La rivista di comunicazione televisiva parte dal grande schermo e poi allarga lo sguardo agli altri media per capire quel che resta dei successi del passato e per trovare nuove ricette in grado di coinvolgere il grande pubblico
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Ancora oggi il nazionalpopolare continua a dirci chi siamo e da dove veniamo. Un Olimpo di volti che rappresenta l'immaginario popolare italiano, capace di unire tutti, da nord a sud. La riflessione della rivista "Link" parte dalla tv ma allarga lo sguardo all'intero universo dei media (cinema, fumetto, musica, pubblicità, editoria…): per capire quel che resta dei successi del passato e per trovare nuove ricette in grado di coinvolgere il grande pubblico.
A sorpresa emerge un ritratto del nazionalpopolare in mutazione, una mutazione lenta ma pur sempre apprezzabile, capace di mettere in scena i problemi e i conflitti di una società costretta controvoglia a cambiare.
All'interno del numero:
La tv non basta più. Caratteri e icone di un immaginario condiviso (Massimo Scaglioni),
Tutta colpa di Antonio. Il nazionalpopolare da Gramsci a Pippo Baudo (Raf Valvola Scelsi),
Ricordati di ricordare. Usi e consumi di un mot-valise (Nico Morabito/TuttoFaMedia),
Non è per sempre. L'estinzione progressiva del fumetto popolare (Matteo Stefanelli),
Ah felicità su quale treno della notte viaggerai. Dal fotoromanzo a Maria De Filippi (Francesca Serafini),
Musica per le masse. Quando il successo discografico nasce in tv (Pop Topoi),
L'eco di Carosello. Il nazionalpopolare in pubblicità (Michele Boroni),
Cosa vediamo quando ci guardiamo al cinema. Dal cinepanettone a Checco Zalone (Gabriele Niola).
Nonostante i radicali cambiamenti in corso, poche cose riescono a parlare a tutti quanto il vecchio nazionalpopolare. "Quel che resta del nazionalpopolare" sarà disponibile in libreria e anche in versione digitale per iPad, Android e Kindle.
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