Nel primo romanzo del giornalista Luigi Mariani, l'assurdità dei conflitti, la potenza dell'amore e la speranza sono i temi che guidano il lettore in un tempo ancora segnato da troppi conflitti, come lo è il nostro
La copertina del romanzo "Dove non canta più il cielo" di Luigi Mariani © Paoline
Miracolosamente scampati a un attacco aereo, Samir, di sette anni, e il fratellino Ahmad, di due, si ritrovano soli in mezzo alle macerie. Vengono avvicinati da un uomo, Waleed, che li invita ad andare con lui: li porterà da sua moglie Faya, che si occupa di altri bambini. Samir è diffidente, ma alla fine accetta.
Arrivato a destinazione, tutto gli si rivela diverso da come sembra: l’edificio non è una casa ma una vecchia scuola dismessa, e i ragazzini che vi trova non sono figli della coppia ma sono orfani, come lui e Ahmad. E poi c’è un fatto strano: Faya non prega allo stesso modo di Waleed, che si reca in moschea, ma al collo porta una medaglietta con l’immagine di una donna velata. Dovrà passare del tempo perché il bambino si renda conto di potersi fidare e cominci a guardare al futuro con relativa serenità.
Ma tutto sarà sconvolto quando nella scuola farà irruzione un gruppo di miliziani jihādisti. Per Samir sta per cominciare l’esperienza forse più dura della sua giovane vita.
Luigi Mariani è un giornalista pubblicista laureato in legge. Ha lavorato per circa nove anni tra Turchia, Iraq e Nord-Est della Siria come operatore umanitario per due Ong italiane. Appassionato di scrittura, ha pubblicato opere di poesia e racconti brevi. Nel suo primo romanzo, Mariani ha voluto raccontare le tragedie, ma anche l’infinita bellezza, di una parte di mondo che ha attraversato e conosciuto come operatore umanitario. Come lui stesso scrive alla fine del racconto, ha voluto dare voce ai tanti Samir sparsi nel mondo, con l’augurio “di poter presto tornare a sentire il cielo cantare”.
Luigi Mariani
"Dove non canta più il cielo"
Edizioni Paoline
Pagg. 160, Euro 15