l'Italia. Stiamo parlando di quello che viene ricordato come il caso dello "Smemorato di Collegno", che ha una sua data di inizio, il 10 marzo 1926, quando un uomo dell'apparente età di 45 anni fu trovato in stato confusionale nel cimitero israelitico di Torino. Privo di documenti e incapace di fornire informazioni sulla propria identità, fu internato nel manicomio di Collegno.

La storia divenne di dominio pubblico quando, nel febbraio 1927, la foto dell’uomo fu pubblicata su "La Domenica del Corriere" con un appello rivolto ai lettori: "Chi lo conosce?". L'annuncio attirò l’attenzione di Giulia Canella, che riconobbe nello smemorato suo marito Giulio Canella, professore di filosofia di Verona disperso durante la Prima Guerra Mondiale. L'uomo, dimesso dal manicomio, venne affidato proprio alla signora Canella che lo riportò a casa e la vicenda sembrò chiudersi lì.
Il colpo di scena arrivò pochi giorni dopo, innescato da una lettera anonima: lo smemorato sarebbe tal Mario Bruneri, un tipografo con qualche problema con la giustizia, specialista in truffe e già condannato per aver assunto "false personalità", scomparso sette anni prima. La famiglia lo riconobbe, e le impronte digitali sembravano non mentire: lo smemorato era proprio Bruneri. 

La storia divenne di dominio pubblico quando, nel febbraio 1927, la foto dell’uomo fu pubblicata su "La Domenica del Corriere" con un appello rivolto ai lettori: "Chi lo conosce?"

Il fenomeno mediatico - A quel punto il caso divenne un vero e proprio fenomeno mediatico, con giornali e riviste che seguivano ogni sviluppo della vicenda e gli italiani divisi tra "bruneriani" e "canelliani". La disputa tra le due famiglie portò a un lungo processo giudiziario che si concluse nel 1931 con la sentenza che identificava lo smemorato come Mario Bruneri. Ma i colpi di scena non finirono lì: lo smemorato, che durante il processo non si mosse dalla villa di Canella e diventò padre di ben tre bambini avuti proprio dalla "moglie" Giulia, nel 1933 si trasferì in Brasile con lei e i figli e lì si iscrisse all'anagrafe come Giulio Canella. L'uomo, chiunque fosse, morì a Rio de Janeiro nel 1941, e fu sepolto sempre col nome di Giulio Canella. 
 

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L'ennesimo colpo di scena - Mistero risolto? Ma quando mai. Nel 1960 spuntarono alcune lettere scritte dal manicomio dallo smemorato (che quindi non sarebbe stato così smemorato...) alla madre, nelle quali l'uomo chiedeva perdono e anche di non essere tradito rispetto alla sua identità visto le condanne pendenti a suo carico, rafforzando quindi l'idea che si trattasse di Mario Bruneri. Tra le lettere ce n'era anche una di Giulia Canella indirizzata ai familiari di Bruneri nella quale la donna si diceva disposta a versare loro qualsiasi cifra per non riconoscere il congiunto. Tutto chiarito quindi? Per niente: dalla perizia calligrafica sembrò che le lettere fossero state scritte, tenetevi forte, da Canella, che era vittima di una macchinazione ordita... da Bruneri. 
 

Lo "smemorato" nella cultura popolare - La vicenda dello smemorato di Collegno affascinò l’opinione pubblica per la sua complessità e per i temi universali che toccava: l’identità, la memoria e la ricerca della verità. Diventò un pezzo di cultura popolare italiana del XX secolo e ispirò numerose opere letterarie, teatrali e cinematografiche. Tra queste, il film "Lo smemorato di Collegno" del 1962, diretto da Sergio Corbucci e interpretato da Totò, è forse la più celebre. Nella commedia Totò interpreta un uomo che, dopo aver perso la memoria, viene coinvolto in una serie di situazioni comiche e paradossali, riflettendo con ironia sulla vicenda reale. Tra gli altri, sul palcoscenico allo smemorato si sono ispirati anche Luigi Pirandello per il "Come tu mi vuoi" del 1930, che esplora i temi dell’identità e del ricordo, ed Edoardo Scarpetta, che tre anni prima ne "L'uomo che smarrì se stesso" mise in parallelo le incertezze dell'epoca e la memoria perduta. Nel 1981 nel saggio "Il teatro della memoria" Leonardo Sciascia analizzò il caso Bruneri-Canella e le sue implicazioni sociali e culturali
 

E se succedesse oggi? - E se un caso simile accadesse oggi? Con internet, social e tv l’impatto mediatico sarebbe sicuramente ancora più vasto, la storia diventerebbe virale in un batter di ciglia. Ma l'enigma potrebbe avere poca vita: tecniche come il riconoscimento facciale e l’analisi del Dna potrebbero risolvere il mistero dell’identità in modo più rapido e definitivo rispetto a quanto successo il secolo scorso, togliendo un po' di poesia alla vicenda a scapito della praticità.

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