presentato il libro

Sgarbi racconta la lunga avventura dell'arte

Uscito per Bompiani "Il Tesoro d'Italia", il nuovo saggio del critico

15 Gen 2014 - 16:55

Una "cartografia del cuore" quella raccontata da Vittorio Sgarbi. Una accurata mappatura dell'Italia, di paese in paese, alla scoperta dei tesori disseminati nella nostra penisola, dimenticati e non valorizzati. Grandi capolavori, artisti meno noti, che fanno grande il nostro paese, nonostante l'assoluta indifferenza dei nostri governanti, e sconosciuti ai più.

Sgarbi racconta la lunga avventura dell'arte

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© alessandra-finzi
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''Abbiamo il paradiso terrestre e ci facciamo criticare dalla Merkel, assurdo! In una Europa fatta di quote, l'arte è l'unica garanzia che abbiamo. Se non cominciamo a capire questo, la rivoluzione non partirà mai''.
Leggerlo è un'occasione per scoprire l'immensa ricchezza del nostro Paese, uno stimolo a visitarlo, orgogliosi delle nostre origini e magari imparare a difenderle.
Con il suo stile consueto, chiaro ed elegante, Sgarbi, come Diogene ci fa luce sulla nostra passata grandezza.
''Perché amare solo Guercino, perché dedicarsi solo a Giotto quando tanti volti anonimi ti chiamano?''.

Questo è il primo volume di progetto impegnativo: una storia dell'arte in più volumi, tra le meraviglie di ogni epoca (Il primo copre fino alla metà del Quattrocento). ''Tre o forse cinque volumi, dipende solo da me, il piano editoriale prevede un'uscita l'anno''. Un viaggio seguendo "il genio degli anonimi", come lo definiva il grande Roberto Longhi.
Un'impostazione "geografica" che colloca come cuore le poco conosciute Marche prima della Toscana.
''A differenza di Argan, che era un grande, ma aveva con le opere d'arte un rapporto asessuato e freddo, io ho voluto raccontare il piacere che le opere d'arte trasmettono''.

Ha detto Sgarbi presentando il libro: "C'è un'Italia protetta e remota a Morano Calabro, a Vairano, a Rocca Cilento, a Vatolla, a Giungano, a Torchiara, a Perdifumo, incontaminati presidi del Cilento. Poi ci sono le apparizioni. Come gli affreschi di Sant'Angelo in Formis, come il duomo di Anagni con il quale si apre il racconto pittorico di questo libro, anche se i primi segnali della lingua nuova, diretta, espressiva, sapida, sono nella scultura, a partire da Wiligelmo a Modena in parallelo con i primi vagiti della lingua italiana. Quei confini nei quali sono ristretti a coltivare i campi, cacciati dal Paradiso terrestre, Adamo ed Eva. Poco più tardi vedremo altri contadini affaticati, di mese in mese, nel Battistero dell'Antelami a Parma. Soltanto a Ferrara il lavoro sembrerà riservare una imprevista felicità. Il Maestro dei Mesi trasmette il piacere che ha provato estraendo fanciulli dalla pietra. Siamo nel 1230, in largo anticipo sul ritrovamento della vita nella pittura, prima ancora che in Toscana, nel cuore della Valle Padana, a Cremona, con il racconto delle storie di Sant'Agata di un maestro anonimo; non sarà un caso che la nuova lingua toscana in pittura si espanda fino a Padova con Giotto nella Cappella degli Scrovegni, e di lì in tutto il Nord. Siamo in apertura del Trecento, e diventa lingua universale quella che ha iniziato a parlare Giotto, ponendosi davanti le energie dei corpi e la loro azione, con una tale efficacia da determinare quasi un secolo di imitatori, le cui gesta noi parzialmente raccontiamo accompagnando il viaggiatore e il lettore in Toscana e altrove, fino ad arrivare, in chiusura di secolo, a Lorenzo Monaco, sfinito interprete di un gotico fiorendo. E che fiorirà – eccome fiorirà! – e sarà l'ultimo giardino, perché con la vita vera si confronterà, con la stessa energia del Giotto franco, consistente e dominante con la sua umanità, il giovane Masaccio. Dopo questo lungo travaglio la pittura italiana entra nella sua piena maturità. Di tante tappe, allora, verso la felicità espressiva nel Rinascimento, questo libro, come una lunga avventura, dà conto in una continua sorpresa."

Autore: Vittorio Sgarbi
Titolo: Il Tesoro d'Italia
Editore: BOMPIANI
Collana: SAGGI
Pagine: 480
Prezzo: 22,00 euro
ISBN: 45274565

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