Astrosamantha ospite al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano per donare la sua tuta spaziale
di Laura Lesquier© ansa
Il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano da oggi ha un nuovo pezzo, atterrato direttamente dallo spazio. Dopo aver raccontato via social la vita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, Samantha Cristoforetti ha infatti donato alla sua città natale la tuta spaziale indossata durante la missione. E durante l'incontro con il pubblico ha svelato che "un astronauta deve avere il senso dell'umorismo, per sdrammatizzare le situazioni più tese".
Ad accogliere sul palco Astrosamantha il direttore del museo Fiorenzo Galli e Luca Reduzzi, curatore dell'area del museo dedicata allo spazio e all'astronomia che ospita proprio in questo periodo una mostra fotografica dedicata alle donne nello spazio.
In platea ad applaudirla un pubblico variegato: dai bambini con la testa piena di curiosità sulla vita a bordo di un'astronave agli specialisti di settore, dai ragazzi delle scuole superiori venuti a Milano per le olimpiadi di robotica fino agli appassionati di osservazioni spaziali. Dopo aver rivisto le immagini della partenza per la missione "uno dei momenti più felici della mia vita" la Cristoforetti si è prestata sorridente alle domande del pubblico, in special modo a quelle dei più piccoli.
Donne e spazio, quanto pesa ancora la differenza di genere in questo ambiente?
Si è posta molta enfasi su questo tema, sulla storia della prima astronauta italiana, ma davvero non c'è più niente da dimostrare. Se si varcano i confini nazionali e si guarda alla storia dell'astronautica ci si rende conto che io non ho fatto niente che non abbiano già fatto molte altre donne in passato.
Sono passati quasi tre anni dalla tua avventura nello spazio. Ora che hai i piedi a terra di cosa ti stai occupando?
Insieme ad altri colleghi mi sto occupando della gestione di un villaggio lunare vicino a Colonia. Stiamo cercando di creare un ambiente che simuli le condizioni della superficie lunare, come per esempio l'illuminazione. Ai poli i raggi solari arrivano molto bassi e bisogna essere preparati a questo tipo di ambiente, sia per le missioni con i robot che con gli astronauti.
E' quindi in programma la creazione di una base sulla superficie lunare?
Sicuramente, anche se si cerca sempre di concepire progetti semplici e flessibili. Partiremo con un habitat nell'orbita lunare, in seconda battuta invieremo robot sulla Luna, comandati da questo habitat. Il terzo step è invece arrivare a missioni sulla superficie.
Com'è concepita la base sulla superficie lunare?
In questo momento stiamo ragionando su una base mobile. Una sorta di camper che possa ospitare gli astronauti, ma che possa poi spostarsi autonomamente in un'altra zona della Luna a missione conclusa per accogliere i nuovi astronauti.
Hai superato selezioni durissime, con oltre 8mila candidati. Quali sono le doti che deve avere un buon astronauta?
L'aspetto psicologico è importante. Deve saper gestire una situazione di isolamento estremo, lontano dal resto dell'umanità, e saper convivere in spazi ristretti. Questo vuol dire selezionare persone estremamente stabili e pazienti, che abbiano anche un certo senso dell'umorismo per saper sdrammatizzare determinate situazioni che si verranno a creare in orbita.
SpaceX ha annunciato che nel 2018 manderà due turisti intorno alla Luna. Cosa ne pensi di questa apertura commerciale delle missioni spaziali?
C'è un equivoco di fondo sul commercial space, cioè su quelle aziende che sviluppano razzi "in casa". SpaceX lavora a stretto contatto con la Nasa, è ingannevole pensare che siano iniziative completamente private.
In che senso?
Lo Stato ha pensato che ci fosse comunque un interesse strategico a finanziare questo tipo di mercato e ha investito moltissimi soldi. La Nasa appalta alcune missioni ai privati, ma finanziamenti e tecnologie sono comunque in gran parte della Nasa.