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Al Mudec fino al 30 luglio oltre 180 opere provenienti dal Museo Boijmans Van Beuningen
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Molto più che un semplice movimento artistico, il Surrealismo è un atteggiamento, un modo alternativo di essere, di pensare e di concepire il mondo. E' su questo concetto fondamentale si sviluppa la mostra inaugurata dal Mudec di Milano il 22 marzo e che resterà aperta fino al 30 luglio. "Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen" ospita 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti e manufatti provenienti da uno dei più celebri centri espositivo dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della collezione permanente del Museo delle Culture.
Il primo dicembre 1924, con la pubblicazione della raccolta "Poisson Soluble", André Breton diede via ufficialmente a una delle avanguardie che più di tutte hanno segnato il XX: il Surrealismo. Il movimento, che raccoglierà sotto il suo ampio cappello artisti come René Magritte, Man Ray, Marcel Duchamp, Salvador Dalì, Max Ernst e molti altri, si poneva come obiettivo quello di indagare la psiche umana al di là dei limiti della logica e della ragione, di esplorare la realtà oltre i suoi confini fisici per attingere alla sua vera essenza: la surrealtà, appunto. La critica alla razionalità cosciente, l'esplorazione delle potenzialità dell'inconscio, il dialogo tra sonno e veglia e quello tra realtà esperienziale e onirica, la messa in relazione di immagini collegate più dall'intuizione che dalla logica, la liberazione dell'individuo tanto dalle costrizioni della ragione quanto da quelle politiche sono le grandi tematiche affrontate dal movimento.
All'interno della mostra inaugurata al Mudec si potranno ammirare 180 opere provenienti dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen, uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, affiancate a quelle della collezione permanente del Museo delle Culture. La mostra annovera capolavori di artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man Ray, selezionate ponendo l'attenzione in particolare sull'interesse dei surrealisti per le culture native. La loro critica alla cultura e alla società occidentale industrializzata li spinse infatti a cercare modelli alternativi. L'ampia selezione di capolavori presentati nella mostra racconta al visitatore le principali premesse e motivazioni dei surrealisti: utilizzando oggetti trovati, tecniche automatiche o pratiche simili a giochi, gli artisti tentarono di escludere la sfera della razionalità, nella speranza di creare uno shock poetico che avrebbe cambiato il mondo.
La mostra si articola in sei sezioni, ognuna introdotta da un'opera chiave o un oggetto iconico che ne evoca la tematica, in cui viene presentato il mondo del Surrealismo in tutti i suoi ambiti artistici: dipinti, opere su carta, pubblicazioni e oggetti, sculture. La prima sala offre un'introduzione al mondo del surrealismo che, nella seconda sezione, viene messo in relazione con il dadaismo, altro movimento cardine del XX secolo con cui ha avuto una stretta interconnessione. La terza parte è dedicata alle influenze della psichiatria e della psicanalisi e all'esplorazione dell'inconscio. La quarta sezione si concentra sui vari metodi usati dai surrealisti per ottenere l'accesso all'inconscio mentre la quinta è dedicata all'esplorazione della sessualità. L'esposizione si conclude con le suggestioni portate nel Surrealismo da I Canti di Maldoror, romanzo gotico del XIX secolo che ha influenzato l'estetica del movimento, in cui la bellezza è descritta come "l'incontro casuale di un ombrello e una macchina da cucire su un tavolo da dissezione".
All'interno della mostra, è presente anche una sezione dedicata ad approfondire il tema del complesso rapporto tra il Surrealismo e le culture del sud globale. Da André Breton in avanti, la fascinazione dei surrealisti per le culture native costituì uno dei temi di riferimento del movimento. I loro prediletti erano i manufatti dell'America del Nord, che non solo apparivano fantastici e poetici, ma erano dotati anche di valenze magiche e ancestrali che ben si armonizzavano con l'interesse del movimento per il mondo dell'occulto e del magico. Questo percorso, che ripropone alcuni momenti salienti del rapporto tra surrealisti e culture native, è stato realizzato mettendo in dialogo alcune opere d’arte provenienti dal Museo Boijmans Van Beuningen con una selezione di reperti delle importanti collezioni del Mudec.
"Il suono dell'arte" è il progetto con il quale due linguaggi artistici, la musica della LaFil-Filarmonica di Milano e quello pittorico dei surrealisti protagonisti dell'esposizione al Mudec, vengono messi in dialogo. Nel corso dei numerosi appuntamenti in programma dal 22 al 28 maggio, il visitatore potrà godere di un'esperienza immersiva attraverso performance di musica surrealista, spettacoli, sguardi sulle prove d’orchestra, oltre a incontri, conferenze e laboratori didattici. Clicca qui per info e orari.
La mostra, curata dalla storica dell’arte Els Hoek con la collaborazione di Alessandro Nigro, è stata prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura.