© Carlotta Coppo
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Al Mudec fino al 10 marzo per la prima volta in Italia quindici statuine di danzatrici dedicate dall'artista francese a "Movimenti di danza"
© Carlotta Coppo
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A Milano arriva una mostra che racconta attraverso un progetto espositivo inedito e originale il fascino e il fortissimo imprinting creativo che la danza ebbe sul genio artistico di Auguste Rodin. “Rodin e la danza” al Mudec fino al 10 marzo è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Rodin di Parigi da cui provengono 53 opere. Un circolo virtuoso in cui, da un lato la danza fu musa ispiratrice per l’artista nei primi del Novecento, dall’altro la danza contemporanea trova ancora oggi ispirazione dall’artista attraverso le sue opere "danzanti", uniche e così attuali.
Avvalendosi della preziosa collaborazione del Museo Rodin e di un allestimento scenografico multimediale e interattivo appositamente disegnato e realizzato dallo studio di design Dotdotdot, il Mudec espone in serie per la prima volta in Italia quindici statuine di danzatrici dedicate dall'artista francese a "Movimenti di danza". Quattordici provengono infatti dal museo parigino, e a questo nucleo, in occasione della mostra, verrà affiancata una quindicesima statuetta, conservata presso la GNAM, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. La mostra diventa inoltre l’occasione per confrontare le statuette con una selezione di diciassette disegni dell'artista e cinque fotografie, provenienti dalla stessa collezione.
È questo il cuore del progetto espositivo, che il Mudec in stretta sinergia con il Museo Rodin presenta al pubblico e che è frutto di un lavoro di attenta ricostruzione filologica del percorso di sperimentazione plastica che Rodin portò avanti per tutta la sua vita e che il museo parigino conduce da anni, insieme al restauro e alla conservazione di queste fragilissime terrecotte.
Insieme a questa raccolta, che rappresenta il primo grande focus nonché la prima sezione del percorso, incentrato tutto sull’artista e lo studio dei movimenti che rappresentano la danza "occidentale" come massima espressione corporea nell’arte plastica e scultorea, il fascino che Rodin nutrì per la danza sarà illustrato anche dal racconto (un vero e proprio storytelling multimediale) dei suoi incontri con i più grandi ballerini dell'epoca, come Isadora Duncan, Loïe Fuller, le danzatrici del balletto reale cambogiano, la danzatrice giapponese Hanako.
Questo, infatti, profondamente connesso al primo, è il secondo grande tema/sezione della mostra: il rapporto che Rodin ebbe con la cultura extraeuropea del sud-est asiatico, in particolare con la danza cambogiana e la contaminazione tra arte occidentale e sud-est asiatico in ambito performativo e teatrale nonché l’influenza che questa ebbe su un sostanziale ripensamento del concetto di corpo in movimento all’interno della sua personalissima ricerca artistica. Nelle sale sarà dunque possibile ammirare una selezione di oggetti provenienti da collezioni museali etnoantropologiche italiane (stampe, sculture di piccole dimensioni, strumenti musicali, marionette e ombre), ormai una costante distintiva dei progetti espositivi che il Mudec crea ad hoc per il suo pubblico. Il racconto è poi completato attraverso testimonianze video, estratti di film e di documentari sia riferiti alle danzatrici che Rodin incontrò durante la sua vita e la sua carriera, sia legati alla cultura cambogiana e le sue danze.
Il mondo della danza si ispirerà reciprocamente al grande lavoro di Rodin. Molte sono infatti le coreografie di danza contemporanea che a lui ancora oggi si ispirano. È questo il terzo tema e sezione del percorso espositivo: un confronto visivo unico tra i balletti moderni e la loro ispirazione scolpita.
La mostra diventa quindi anche l’occasione per fare un viaggio straordinario nel mondo della danza attraverso una selezione video riferita alla coreografia contemporanea e ad artisti coreografi che hanno tratto ispirazione da Rodin per le loro rappresentazioni. Il dialogo continuo tra le sculture di Rodin e l’apparato multimediale e digitale creano un costante gioco di rimandi visivo e simbolico.
L’allestimento, a cura dello studio di design Dotdotdot, trasforma le stanze del museo in un ambiente teatrale, in cui quinte sceniche, pieni e vuoti e tessuti trasparenti evanescenti si alternano a pannelli di cartongesso grezzo e video proiezioni, andando a costruire un dialogo poetico con le opere in un crescendo emozionale che si conclude con un’installazione interattiva, dove il visitatore diventa protagonista.
Le tre sezioni di mostra, attraverso un complesso e accurato lavoro a sei mani, sono curate rispettivamente da Aude Chevalier, conservatrice del dipartimento di sculture del Museo Rodin, Cristiana Natali, docente di Antropologia dell'Asia meridionale, Antropologia della danza e Metodologie della ricerca etnografica presso l'Università di Bologna ed Elena Cervellati, professoressa associata di Storia della danza e Teorie e pratiche della danza presso il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna.