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Risale a un periodo in cui nella città i corpi venivano sempre incenerati. C'è anche un'iscrizione dalla quale arriva la conferma che nei teatri della colonia romana si recitava anche in lingua greca
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Una tomba particolarissima con una camera per l'inumazione in un periodo in cui nella città i corpi venivano sempre incenerati. Con il corpo del defunto parzialmente mummificato. E un'iscrizione dalla quale arriva la conferma che nei teatri della colonia romana si recitava anche in lingua greca. E' l'ultima straordinaria scoperta del Parco Archeologico di Pompei. Il ministro Franceschini applaude: "Pompei non finisce di stupire, è orgoglio Italia".
Una scoperta da cui ci si aspetta tantissimo - Da questa scoperta del Parco Archeologico di Pompei "ci si aspetta tantissimo", fanno sapere il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel e Llorenç Alapont dell'Università di Valencia. La tomba è a recinto con una facciata decorata da piante verdi su fondo blu e una camera per l'inumazione ed è stata riportata alla luce grazie a una campagna di scavi condotta proprio con l'Università Europea di Valencia. Un ritrovamento sul quale è al lavoro un team interdisciplinare di esperti e da cui ci si aspetta tantissimo anche per le condizioni di conservazione del defunto, che appare in parte mummificato, la testa ricoperta di capelli bianchi, un orecchio parzialmente conservato, cosi' come piccole porzioni del tessuto che lo avvolgeva.
Scheletro ben conservato - "Uno degli scheletri meglio conservati della città antica", anticipa Zuchtriegel. Di fatto, insomma, una miniera d'oro di dati scientifici. "Pompei non smette di stupire, si conferma una storia di riscatto e un modello internazionale", applaude il ministro della cultura Franceschini ringraziando "le tante professionalità dei beni culturali che con il loro lavoro non smettono di regalare al mondo risultati straordinari che sono motivo di orgoglio per l'Italia".
Un liberto custode del tempio - Costruita subito all'esterno di Porta Sarno, uno degli importanti varchi di accesso alla città, la tomba, che risale agli ultimi decenni di vita di Pompei appartiene a Marcus Venerius Secundio, un liberto che nella vita era stato prima il custode del Tempio di Venere, un tempio molto importante perché proprio a Venere i romani avevano intitolato la città, nonché minister degli augustali e infine, sicuramente solo dopo la liberazione, anche Augustale, ovvero membro di un collegio di sacerdoti del culto imperiale.
L'agio economico di un ex schiavo - Un ex schiavo, quindi, che dopo il riscatto aveva raggiunto un certo agio economico, abbastanza da potersi permettere una tomba di livello in un luogo assolutamente di prestigio. E tanto da potersi vantare , proprio nell'iscrizione del suo sepolcro, di aver dato "ludi greci e latini per la durata di quattro giorni", cosa che poteva assimilarlo alla classe sociale più elevata e più colta della cittadina, perché in quel periodo, spiega Zuchtriegel, nell'area del Mediterraneo "la lingua greca era un po' come oggi per noi l'inglese" , molto diffusa, quindi, ma non alla portata di tutti a Pompei dove comunque le famiglie più agiate impazzivano per Omero, Eschilo, Euripide.
Mai svolto lavori pesanti - I primi esami sul corpo ci dicono che la morte ha colto il nostro uomo già anziano, "Doveva avere più di 60 anni e non aveva mai svolto lavori particolarmente pesanti", anticipa il direttore. Dati compatibili con le caratteristiche del suo nome, che lo indica come un ex schiavo 'pubblico', uno dei tanti che a Roma o nelle città di provincia svolgevano lavori di custodia o amministrativi.
Un rito inusuale - Ma perché farsi inumare, scegliendo un rito che veniva usato in epoca molto più antica piuttosto che nel mondo greco ma non a Pompei dove, con la sola eccezione dei bambini, i cadaveri venivano cremati? Tra le ipotesi possibili, ragiona il direttore generale dei musei statali Massimo Osanna, quella che Marcus Venerius Secundio si sentisse o fosse estraneo al corpo sociale della città, uno straniero insomma, forse arrivato proprio da qualche altro luogo dell'impero romano o da Roma "dove in quel periodo alcune famiglie continuavano a praticare l'inumazione, cosa che diventerà poi usuale dal secolo successivo".
Due urne - I misteri non si esauriscono qui: nel recinto della tomba, alle spalle della cella sigillata nella quale era adagiato il corpo di Secundio, sono state trovate due urne, una delle quali in vetro appartiene ad una donna chiamata Novia Amabilis, forse la moglie del defunto, ipotizzano gli archeologi, per la quale si sarebbe usato un rito più propriamente pompeiano. Ma perché alla signora sarebbe stato riservato un trattamento diverso? Senza contare il giallo della parziale mummificazione del cadavere di Secundio che potrebbe essere dovuta alla perfetta chiusura della camera sepolcrale, certo, ma anche ad una pratica di imbalsamazione: "Potremo capirne di più dall'analisi dei tessuti - dice Alapont - dalle fonti sappiamo che determinate stoffe come l'asbesto venivano usate per l'imbalsamazione".
Preziosi tasselli alla storia - Studi, analisi e nuove ricerche potranno insomma far luce su questo mistero e nello stesso tempo aggiungere tanti altri preziosi tasselli alla storia della città. Intanto si studia come includere anche la necropoli di Porta Sarno e la tomba di Secundio nell'itinerario delle visite. "Al momento purtroppo non è possibile perché il terreno su cui si trova è al di là della ferrovia Circumvesuviana, ma è solo una questione di tempo - assicura Zuchtriegel - siamo al lavoro su uno studio di fattibilità".