Alla celebrazione, tra gli invitati, c'era l'amico Roberto Saviano. I vestiti disegnati dalla direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri
"God save the Queer". Michela Murgia ha celebrato il suo "non-matrimonio" con Lorenzo Terenzi indossando un abito bianco con questa scritta. Le nozze, infatti, nelle sue intenzioni sono un atto politico: alla cerimonia non c'era una sola sposa o un solo sposo, ma tutta la famiglia era vestita di bianco e portava al dito un anello matrimoniale.
La scrittrice ha pubblicato sui social network le immagini della festa. A disegnare gli abiti è stata la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri. Gli abiti, tutti bianchi, fanno parte di una mini-collezione familiare no-gender. Nelle foto, tra gli invitati alle nozze fa capolino anche l’amico Roberto Saviano.
Una festa con tutti vestiti in bianco e rilassati nel giardino di casa quella per le nozze queer di Michela Murgia. Una serata che sa di felicità, ma che nelle sue intenzioni è stata un manifesto politico sulla famiglia che si sceglie, una sfilata di moda dove la sposa sfoggiava la scritta "God save the queer" ricamata con perline rosse sull'abito e dove, al posto della testa della regina, c'era il suo volto. Nella nuova casa romana che può contenere tutta la famiglia della scrittrice c'erano i quattro figli e il resto della queer family: Lorenzo, Claudia, Marco, Alessandro, Cinzia, oltre alle scrittrici Chiara Valerio e Chiara Tagliaferri, il cantante lirico Francesco Leone, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Paolo Repetti, Teresa Ciabatti.
A metà luglio Michela Murgia aveva annunciato di avere sposato con rito civile e per ragioni puramente legali-economiche l'attore Lorenzo Terenzi. Motivo: per "garantirsi diritti a vicenda". La scrittrice aveva scritto sui social network: "Io e Lorenzo abbiamo firmato un contratto con lo Stato per avere diritti che non c'era altro modo per ottenere così rapidamente".
Ora Michela Murgia ha spiegato il perché del "non-matrimonio" in bianco. "Quando Maria Grazia Chiuri mi ha detto 'voglio disegnarti l'abito da sposa', ho provato imbarazzo: non mi considero una sposa", ha fatto sapere, "il fatto che tutti continuino a romanticizzare la questione e farci le congratulazioni non cambia la realtà. Tre giorni dopo mi ha mandato i bozzetti di una intera mini-collezione familiare che interpreta alla perfezione lo spirito queer del nostro stare insieme. Completamente bianca per tutti, de-sacralizza il colore nuziale, che cambia significato: il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro. Nella collezione di cui ci ha fatto dono, realizzata ad hoc, ci sono solo pezzi intercambiabili, no gender, tra i quali ciascuno ha scelto la combinazione che meglio esprimeva la sua identità". Quanto agli anelli ha spiegato che non c'erano due fedi simboli di appartenenza, ma anelli chevalier in resina con rane, esseri che mutano forma e ambiente più volte nella vita e che possono essere considerati l'emblema del cambiamento stesso.