fino al 24 novembre

Biennnale Venezia, la sentenza ai visitatori

Padiglioni in o out? L'ultima parola a chi si reca in Laguna

23 Set 2013 - 23:55
 Padiglione Italia © Gianni Marussi

 Padiglione Italia © Gianni Marussi

La 55° edizione della Biennale di Venezia, è all’insegna della trans-nazionalità e del multiculturalismo; conta ottantotto padiglioni, 10 i nuovi paesi invitati. Ha vinto il premio Leone d’oro il padiglione dell’Angola, con Luanda, Encyclopedic City di Edson Chagas, lavoro focalizzato sull’idea di una cartografia urbana del Luanda, complessa e imprevedibile, composta da poster fotografici della capitale e una sistematica catalogazione di oggetti abbandonati ri-collocati nel contesto urbano. L’artista mette in evidenza nuove relazioni fra gli oggetti e il loro spazio, fra la forma e il loro significato, in cui la precisione documentaristica e insieme poetica, configura un nuovo modo di  vedere gli spazi della città e il modo di abitarli. Questa Biennale è concepita all’insegna della globalità, come dimostra il padiglione della Francia con la Germania che in questa occasione hanno rinunciato alle rispettive posizioni nazionali in corrispondenza con il cinquantenario del trattato di  Cooperazione franco-tedesca. Il padiglione francese ha concepito per gli spazi di quello tedesco il progetto Ravel Ravel Unravel di Anri Sala. Il titolo è un gioco di parole basato sull’omofonia tra verbo inglese “to ravel” e  il cognome del compositore francese, Maurice Ravel  che nel 1930 compose il Concerto per la mano sinistra in re maggiore. Il padiglione  tedesco per il padiglione francese ha invitato quattro artisti da diversi paesi: Ai Weiwei dalla Cina, è presente anche in altri luoghi, Romuald Karmakar dalla Germania, Santu Mofokeng dal Sud Africa e Dayanita Singh dall’India, rappresenta l’attuale generazione e cultura internazionale della Germina riunificata post ’89.
Il Giappone, rappresentato da Koki Tanaka, ha presentato un’istallazione multimediale, dedicata al tragico terremoto del Tohoku dell’11 marzo 2011. Questo padiglione ha ottenuto una  menzione speciale perché ha riutilizzato la struttura allestitiva della passata Biennale di Architettura, è un efficace esempio di ottimizzazione di risorse che andrebbe seguito. Hanno meritato un’altra  menzione speciale i padiglioni congiunti di Lituania e Cipro per l’originalità del formato curatoriale che ha unito due paesi in una singola esperienza. Al Padiglione della Gran Bretagna, rappresentato da Jeremy Deller che tra azioni, dipinti, installazioni, video e altre situazioni, ironizza sulle complesse trasformazioni del liberalismo non  sempre etico.
Il Padiglione russo, rivisita il tema  mitologico di Danae, che simboleggia la  lussuria e l’avidità, qui reinterpretato da Vadim Zakharova. Questa installazione rispecchia  la condizione dell’arte contemporanea dipendente dal mercato e dal valore economico delle opere, piuttosto che del contenuto. Non solo nell’arte il denaro è diventato il fine ultimo di opere pensate per produrre immediata visibilità e successo economico. In questo padiglione sarete “bagnati ”  da una cascata di monete color oro e al piano di sopra potrete inginocchiarvi e osservare  i fortunati visitatori bagnati “ da secchiate” di gettoni d’oro , come  avviene  in occasione delle premiazioni televisive. Sono imperdibili il padiglione di Laura Almarcegui,  che ha riempito lo spazio di cumuli di macerie, con  un lavoro al confine tra rigenerazione e decadimento, d’impatto forte, che  rimanda a processi di industrializzazione e alle rapide trasformazioni  di aree abbandonate nelle periferie della città, all’insegna di speculazioni edilizie e di cambiamenti economici e sociali in atto. Anche il padiglione americano, invaso da  una complessa catena di installazioni Triple Point, ideata da Sarah Sze , incanta per rigore e surrealtà insieme. Fate una sosta al padiglione cileno, ospitato nelle artiglierie dell’Arsenale, rappresentato da Alfredo Jarr, con l’installazione Venezia-Venezia, un monumentale plastico dei Giardini che emerge e scompare dall’acqua putrida verdastra e apre riflessioni sul ruolo dei padiglioni nazionali della cultura e della Biennale. Nel complesso piace il padiglione Italia, giocato  intorno alla  mostra Vice versa, a cura di Bartolemo Petromarchi, direttore del MACRO concepita  come un confronto dialettico tra 7 coppie di artisti, incentrato  sul dialogo incrociato con l’eredità storica e l’attualità. Luigi Ghirri, presente con la raccolta di fotografia di Viaggio in Italia (1984), già visto alla  Triennale a di Milano, è stato accoppiato con  un’installazione olfattiva intitolata Per l’eternità di Luca Vitone ispirata all’Eternit che consiste nell’aver ricreato l’odore acre di questa sostanza tossica, ma qualcuno ha fatto notare che trattasi di un falso, perché  il gas non produce odori. Francesco Arena ha calcolato 8 tonnellate di terra rimossa dal suolo per seppellire  le vittime di guerra in Europa tra il 1935 e il 1995 , riposta in quattro possenti torri (della vergogna?) a futura  memoria, come efficace  monito contro le atrocità della storia prodotte dall’uomo. Spopola Fabio Mauri, con Ideologia e Natura (1973) in cui  una giovane  donna compare mentre si spoglia e riveste in modo disordinato una divisa fascista, svelando l’ambiguità dei regimi dittatoriali. Francesca Grilli, ha combinato la potenza della  voce con l’acqua che  cola su una lastra di ferro, che si trasforma in ruggine ed è in coppia con Massimo Bartolini, che ha rievocato la potenza  della  musica di Giuseppe  Chiari con frasi  scritte sui muri e ha costruito una rampa, dal percorso irto e difficoltoso, di macerie di bronzo, che  conduce a un muro bianco, sordo, invalicabile. E’ un inno alla meditazione sul fare arte,  l’enigmatico e raffinato confronto tra Giulio Paolini e Marco Tirelli, entrambi affascinati da figurazioni classiche, citazioni  degli strumenti del fare arte incentrati sull’analisi della prospettiva e della superficie. Paolini lo si riconosce per una quinta scenografica fatta di linee ortogonali che rimandano a  una quadreria settecentesca, mentre Tirelli, raccoglie in una sala disegni e piccole sculture. Elisabetta Benassi è la più incisiva e  poetica,  con l’installazione site specific  di quasi 10 mila mattoni di argilla del Polesine, teatro della disastrosa alluvione del 1951, marchiati sulla superficie con i nomi e i codici  di catalogazione dei detriti spaziali che orbitano intorno alla terra: rispetto alle altre si integra perfettamente con lo spazio. L’artista è affiancata a Gianfranco Baruchello, con l’opera Piccolo sistema, uno spazio simile  a  un laboratorio scientifico: un assemblaggio di materiali diversi che rimandano alla natura e all’eco-sostenibilità, ma l’opera in mostra al Padiglione centrale dei Giardini è migliore.
Delude Flavio Favelli, che ha ricostruito una cupola d’ispirazione borrominiana con tanto di lanterna che  emana una luce diafana, affiancato da Marcello Maloberti, presente con un  monolite di marmo sul quale quattro uomini muovono su e giù teli di mare color argento. Nel giardino delle  Vergini, Piero Golia, espone un cubo di cemento contenente sabbia dorata, asportabile dal visitatore. Mentre Sisley Xhafa, cittadino kossovaro che  vive a New York abbarbicato su un enorme albero, ha assunto il ruolo di barbiere durante i tre giorni di vernice stampa, una  trovata  non troppo efficace che dovrebbe, secondo l’artista, suggerire la domanda sul ruolo della Biennale, dove il visitatore potrebbe cambiare opinione. Ma, lasciamo al pubblico l’ardua sentenza, tanto ognuno avrà i suoi padiglioni preferiti ; l’importante è  andare a scovarli e criticarli. Piace, all’Arsenale,  il padiglione della Santa Sede, che ospita la mostra incentrata sul non facile tema della Genesi, sul mistero delle origini, le creazioni dei regni, l’ingresso del male nella storia, la speranza, dopo la distruzione:  immaginata dal cardinale Ravasi e curata da Antonio  Paolucci con la collaborazione di Micol Forti e Pasquale Icabone. La mostra si apre con una trilogia di Tano Festa, ispirata ai dipinti di Michelagelo nella cappella Sistina, a Roma. Studio Azzurro ha interpretato il tema della creazione  con un‘istallazione interattiva che coinvolge lo spettatore: troverete quattro lastre e altrettanti video che descrivono il regno animale, naturale, umano e le relazioni che queste creano tra loro. La rappresentazione delle origini si attiva toccando le lastre. E’poetico vedere  sordi esprimersi con il linguaggio dei segni che tracciano ghirigori blu,  come tracce dell’infinito e di mondi soggettivi invisibili. Gli altri artisti sono Joseph Koudelka , che ha affrontato il tema della decostruzione con una un reportage di fotografie sul tema, mentre la ricostruzione è il tema  svolto da Lawrence  Caroll, con un’istallazione che attiva relazioni tra gli oggetti e il tempo, storia e memoria. Chiudiamo il tour nel Padiglione Tibet, ideato da Ruggero Maggi, fuori Biennale, ospitato a Santa Marta Congressi, dove diversi artisti hanno realizzato opere ispirate al tradizionale Mandala e alle ruote della preghiera dei monaci tibetani, popolo che non ha mai provocato guerre, dimostrando che la pace e la non violenza sono transnazionali.        

Jacqueline  Ceresoli 

I tentativi inutili sono quelli che rivelano il nostro limite e ci danno il senso della nostra umanità.

Venezia, Giardini – Arsenale, 1 giugno > 24 novembre 2013

Orario: 10.00 - 18.00

Chiuso il lunedì (escluso lunedì 3 giugno e lunedì 18 novembre 2013)

Biglietterie: Arsenale e Giardini

Biglietti d’ingresso: Intero Special 2days € 30 (pass valido per due giorni consecutivi per entrambe le sedi); Intero Regular € 25 (biglietto valido per un singolo ingresso per ciascuna sede anche in giorni non consecutivi); Ridotto € 22 (COOP, CTS, ISIC, ITIC, FAI, Touring Club, Cinema Più, Venice Card: Adult/Junior/San Marco, Rolling Venice Card, Carta Giovani); Ridotto € 20 (over 65, militari, residenti Comune di Venezia, su presentazione del biglietto del 57. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, su presentazione del biglietto del 42. Festival Internazionale del Teatro e su presentazione dell’abbonamento alla 70. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica); Studenti / Under 26 € 14 (con tessera o libretto universitario e con carta d’identità); Formula 2+2 € 50 (2 adulti + 2 under 14); Gruppo adulti € 15 (min. 10 persone, prenotazione obbligatoria); Gruppo studenti scuole secondarie € 10 (min. 10 persone, prenotazione obbligatoria); Gruppo studenti università € 12 (min. 10 persone, prenotazione obbligatoria); Gruppo studenti università convenzionate € 20 (min. 50 persone, prenotazione obbligatoria,il biglietto/accredito dà diritto a visitare entrambe le sedi espositive per 3 giorni consecutivi); Permanent pass € 80; Permanent pass studenti Under 26 € 50 (con carta d’identità); Permanent pass Venezia e provincia € 50 (con carta d’identità)
Ingresso gratuito: fino a 6 anni (inclusi), accompagnatori di invalidi, studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado che usufruiscono dei servizi educational
E' possibile acquistare alcune tipologie di biglietti online sul sito www.labiennale.org - Tel. 041 5218 828 - Fax 041 5218 732 - promozione@labiennale.org

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