Pubblicato da Rizzoli Lizard, sarà presentato al Salone del Libro di Torino. Le autrici analizzano la psiche dello 'scienziato timido', immaginando i suoi ultimi giorni e la scelta consapevole di sparire
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A soli 31 anni ebbe il coraggio di rifiutare Yale e Cambridge per rimanere a Napoli. Proprio dal porto del capoluogo campano partì per l'ultimo viaggio, poi nessuna traccia. Il mistero del fisico Ettore Majorana, giovane "prodigio" di via Panisperna, diventa un graphic novel di Silvia Rocchi e Francesca Riccioni edito da Rizzoli Lizard (160 pagg., 16 euro). Il caso è stato riaperto nel 2011 con l'ipotesi di una fuga in Sudamerica. Dopo Sciascia torna ad essere letteratura.
Il romanzo - Pastelli e pennelli per scandagliare la psiche del fisico siciliano, scomparso giovanissimo senza lasciare traccia nella primavera del 1938. Una biografia dal taglio esistenziale che deve molto al celebre romanzo del conterraneo Sciascia La scomparsa di Majorana e assume per vera l'ipotesi di una scomparsa volontaria, scatenata da un conflitto insanabile tra i propri desideri e quello che il mondo si aspettava da un enfant prodige come Majorana.
Suoi contemporanei lo avevano descritto come una persona introversa, per alcuni quell'intuito scientifico fuori dal comune sarebbe stato per il giovane Ettore, nipote del grande fisico Quirino Majorana, un peso troppo grande da sopportare. Un peso che avrebbe scatenato la decisione di voler sparire. E chi non ha pensato di farlo almeno una volta nella vita? Da questa domanda parte la ricerca della disegnatrice Silvia Rocchi (già autrice di un lavoro simile su Alda Merini) e di Francesca Riccioni, fisico e specialista di comunicazione scientifica.
Cold case - Il caso Majorana non smette di porre interrogativi oltre che alla letteratura, alla magistratura. Nel 2011 la procura di Roma ha ripreso in mano le carte, considerando la testimonianza di un meccanico di origine italiana, Francesco Fasani. Accanto a lui in una foto del 1955 scattata in Venezuela, un uomo dalla fisionomia sovrapponibile a quella del fisico. Fasani lascia il racconto di un uomo estremamente riservato e una cartolina prelevata dalla macchina del signor Bini, lo pseudonimo che lo scienziato avrebbe usato a quel tempo, con la firma dello zio Quirino.
Prima della riapertura delle indagini una delle ipotesi più in voga è stata quella di un ritiro a vita monastica, forse nella certosa di Serra San Bruno, dove, secondo la leggenda, si ritirò proprio il soldato che sganciò la bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto 1945 alle 8.15. Quell'ordigno catastrofico che Majorana aveva per certi versi previsto intuendo la fissione nucleare.
Ecco un'anteprima del libro per i lettori di Tgcom24