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L'esponente di primo piano della scena americana del graphic novel racconta in un diario le avventure dei suoi tour promozionali, tra dolce e amaro
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Diventare un fumettista importante, era il sogno da bambino che Adrian Tomine, esponente di primo piano della scena americana del graphic novel, ha realizzato. Ma ancora oggi nulla per lui è semplice, trovandosi a combattere con gli aspetti "più irritanti della fama". E Tomine racconta tutto ciò ne "La solitudine del fumettista errante", edito in Italia da Rizzoli Lizard, una sorta di diario dei suoi tour promozionali, tra avventure dolci e amare, scambi di persone, incontri a sorpresa, tra una gaffe e l'altra... Ma come può accadergli oggi tutto ciò? Per quanto Tomine sia un autore molto rispettato dai suoi pari, la maggior parte dei lettori di fumetti si dividono tra manga e supereroi e non hanno idea di chi sia.
E così, per esempio, durante uno dei tanti festival in cui Tomine è invitato, è facile che un ragazzo dello staff lo scambi per Neil Gaiman o che per sbaglio si ritrovi seduto in uno stand al posto di Alan Moore (con grande dispiacere dei fan in fila per le dediche).
In questo divertente diario dei suoi tour promozionali, Tomine ci fa così rivivere interviste imbarazzanti, ridicoli incontri con lettori disinteressati o troppo invadenti, impietosi retroscena delle chiacchierate tra colleghi e una misera figuraccia con Frank Miller.
Tra un'avventura e l'altra Tomine cerca anche a fatica di concentrarsi sulle difficoltà della sua vita privata: l’essere genitore e gli alti e bassi del matrimonio. "La solitudine del fumettista errante" è un memoir agrodolce, nel quale l’epica dell’ambizione giovanile si schianta contro le noie dell’età adulta e si trasforma in un’irresistibile farsa.