A Milano in mostra Gillo Dorfles, un "giovane" di quasi 104 anni
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La Fondazione Marconi ospita l'esposizione di una delle personalità più poliedriche dell'arte italiana
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Una delle cose che mi ha sempre interessato e mi interessa di più è studiare la persona, l'uomo come è, le sue virtù, i suoi difetti... Sono sempre stato curioso del mondo; credo che dipenda unicamente dal grande interesse che ho sempre avuto e ho tuttora verso il prossimo. Il prossimo mi interessa più di me stesso, per fortuna." (Gillo Dorfles, Catalogue raisonné, Mazzotta, 2010)
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La Fondazione Marconi ospita una mostra incentrata sulle opere di Gillo Dorfles, poliedrica personalità del panorama artistico e culturale contemporaneo. Artista, poeta, docente di estetica, filosofo, critico d'arte, indiscusso protagonista a vario titolo del secolo appena trascorso e di quello presente.
Dorfles nasce a Trieste (12 aprile 1910) e si laurea in Medicina con la specializzazione in Psichiatria. La città mitteleuropea e la laurea sono elementi fondamentali per comprendere il mondo visionario di Dorfles dove la "ragion pura", o secondo Arturo Carlo Quintavalle "l'incubo della ragione", si scontra con "l'immaginario". Il cavallo bianco contro il cavallo nero. Dorfles professore d'Estetica e Dorfles cofondatore del Movimento per l'Arte Concreta (1948), ma anche partecipe del Manifesto dell'antilibro (1998).
C'è una oscillazione profonda anche nel ruolo di cattedratico a quello di autore come in Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore (2008). Il rumore appunto. Dorfles artista lo rifugge. "Stacca il suoi canali uditivi" che lo legano al reale, per lasciarsi scivolare in una cesura temporale, animata da forme amebiche che gli vengono incontro. Come le macchie sui muri e sui pavimenti, suggeriscono forme alla nostra suggestione. Come sotto un microscopio gigante le vede formarsi, le sposta, le individua e assembla. Ectoplasmi di una irrealtà che diventa reale nel definirle. "Silenzio come cessazione del rumore, del suono, d'ogni attività esplicita, ma anche silenzio come presenza di qualcosa che non è definibile..., silenzio come pausa, come intervallo fra due suoni, due parole: una pausa nella quale sia possibile attingere alle non ancora inespresse forze creative."
Gli esperimenti di Parapsicologia hanno rilevato che nel battimento fra due frequenze radio, si rivelano voci di presunte entità che si manifestano pescando da una e dall'altra, come fossero mattoncini, in quel rumore di fondo, la loro energia sonora.
Ecco mi sembra che questo esempio si avvicini alla descrizione della ricerca di Dorfles. In quell' intervallo che passa tra una parola e l'altra, in uno spazio dilatato, dove le forme primordiali si manifestano e trovano il loro sapore organico o nell'intervallo dei segni de "I Ching" (Il Libro dei Mutamenti), che non a caso ha una lunga, quanto straordinaria, prefazione di Carl Gustav Jung.
Ma lo spirito triestino (viz) si manifesta animando quelle figure di molteplici occhi, quasi ad inseguire lo spettatore, ad incalzarlo con questo andirivieni di forme, talvolta vegetali, talvolta animali, talvolta umane.
Un linguaggio del tutto personale quello di Dorfles, slegato da correnti o artisti di riferimento. Gli unici che riconosce come a lui vicini, in quanto interpreti di una qualità pittorica e un'intelligenza teorica, sono Klee e Mirò. Gillo Dorfles è un viaggiatore solitario, dotato di grande curiosità.
Già dalla prima metà degli anni Trenta, era partito da composizioni surreali, utilizzando una tecnica in uso dei maestri del Quattrocento: la tempera grassa all'uovo. Non mirando a qualcosa di preciso, ma interessato a simboli preesistenti, come la croce, la luna, il sole, forme archetipe particolarmente suggestive, cui fa ricorso in modo del tutto occasionale.
Da subito la sua pittura, definita “organica” e “vagamente surreale”, risulta slegata da qualsiasi schematismo geometrico e dalle regole precostituite di uno sterile astrattismo, semmai vi si vede un rimando alla visione delle forme alla loro trasformazione e della mutevolezza temporale della psicologia della Gelstat e nella simbologia di Jung.
La mostra alla Fondazione Marconi, curata da Luigi Sansone, si concentra su gli ultimi trent'anni della produzione di Dorfles, costituita nel suo complesso da una cospicua serie di tecniche miste su cartoncino (pennarello, acrilico, acquarello), ceramiche e sculture che l'artista esegue con rinnovata ispirazione e di cui la mostra offre una selezione attraverso trenta opere tra acrilici su tela, ceramiche e una scultura di grandi dimensioni, realizzata quest'anno dall'artista con smalti policromi. In mostra si ritrovano le atmosfere inquiete e grottesche (Capovolgimento, 1993), le figure metamorfiche delineate dall'intensità del nero (L'orecchio di Dio e Simbiosi di esseri, 1996), i tipici personaggi emblematici, ora inquietanti e indagatori (Due simbionti, 2008), ora ironici e giocosi (Il giocoliere, 2006).
Anche nei recentissimi acrilici su tela (Circonvoluzione, 2011; Strega marina, 2012; Letargo, 2013) riappare lo stesso mondo immaginario di Dorfles, popolato da forme pure e primitive derivate da un repertorio già delineato nel passato.
Nuovi esseri poliformi, a metà tra mondo animale, umano e vegetale, riemergono in un perenne processo di evoluzione. La linea rimane protagonista assoluta degli inverosimili percorsi dettati solo dalla fantasia, dunque dalla natura interiore dell'artista a ulteriore conferma che quella di Dorfles è una pittura libera e istintiva e che, come tale, incuriosisce e sorprende.
“L'opera pittorica di Gillo Dorfles”, scrive Luigi Sansone nel Catalogue raisonné pubblicato dall'editore Mazzotta nel 2010 e comprensivo dell'intera produzione artistica di Dorfles fino ad allora “è tutta pervasa da una rara capacità di coinvolgere lo spettatore nel piacere di cercare e ritrovare in essa quel misterioso mondo interiore che è in ciascuno di noi e che, distratti come siamo da superficiali sollecitazioni esterne, purtroppo tendiamo a dimenticare. Sono lavori intriganti e stimolanti che ci riconducono alle essenze della vita, a percezioni lontane vissute a livello conscio e inconscio, con sorprendente e compiaciuta curiosità.”
Completano il programma della mostra due conferenze (il 21 gennaio e l'11 febbraio 2014) tenute dallo stesso artista, dal curatore Luigi Sansone e dal critico d'arte Claudio Cerritelli sui temi Il rinnovamento dell'arte italiana negli anni Quaranta e Cinquanta dello scorso secolo e Uno sguardo e una riflessione sull'arte contemporanea, un'ennesima testimonianza della inesauribile passione di Gillo Dorfles nei confronti non solo dell'arte e delle sue motivazioni, ma dell'attenta e lucida osservazione di quell'insieme di fenomeni antropologici, sociali e culturali che ad essa sottendono.
Durata della mostra: dal 15 gennaio al 22 febbraio 2014
Orario: martedì - sabato 10-13, 15-19
Ingresso: gratuito
Fondazione Marconi Arte moderna e contemporanea
Via Tadino 15
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Tel. 02 29 41 92 32 - Fax 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.org - www.fondazionemarconi.org