Resta una figura controversa per quanto ha fatto nei 15 anni in cui è stato al potere in Francia tra il 1799 e il 1815, con la sconfitta a Waterloo. Recentemente è stato definito "un grande misogino"
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Quest'anno ricorre il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, deceduto il 5 maggio del 1821 durante l'esilio a Sant'Elena. A due secoli dalla scomparsa, politici, storici e istituzioni, francesi e non, affrontano le mille sfaccettature di questo controverso personaggio, dai lati positivi fino a quelli più difficili e imbarazzanti. Come l'accusa di "schiavismo" mossa nelle scorse settimane dalla Fondation pour la Memoire de l'Esclavage.
Morto il 5 maggio del 1821 durante l'esilio sull'isola britannica di Sant'Elena, Napoleone resta una figura estremamente controversa per quanto ha fatto nei quindici anni in cui è stato al potere tra il 1799 e il 1815, con la sconfitta a Waterloo. Il ministro francese incaricato della Parità tra Uomini e Donne, Elisabeth Moreno, lo ha recentemente definito, tra l'altro, "un grande misogino".
E' inoltre accusato di aver ripristinato la schiavitù nel 1802 dopo che era stata abolita nel 1794, cinque anni dopo la Rivoluzione francese. Un gesto "abominevole", per il presidente Emmanuel Macron. Napoleone resta anche un capo di guerra che sacrificò la vita di migliaia di uomini durante le sue numerose campagne militari, tra cui la campagna d'Italia.
Tra l'altro sottrasse straordinarie opere d'arte del patrimonio italiano nelle cosiddette spoliazioni napoleoniche, tra cui opere d'arte meravigliose come "Le Nozze di Cana", capolavoro assoluto di Paolo Veronese, oggi custodito al Louvre, ma presente in origine nel refettorio benedettino del complesso architettonico sull'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia.
Bonaparte viene anche ricordato come un leader visionario che pose le basi dello Stato moderno con il Codice civile del 1804. "Il nostro passato è il nostro passato e dobbiamo addossarcelo", sottolinea l'Eliseo, insistendo sulla necessità di coltivare una "storia condivisa". Ma rifiutando al tempo stesso "complessi di colpa mortiferi", siano essi su Napoleone, sull'azione della Francia in Algeria o sul Ruanda, tanto per citare alcuni dei grandi dossier legati alla memoria storica affrontati durante il quinquennato di Macron.