Aveva 76 anni

Mondo del fumetto in lutto: è morto Alfredo Castelli, il creatore di Martin Mystère

Addio a uno dei più prolifici autori del mondo delle nuvole parlanti. Lo ricordiamo riproponendo l'ultima intervista a Tgcom24 del 2022 in occasione dei quarant'anni del "detective dell'Impossibile", il suo personaggio più conosciuto

di Domenico Catagnano
07 Feb 2024 - 11:40
 © Dal Web

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E' morto a 76 anni Alfredo Castelli, uno dei più poliedrici autori del fumetto italiano. Milanese di nascita, iniziò giovanissimo, a soli 18 anni, col personaggio di Scheletrino. Collaborò, tra gli altri, col "Corriere dei Ragazzi", "Eureka" e il Giornalino", fino a diventare già nei primi anni '70 una delle colonne di quella che oggi è la Sergio Bonelli editore. Nel 1982 creò "Martin Mystère", il detective dell'impossibile, ancora oggi in edicola. Con lui se ne va non solo un prolifico autore ma un grande storico del fumetto inteso come pilastro della cultura popolare. Tgcom24 vuole ricordarlo riproponendo l'intervista pubblicata nel 2022 per raccontare i quarant'anni di Martin Mystère.

Era l'aprile del 1982 quando nelle edicole, tra i giornali che raccontavano la guerra delle Falkland, le mosse del governo Spadolini e il duello scudetto tra Juventus e Fiorentina, spuntava il primo albo di Martin Mystère, il detective dell'impossibile, uno dei personaggi che ha segnato la storia del fumetto italiano.

"In realtà Martin, o comunque un'idea di quello che poi è diventato, esisteva da tempo - ci racconta Alfredo Castelli, creatore, o meglio "umile biografo", come lui ama definirsi, del professore newyorchese-, perché esisteva quello che c'è intorno a me: i libri, gli oggetti, la curiosità, il mio patrimonio mentale, insomma. C'erano già tutti gli stimoli che mi hanno portato a inventare un personaggio che amasse questo tipo di cose. All'inizio doveva essere solo un archeologo, poi via via si è occupato di tutto quello che c'è di curioso, dei misteri e dei "mysteri", ossia fatti strani che possono essere lontanissimi ed esotici ma che possono trovarsi anche nel cortile sotto casa".

Martin Mystère, l'albo dei 40 anni

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Martin Mystère ha rappresentato una grossa novità nel panorama editoriale dei fumetti italiani. Come hai convinto il tuo editore Sergio Bonelli storicamente legato a schemi più tradizionali?
Prima di Martin Bonelli pubblicava quasi esclusivamente western, da Tex a Ken Parker passando per Mister No, che definirei un "western amazzonico". Io ho portato qualcosa di moderno ambientato nel presente. Scherzosamente Sergio diceva che gli avevo presentato avventure con scazzottate, inseguimenti e poi invece si era ritrovato "storie di computer", computer che lui odiava.
 

Cosa ha rappresentato Mystère per la Bonelli? Ha funzionato?
È stato il "personaggio cerniera", ha rappresentato una sorta di "sliding doors" tra gli eroi classici e tutti quelli che sono venuti dopo e che si staccavano dalla tradizione bonelliana, Dylan Dog in primis. Bene o male l'operazione ha funzionicchiato, nel senso che Mystère non ha mai avuto grosse vendite, ma ha resistito perché i suoi lettori gli si sono affezionati in un periodo in cui era difficile trovare personaggi a cui legarsi. Ha creato un suo "zoccolo duro" di lettori, come era successo per Tex, Diabolik o Alan Ford, che gli ha garantito di arrivare fino a oggi.
 

In questo ruolo di "cerniera", è stato scritto Martin Mystère è stato il primo fumetto d'autore pubblicato in forma seriale come un fumetto popolare. Oggi questa distinzione ha ancora senso?
Ho trovato sempre sbagliata la contrapposizione fumetto d'autore/fumetto popolare: può esserci un buon fumetto popolare d'autore e viceversa, anche se poi semplificando si diceva anche che fumetto popolare era quello che vendeva, al contrario dell'altro. Martin Mystère ha avuto per un certo periodo la fortuna di essere trattato non proprio come quello che allora era definito fumetto d'autore ma quasi, ma poi è arrivato Dylan Dog che per me è stato il primo vero fumetto popolare d'autore. Oggi direi che continuano a esistere due correnti di fumetto: quello di fiction, di solito di altissimo livello -e i maestri sono i francesi- e poi un altro tipo, ancora definito fumetto d'autore, del quale fanno parte Zerocalcare, che a me piace, ma anche altri che riescono a complicare il semplice passando per l'inutile. Va detto che questo tipo di fumetto, a target ristretto, piace di più e solletica la critica, proprio per questo suo ermetismo.

Perché?
Ti rispondo ricordando una storia che ancora mi diverte moltissimo. Nel 1968 io e il mio amico regista Luigi Cozzi abbiamo realizzato un film che io ancora oggi trovo terrificante, "Il tunnel sotto il mondo". Per diversi motivi era venuta fuori una cosa impapocchiata della quale ancora oggi non si capisce niente, ma non si capisce così bene che sembrava fatto apposta. Nessun critico osò parlarne male, come nessun critico oggi parla male di questo fumetto d'autore contemporaneo.
 

A differenza di molti personaggi che vivono in un presente non ben definito, Martin è da sempre legato alla realtà, al quotidiano. Ciò ha mai rappresentato un limite?
È diventato un limite il fatto che io gli abbia dato una data di nascita. Io pensavo che Martin non sarebbe durato molto, quindi ciò non mi preoccupava. E invece non è stato così. Oggi Martin anagraficamente avrebbe 80 anni, e cerco sempre di glissare sulla sua età. Nell'albo dei 40 anni ho deciso di non star lì a pensarci troppo. I lettori dovranno accettare questa mancanza di plausibilità che fa parte della fiction, ma anche Nero Wolfe o Sherlock Holmes hanno delle avventure contemporanee pur essendo "nati" molti decenni prima.
 

Il mondo di Martin Mystère

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Hai sempre tenuto al fatto di legare il personaggio a quello che succede nel mondo...
Ogni albo porta via almeno sei mesi di lavorazione e non si può essere legati strettamente alla cronaca, ma non possiamo chiudere gli occhi davanti a certi eventi epocali e all'ultimo momento, in fase di stampa cerchiamo di aggiungere un riferimento. Nel periodo in cui le avventure di Martin erano ambientate a Firenze, nel 1993, ci fu la strage dei Georgofili, e riuscimmo a fare un accenno. Nella storia uscita poco dopo l'attentato alle Torri Gemelle, Martin tornava dalla fiera del libro di Francoforte e sapeva che non avrebbe più trovato New York come l'aveva lasciata. È bastato cambiare tre/quattro vignette, aggiungere delle riflessioni ed ecco che a questo punto si attualizzava la storia. Durante la protesta di piazza Tienanmen, nel 1989, stava per uscire un'avventura ambientata in Cina. Facemmo in modo di buttare via due pagine e le sostituimmo con altre con Martin davanti al computer che, molto mesto, pensava "due mesi in Cina fa sembrava tutto così tranquillo". Così tutta la storia è diventata un flashback. Col covid è stato diverso.
 

Cioè?
Abbiamo dichiarato la resa. All'inizio abbiamo fatto in modo che Martin introducesse le storie già pronte da mesi con una mascherina, come in un flashback in un presente con il coronavirus. Ma non si poteva andare avanti così, potevamo scegliere di far mettere la mascherina a tutti i personaggi delle avventure a seguire ma sarebbe diventato ridicolo. Nella realtà anche con la mascherina noi siamo riconoscibili perché manteniamo la mimica facciale e la voce, nel fumetto ovviamente ciò non è possibile perché le figure hanno una dinamicità limitata e quindi abbiamo rinunciato, avremmo solo creato confusione. Senza contare che le storie di Martin vengono tradotte all'estero mesi dopo e sarebbe stato anacronistico presentare i personaggi "mascherati".

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Molte storie di Martin Mystère partono da fatti storici realmente avvenuti mentre le conclusioni sono inventate. È capitato che qualche amante della "storia alternativa" o del club del "noncielodicono" vi abbia preso un po' troppo sul serio?
Nell'albo "Il segreto di San Nicola" avevo immaginato che il Sacro Graal fosse nascosto appunto nella basilica dedicata al Santo a Bari, l'ho immaginato talmente bene che ho ritrovato questa ricostruzione spacciata come vera da altre parti, come se appunto fosse così! La cosa mi fa abbastanza sorridere, ma i lettori di Martin Mystère hanno gli strumenti per capire dove finisce la realtà e dove inizia la fantasia. Io dal primo numero scrivo una cosa di cui vado fiero, ossia la rubrica "I misteri di Mystère" nella quale separo quello che è invenzione da quello che è storia o tradizione. Atlantide, per esempio: già nel primo numero ne parlo come se esistesse, ma poi ho spiegato che nella realtà non si è mai saputo se sia mai esistita -probabilmente no- mentre è documentata da secoli, da Platone in poi, la tradizione su Atlantide. Per chi si fosse incuriosito ci sono i due libri della "Storia impossibile del mondo" di Alex Dante il quale ha collegato pezzi di storie di Martin Mystère a una parte storico-documentaristica che racconta quello che c'è di vero e quello che c'è di inventato nelle pagine del fumetto.

Tu come riesci a distinguere il vero dal falso?
Cerco di utilizzare alcuni accorgimenti che possono essere riassunti in una cosa non facile da fare, ossia cercare di informarsi risalendo alle fonti. Io sono abbonato a diverse raccolte di quotidiani, italiani ma anche americani, che vanno dal '700 in poi. Lì è possibile trovare le notizie la prima volta che vengono scritte, e leggendole ci si può fare un'idea di come siano andate veramente le cose. Ad esempio recentemente mi sono imbattuto in una storia, raccontata anche da professori universitari, che riguarda una certa nave romana affondata decenni fa nelle acque di Galveston, in Texas, che conteneva delle monete romane. Una cosa straordinaria! Chi ha riportato questa vicenda afferma che la notizia era in un giornale americano di parecchi anni fa. Io sono riuscito a trovare l'articolo originario che raccontava però un'altra storia: ad affondare in quel tratto di mare era stato un galeone spagnolo che trasportava denaro e altri preziosi tra cui un'antica moneta romana. Non era insomma mai affondata alcuna nave romana al largo del Texas. Eppure quella notizia, da un passaparola all'altro, era diventata completamente diversa. E falsa. Sai cosa c'è che non va?
 

Cosa?
Oggi per il gusto di avere sempre un contraddittorio si rischia sempre di fare cattiva informazione, se la mia controparte è un imbecille, io mi rifiuto di confrontarmi con lui! Non si può dare lo stesso peso a qualcosa che può essere reale rispetto a qualcos'altro che sicuramente reale non è in nome di un equilibrio che equilibrio non è.
 

In Martin Mystère hai immaginato gli "Uomini in nero", un gruppo di persone che vuole evitare di rivelare le scoperte che potrebbero sconvolgere l'ordine costituito. Hai mai pensato che esistano veramente?
Esistono, esistono, non si chiameranno così, avranno altri colori, ma sono personaggi che preferiscono che lo status quo non venga cambiato ostacolando la conoscenza. Ma attenzione: il rischio è che qualunque cosa che non va sia attribuita a misteriosi e non ben definiti uomini in nero -mi viene in mente il Bilderberg che molti ritengono la causa di tutti i mali del mondo- ma a questo punto si entra nel ridicolo e diventa più ridicola la realtà rispetto a quella che io ho immaginato nei fumetti.
 

A proposito di cose immaginate, c'è qualche oggetto che hai creato nel fumetto e che poi è stato realmente inventato?
Sì, qualcosa c'è, ed è raccolto nel libro "Le invenzioni (im)possibili di Martin Mystère". Ne dico una di cui sono particolarmente orgoglioso, ossia la stampante tridimensionale, che avevamo immaginato e che poi è diventata realtà.
 

Hai mai pensato a un Martin Mystère sul piccolo o sul grande schermo?
Fin dalla sua nascita ho pensato a un telefilm, come si chiamavano allora, su Martin Mystère, tanto che quando ero a New York avevo lasciato alla Abc tv un progetto che non avranno neanche guardato, anche perché gli americani se non hai un agente che porta avanti la tua idea ti rimandano indietro la busta senza averla neanche aperta. Detto questo, mi piacerebbe che qualcuno pensasse a una serie tv con il detective dell'impossibile ma nessuno si è fatto ancora avanti. Per quanto riguarda il cinema posso raccontarti qualcosa di mysterioso...
 

Ossia?
So per certo che un po' di materiale su Martin Mystère era stato in mano a Jon Turteltaub, regista del film "Il mistero dei Templari" uscito nel 2004. Nel film il protagonista, interpretato da Nicolas Cage, è un detective archeologo molto simile a Martin e, come lui, è accompagnato da un assistente e dalla fidanzata. Niente di copiato, per carità, ma Turteltaub ha avuto quel materiale in mano per circa sei mesi e forse ne ha tratto qualche suggestione per il suo film.

Recentemente sono uscite in edicola anche due miniserie parallele alla serie regolare, "Le nuove avventure di Marin Mystère", con storie rinnovate, nuovi personaggi e nuove ambientazioni. Come sono andate?
Non benissimo, peccato, era un tentativo di rinnovamento forse troppo diverso o forse troppo uguale all'originale, non saprei. La prima serie era probabilmente troppo concitata, troppo piena di robe, la seconda era un remake delle vecchie storie che non ha colto nel segno. Il tentativo voleva portare nuovi lettori più giovani, oltre a consolidare lo "zoccolo duro", ma non è facile conquistare lettori nuovi o far tornare quelli vecchi, anche perché non ci sono più le edicole, che stanno letteralmente sparendo anche fisicamente, visto che molte di esse erano delle strutture mobili oramai rimosse dalle vie delle città.

Classica domanda di fine intervista. Progetti per il futuro?
Stiamo pensando, ma non è detto che lo faremo, di utilizzare due/tre numeri all'anno della serie regolare per presentare delle storie presentate da Martin Mystère non strettamente legate al personaggio, ripescare insomma delle idee rimaste sospese negli anni. Per i lettori che ci conoscono riprendere il formato originario di "Zona X" o delle "Storie di Altrove" dove Martin presenta delle avventure delle quali non è per forza protagonista. E chissà che da queste storie non possano nascere nuove serie.

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