fino al 20 luglio 2025

Palazzo Strozzi dedica una grande mostra a Tracey Emin

A Firenze oltre 60 opere dell'artista britannica, realizzate dagli anni Novanta a oggi, in un intenso viaggio tra passione, vulnerabilità ed esplorazione di sé

16 Mar 2025 - 16:23
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© Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin
© Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin
© Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin

© Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin

© Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin

Palazzo Strozzi a ospita fino al 20 luglio "Sex and Solitude", la più grande mostra mai realizzata in Italia dedicata a Tracey Emin. Con oltre 60 opere, tra quelle storiche, recenti e nuove produzioni, il museo nel cuore di Firenze porta il visitatore in un intenso viaggio tra passione, vulnerabilità ed esplorazione di sé. Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione indaga la poliedrica attività dell'artista dagli anni Novanta a oggi. I suoi lavori spaziano tra pittura, disegno, video, fotografia e scultura, sperimentando tecniche e materiali come il ricamo, il bronzo e il neon. Il titolo fa riferimento alle due parole chiave che permeano il lavoro di Emin.

Il percorso espositivo

  La mostra che Palazzo Strozzi dedica a Tracey Emin raccoglie opere provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo (alcune mai esposte in Italia) insieme ad altre site-specific. Il percorso offerto ai visitatori riprende temi e momenti diversi della carriera dell’artista attraverso pittura, scultura, installazione e video e l’utilizzo di tecniche e materiali eterogenei come il ricamo, il bronzo o il neon. Già dalla facciata, l'edificio rinascimentale accoglie i visitatori con un grosso neon: la scritta Sex and Solitude (Sesso e solitudine, 2025). E' un'opera creata appunto per l’esposizione, che ne introduce ai due grandi temi: il corpo e la sessualità da un lato, la solitudine e la vulnerabilità dall’altro. 

Il corpo, fragile e carnale, sospeso tra desiderio e sofferenza, amore e perdita, è sempre al centro della poetica di Tracey Emin: lo dimostra l'opera esposta nel cortile di Palazzo Strozzi, I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024), monumentale scultura in bronzo di una figura femminile che domina lo spazio, in una forte tensione tra monumentalità e intimità. La riappropriazione del corpo femminile emerge in numerose opere della mostra, tra cui Exorcism of the last painting I ever made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che abbia mai fatto, 1996), installazione presentata per la prima volta in Italia, che documenta la storica performance che segnò il ritorno di Emin alla pittura dopo anni di interruzione. 

In una sala di Palazzo Strozzi è ricostruito lo studio temporaneo in cui l’artista visse e lavorò nuda per tre settimane e mezzo di fronte agli occhi del pubblico, creando disegni e dipinti ispirati ad artisti uomini come Egon Schiele, Yves Klein e Pablo Picasso. La pittura è mezzo espressivo centrale per Emin, che in ogni tela crea un campo di tensioni emotive, segnato da una forte materialità, come in Hurt Heart (Cuore ferito, 2015), It was all too Much (Era tutto troppo, 2018), It - didnt stop - I didnt stop (Non si è fermato -Non mi sono fermata, 2019), There was blood (C’era sangue, 2022) Not Fuckable (Non scopabile, 2024), o I waited so Long (Ho aspettato così a lungo, 2022) in cui l’artista lavora istintivamente, lasciando emergere forme in bilico tra figurazione e astrazione. 

L’amore è tema centrale nell’opera di Tracey Emin, esplorato nelle sue sfaccettature, tra desiderio, romanticismo e dolore, come nei ricami I don’t need to see you I can feel you! (Non ho bisogno di vederti, posso sentirti! , 2016) e No Distance (Nessuna distanza, 2016). Un’analoga intensità permea le sue sculture, in bronzo con patina di nitrato d’argento, come Coming Down From Love (Scendendo dall’amore, 2024) e In my defence - I thought of only you (In mia difesa: ho pensato solo a te, 2017). Fondamentale nella pratica dell’artista è l’uso del linguaggio, nei titoli e all’interno delle opere stesse. Le parole che Emin utilizza sono sempre dirette ed esplicite per coinvolgere visceralmente il pubblico: ne sono esempio opere come Love Poem for CF (Poesia d’amore per CF, 2007), basata su versi scritti negli anni Novanta per l’ex fidanzato Carl Freedman, che si trasforma in una dichiarazione universale di dolore e desiderio, o Those who Suffer LOVE (Chi soffre AMA, 2009), in dialogo nello spazio espositivo con un video dallo stesso titolo.

Il lavoro di Tracey Emin

 Tracey Emin è celebre per l’approccio diretto e crudo con cui traduce esperienze personali in opere profondamente intime, intense e potenti. Non rappresenta mai eventi specifici, ma cattura emozioni come la passione sessuale e la malinconia, che si esplicitano in un universo artistico fatto di dimensioni, forme e media diversi, in cui desiderio e amore si intrecciano con dolore e sacrificio. Figurazione e astrazione si fondono sulla tela attraverso intensi gesti pittorici e cromie audaci che delineano frammenti di corpi e immagini di forte carica sessuale. Le sculture invece, traducono l’energia emotiva in volumi tridimensionali, dando forma alla vulnerabilità e alla forza del corpo umano attraverso una marcata materialità e posture dinamiche che comunicano profonda intimità e introspezione. Le opere testuali agiscono in modo simile, utilizzando un linguaggio diretto ed esplicito per coinvolgere visceralmente il pubblico, e una gestualità totalmente personale basata sulla traduzione visuale della propria scrittura a manno. Vita e arte si intrecciano per l'artista, con opere in cui momenti intimi e privati si trasformano in metafore esistenziali, riflettendo su grandi temi dell’essere umano, dalla sessualità alla malattia, dalla solitudine al rapporto con gli altri. Attraverso una ricerca onesta e fortemente autobiografica, Emin si concentra in particolare sull’idea della figurazione, ponendosi in particolare rapporto con maestri come Edvard Munch ed Egon Schiele, due degli artisti da lei più amati. La sua esplorazione del corpo la inserisce infatti in una tradizione artistica centrata sulla figura umana, creando un dialogo che allo stesso tempo contrasta e converge con l’eredità rinascimentale di Firenze, incarnata dall’architettura di Palazzo Strozzi stesso.

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