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Il Centro Italiano per la Fotografia di Torino rende omaggio a un grande maestro del XX secolo
di Lorella Giudici© Ufficio stampa
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Dal 17 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia - di Torino rende omaggio a un grande maestro del XX secolo con la mostra WO | MAN RAY - Le seduzioni della fotografia. L’esposizione presenta circa duecento fotografie, realizzate a partire dagli anni Venti a Parigi, dove Man Ray divenne protagonista assoluto delle stagioni dadaista prima e surrealista poi, fino alla morte (avvenuta nel 1976). Il percorso è tutto dedicato alla figura femminile, fonte di ispirazione primaria dell’intera sua poetica: da Lee Miller a Dora Maar, da Meret Oppenheim a Kiki de Montparnasse.
Artiste, modelle, amiche, compagne, tutte, in modi diversi, sono state legate per periodi più o meno lunghi a Emmanuel Radnitzky, detto Man Ray (nato a Philadelphia nel 1890), arrivato nella Ville Lumière nel 1921 con la fama di “dadaista newyorchese”, introdotto da Marcel Duchamp, amico di Tristan e subito pronto a mostrare quali magie si potessero fare in camera oscura. Autore di opere leggendarie come Le Violon d’Ingres (1924), Noire et blanche (1926), La Prière (1930) - tutte in mostra -, l’artista è anche ricordato per i “rayographs” e le solarizzazioni, due procedimenti tecnici che sono diventati gli emblemi dell’invenzione fotografica delle avanguardie di inizio secolo.
In mostra sfilano anche le istantanee scattate da quelle stesse donne che prima sono state muse e poi allieve del celebre artista-fotografo. Ad esempio, ripresi dallo sguardo acuto della macchina fotografica di Lee Miller, dal 1929 assistente e modella Man Ray, si incontrano James Joyce e Jean Cocteau, André Gide ed Eugène Atget. Meret Oppenheim, invece, ha prestato il suo corpo per una delle serie più iconiche di Man Ray, Érotique-voilée (1933), e al contempo ha realizzato opere di sagace humour surreal-femminista. Dora Maar, compagna di Picasso e abile fotografa (grazie a lei abbiamo meravigliose immagini delle diverse fasi di Guernica), è rappresentata da una serie di scatti in bianco e nero che ne rivelano tutta la genialità.
Accanto a lei Nusch Éluard, compagna del poeta Paul e vera icona del gruppo surrealista, della quale viene esposto un raro collage (oltre che gli splendidi ritratti e nudi realizzati da Man Ray, tra i quali la sensuale silhouette del libro del 1935 “Facile”, capolavoro dell’editoria del tempo). Insomma, in questa mostra il surrealismo appare nelle sue forme più pure, proprio grazie alle opere fotografiche dell’uomo “dalla testa di lanterna magica”, come lo aveva definito Breton, tanto che un’intera sala è dedicata alla documentazione dei manichini dell’Exposition International Surréaliste del 1938, “Les mannequins. Résurrection des mannequins”, evento epocale nella storia dell’arte del XX secolo.
“Come è ormai prassi a CAMERA - osserva il Direttore Walter Guadagnini, co-curatore della mostra con Giangavino Pazzola - abbiamo voluto raccontare un pezzo di storia dell’arte e della fotografia da una prospettiva sorprendente: tutti conoscono Man Ray, i suoi nudi dall’erotismo sensuale, provocatorio e giocoso, ma non altrettanto conosciuta è la storia delle donne che con lui hanno collaborato, vissuto, litigato, che da lui hanno imparato e a lui hanno insegnato, e che si sono rivelate come altrettante protagoniste dell’arte e della fotografia mondiale. In questa nuova prospettiva, ricreiamo un ambiente, raccontiamo una storia in parte inedita ed esponiamo dei capolavori”.