Il difficile equilibrio tra sesso estremo e amore ne “L’Altra me”, romanzo d’esordio della giornalista Laura Avvalle
© tgcom24
Il libro che vi farà dimenticare 50 sfumature di grigio'. E' la promessa (o la minaccia) che compare sulla copertina de “L'altra me”. Il romanzo è l'esordio letterario di Laura Avvalle, giornalista cuneese, trasferitasi da anni a Milano, dove dirige il settimanale “Vero Salute”. Sesso estremo, club privè, gang bang ma anche introspezione e ricerca di una spiritualità laica, tra veggenti, tarocchi e riti animisti. Sono gli ingredienti dell'opera che narra le gesta erotica di Marta Ferri e del fidanzato Luca. Due giovani di successo, una coppia invidiata e apparentemente inossidabile che sta però vivendo un momento di crisi. Perché la passione travolge tutto, anche l'amore stesso.
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Un libro sul sesso narrato dalle donne. Un'opera che si va ad inserire in un filone di successo nella narrativa degli ultimi anni. Laura Avvalle, ci consenta la provocazione, c'è ancora molto da dire sull'argomento?
C'è e ci sarà sempre da dire, perché il sesso è una questione di gusti e di tempi e ognuno lo vive in maniera diversa. Non ci sono regole valide per tutti, così come non esiste nulla di matematico. Ciascuno è un'esperienza a sé. Ed è questa, forse, la chiave del successo di questo filone: che non c'è mai nulla di scontato. Che cosa succede, per esempio, quando Marta e Luca superano il confine? Quando decidono di trasformare in realtà le proprie fantasie, per riaccendere il fuoco di una passione che ormai non c'è più? Sentiranno il bisogno di andare oltre? E fin dove riusciranno a spingersi? Starà al lettore scoprirlo.
Quando ha scritto questo libro, a che tipologia di lettore intendeva rivolgersi? Il romanzo, infatti, alterna riflessioni intime, sulla spiritualità e gli affetti perduti o ritrovati, al racconto crudo delle esperienze sessuali della protagonista. Un continuo cambio di registro che caratterizza tutta l'opera.
Una cosa non esclude necessariamente l'altra. Dentro ciascuno di noi, convivono tanti altri noi. Siamo angeli e demoni, acqua e fuoco, terra e aria. La vita ci mette continuamente alla prova, sta a noi lasciare emergere un aspetto piuttosto che un altro, ma potenzialmente siamo tutto. Ho scritto pensando di rivolgermi non a una tipologia di lettore, ma a delle persone. Esseri umani in tutte le loro umane sfaccettature.
Inevitabile chiederle se in questa vicenda ci sono aspetti autobiografici.
Era il 2013 e stavo perdendo nonna Agnese. Un punto di riferimento importante per me, come una seconda mamma. Ho iniziato a mettere in discussione tutto: il mio lavoro, la mia vita personale, gli affetti. A chiedermi dove volessi andare. Chi fossi veramente. Credo che capiti a molti, nel momento in cui si trovano ad affrontare uno dei più grandi misteri della vita: la morte di una persona cara. E così ho iniziato a scrivere. Buttare fuori tutto. Il dolore, i dubbi, le paure. Senza remore, senza freni alcuni. Non mi sono più fermata. Ogni giorno accumulavo pagine e pagine di quello che, rileggendolo, sarebbe potuto diventare un libro. Ma un romanzo, lo sapete meglio di me, ha bisogno di una storia. Di una struttura. Di un prima, un durante e un dopo. Non basta un singolo episodio, benché importante e vissuto con tutto il pathos possibile. E a un certo punto, infatti, ho smesso. Ho chiuso nel cassetto quello che era diventato un racconto e non ci ho più pensato. Fino a quando il caso (ma forse sarebbe meglio chiamarlo destino, perché niente succede mai a caso), mi ha fatto conoscere Marta Ferri e Solange. E' scattata subito una forte empatia nei confronti di entrambi. Di solito non divento amica di tutte le persone che intervisto, ma con loro non poteva essere diversamente. E quando Marta ha iniziato ad aprirsi, a raccontarmi i suoi segreti più reconditi, la mia fantasia ha iniziato a galoppare. Avevo una storia. Che poteva in qualche modo incastrarsi con il mio racconto. Stravolgendolo del tutto.
Lo sfondo principale del racconto è una Milano da "guida dei divertimenti". Locali e ristoranti alla moda, eventi ai quali non si può mancare. C'è ancora spazio per l'amore profondo in un mondo dove l'apparire conta, fuori da ogni retorica, più di ciò che si è? La protagonista sembra infatti aggrapparsi in modo quasi feticistico alla relazione perduta, come se fosse impaurita di non poter più vivere un sentimento vero, nonostante sia circondata da amici, amiche, corteggiatori.
L'amore non passa mai di moda, per cui la mia risposta è sì: c'è sempre spazio per i sentimenti veri e profondi, a Milano come a New York. Cambiano però i modi di approcciarsi all'altro sesso. Soprattutto dopo l'avvento di Facebook e dei vari social. Protetti dietro lo screensaver di un cellulare o di un computer, maschi e femmine sono spigliati e non hanno nessun problema di comunicazione, ma quando s'incontrano nella vita reale, le cose cambiano. Gli uomini diventano improvvisamente timidi e fragili. Magari sono interessati alla ragazza seduta al tavolo di fronte, ma difficilmente andranno a conoscerla, torse per paura di un suo rifiuto. A meno che non sia lei a farsi avanti. E in questo devo dire che sì: noi donne siamo diventate davvero brave a prendere l'iniziativa quando serve.
Non sveliamo troppo della trama, ma nonostante la relazione della protagonista sia caratterizzata da sesso estremo e scambismo, sarà proprio la gelosia ad alterare il corso degli eventi. La fedeltà, quindi, nonostante non sia molto di moda, un resta un valore fondante per la durata di una coppia?
La fedeltà è sicuramente un valore importante, ma da sola non basta. E' indispensabile avere un progetto comune. Senza, la coppia non ha futuro.
Laura Avalle
"Le altre me"
Collana: Visioni
p. 336 – euro 16,00
ISBN: 978-88-9938-902-4
Editore: La lepre edizioni