FINO AL 26 GENNAIO

A Lugano il fascino dei viaggi per Luigi Ghirri

In mostra al Masi fino al 26 gennaio 140 foto attraverso un allestimento fluido di fotografie, mappe, cartoline e manifesti pubblicitari per ricomporre uno spazio e tempo soggettivo e collettivo

17 Set 2024 - 10:31
 © Courtesy Eredi di Luigi Ghirri

© Courtesy Eredi di Luigi Ghirri

Luigi Ghirri ha sempre avuto una fascinazione per il viaggio, che fosse reale o immaginario.  Attraverso il suo caratteristico modo di mostrare, tra duplicazione, moltiplicazione e taglio. Dalle gite domenicali nei dintorni della sua città natale, Modena, fino ai viaggi verso le mete turistiche più frequentate. Indagando anche l'idea stessa di viaggio attraverso fotografie di mappe, atlanti, pubblicità per il turismo e cartoline, nonché di turisti che si godono il panorama in vacanza. A poco più di trent'anni dalla sua prematura scomparsa, il Masi Lugano dedica una importante mostra al fotografo italiano. Luigi Ghirri. Viaggi condurrà il pubblico fino al 26 gennaio attraverso un percorso di 140 fotografie a colori, per lo più stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta provenienti principalmente dagli Eredi di Luigi Ghirri e dalla collezione dello CSAC di Parma. Occasione per scoprire non solo gli scatti più noti, ma anche quelli meno conosciuti, dove comunque rimane costante il rapporto tra architettura e paesaggio è costante

II percorso espositivo

  La mostra al Museo d’Arte della Svizzera Italiana si svolge attraverso un allestimento tematico fluido, in cui il pubblico è invitato a stabilire liberamente pause, collegamenti e connessioni tra pensieri e immagini. E una scelta, questa, in cui risuona l'approccio di Ghirri verso un'opera fotografica concepita come viaggio che continua oltre la singola fotografia e richiede il ruolo critico e l'interpretazione di chi la osserva. Terminata la visita, l'invito è quindi a percorrere l'itinerario della mostra anche a ritroso, ubbidendo a quelli che Ghirri definiva gli "strani grovigli del vedere".

Precursore dei tempi odierni

  Fin nelle fotografie scattate nei primi brevi viaggi all'inizio degli anni Settanta nelle città dell'EmiliaRomagna in Italia settentrionale o in Svizzera, Luigi Ghirri è attratto da immagini "trovate" nell'ambiente quotidiano, come manifesti e cartoline. Una selezione di questi "Paesaggi di cartone" apre il percorso della mostra dimostrando come dei cartelloni pubblicitari possano trasportare un'esotica cascata tra le montagne svizzere o un panorama alpino a Reggio Emilia o, ancora, un mare scintillante a Modena. Con la loro asciutta presenza, questi paesaggi effimeri raccontano l'ubiquità dell'immagine fotografica negli spazi odierni: "La realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto: è nel mondo reale", scriveva Luigi Ghirri nel 1979, evidenziando già allora, con un'analisi precorritrice dei tempi odierni, il rischio di uno svuotamento di senso, "una strana forma di depauperazione sensoriale" legata all'iperproduzione di immagini

La fascinazione per le moltiplicazioni della realtà

  Alla profondità di un nitido pensiero critico Ghirri associava l'attrazione verso i luoghi che esemplificano le complesse relazioni della fotografia con la realtà, come nella serie di fotografie in Scala, realizzate a più riprese (tra il 1977 e il 1978, e nel 1985) nel parco a tema Italia in Miniatura a Viserba (Rimini). La sua fascinazione per le duplicazioni e le moltiplicazioni della realtà trova qui l'ambiente ideale: le Dolomiti, il Grattacielo Pirelli e la Basilica di San Pietro a Roma possono essere visitati in un rapido tour in cui storia e geografia sono fortemente compresse.

Immagini dedicate alle vacanze

  ln mostra, una selezione dl immagini più esplicitamente dedicate al viaggio raffigura persone in vacanza: il panorama a Hergiswil in Svizzera, uno scivolo e una giostra vuoti al Lido di Spina, un ombrellone a Orbetello, piccoli specchi in cui controllare il proprio aspetto a Marina di Ravenna. Sono, queste, immagini di calma silenziosa, in cui raramente accade qualcosa. La fotografia di una coppia che gioca a tennis sulla spiaggia sarebbe insignificante, se non fosse per la pallina poggiata proprio sulla linea dell'orizzonte, là dove il mare incontra il cielo. "Ciò che è decisivo per Ghirri non è un momento nel tempo, ma la sua distillazione" osserva il curatore James Lingwood.

Viaggi a casa

  Una sezione intitolata "Viaggi in casa" comprende la serie Atlante (1973), con dettagli ravvicinati di mappe che Ghirri ha tratto dal suo atlante, "luogo" che per lui descrive tutti i viaggi possibili. A queste immagini si aggiungono quelle di "Identikit" (1976-1979), un autoritratto privato del fotografo composto da fotografie degli scaffali della sua libreria che mostrano i dorsi dei suoi libri, dischi, mappe, cartoline, ninnoli e souvenir.

I suoi viaggi in tutta Italia

 Per tutti gli anni Ottanta, Ghirri viaggia in quasi tutta Italia, realizzando diversi servizi per enti turistici e per il Touring Club Italiano. ln questo periodo, il passaggio a una macchina fotografica di medio formato porta maggiore profondità e chiarezza e colori più vivaci alle sue fotografie, anche se continua a inquadrare i panorami nello stesso modo tranquillo e misurato. Destinati a un vasto pubblico, questi lavori su commissione combinano le immagini stereotipate del genere divulgativo con altre più insolite e particolari. Così, ad esempio, all'interno del libro Capri (1983) Ghirri ritorna più volte su un particolare ben noto ai turisti, i celebri Faraglioni. Dalla composizione classica alle vedute in cui le rocce si frammentano in specchi, fino alla loro riproduzione su una mappa dipinta su ceramica, i diversi modi in cui Ghirri fotografa questa immagine turistica simbolica rivelano la sua delicata sovversione del genere. "Se le fotografie 'di viaggio' di Ghirri sembrano talvolta affini alle foto scattate dai turisti, sono tuttavia sempre diverse. Non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l'importanza di un luogo, ma a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione" conclude James Lingwood.

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