Gaia Bermani Amaral presenta il suo primo romanzo
© Foto Luca Pozzaglio
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L'attrice e sceneggiatrice pubblica il primo romanzo "Manuzzelle"
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“Scrivere con l’occhio da spettatrice”. E' quello che ha fatto Gaia Bermani Amaral con il suo primo libro, il romanzo "Manuzzelle" (Solferino editore), a cui l’attrice e scrittrice ha dato un "ritmo in più" essendo anche sceneggiatrice. "Il sogno è quello di trasformare il romanzo in un film, con l’ardire di interpretare una delle due eroine", racconta Gaia.
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Protagoniste sono le donne e una amicizia speciale (che si interrompe) tra Ada ed Elda: da bambine subiscono un trauma che le unirà per sempre. Ada si sposa al Nord mentre Elda si rinchiude in un monastero di clausura. Ambientato alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Sicilia, questa amicizia ancestrale cerca di riunirsi.
"Amicizia che vorrei avere nella vita - prosegue la Amaral - mi sento orfana di una amicizia come questa, me ne sono accorta dopo aver scritto il libro. Anche io ho lasciato da piccola il mio paese, il Brasile, ed è stato un vero e proprio strappo, avevo una amica di infanzia e lasciarla è stata una grande perdita".
Un thriller che ruota dunque intorno al mondo femminile, con donne contemporanee che hanno anticipato i tempi: "Mi piace raccontare le donne e finalmente ci si sta appassionando, le troviamo protagoniste nella letteratura come al cinema e nelle serie tv… il mondo femminile è sfaccettato e pieno di sfumature, mi piace raccontare il coraggio di affermare la rivalsa, la speranza è che le donne vincano e siano unite".
C’è spazio infatti per pochissimi personaggi maschili: "E' vero, ci sono pochi uomini ma ad esempio Rosario porta un messaggio di speranza, Ada con lui incontra l’amore che pensava non potesse esistere".
Un romanzo lucido e appassionato, che per Gaia è stato viscerale: "Era una storia sepolta dentro di me, esisteva ed era pronta ad essere scritta… Sapevo già tutto e sapevo dove stavo andando, sono stati otto mesi di scrittura davvero speciali. L’unico momento di stop è stato quando dovevo passare dal racconto dell’isola a quello del convento, che poi è un’altra isola".
Già, quella fortezza che è la chiave di tutti i misteri, isole di cui la Amaral riesce a far sentire gli odori tra atmosfere di altri tempi ed enigmi: "Mi sono scoperta ossessiva e perfezionista, mi sono documentata molto sull’epoca storica, il monastero di clausura però ad esempio l’ho visitato solo dopo aver finito il libro. Sono stata nelle grotte dove facevano imputridire le suore morte, ho visitato i sotterranei, le celle e il refettorio. La correzione delle bozze è stata quasi autistica".
Mai pensato a un finale diverso? “No, mi era stato consigliato di togliere l’ultimo capitolo ma dopo averci riflettuto a lungo l’ho tenuto”.
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