A 55 anni dalla scomparsa, il giornalista e scrittore ripercorre la tragedia del cantante che fu trovato morto poco dopo la sua eliminazione dal Festival di Sanremo
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"Non volevo fare un'indagine sulla morte, ma sulla vita di Tenco". Spiega così lo scrittore e giornalista Antonio Iovane la motivazione che lo ha portato alla stesura di "Un uomo solo" (Mondadori), il suo ultimo romanzo, ma il primo scritto sulla tragedia di Luigi Tenco, 55 anni dopo quel 27 gennaio 1967, quando il cantante fu ritrovato morto nella sua stanza dell'hotel Savoy di Sanremo, poche ore dopo l'eliminazione dal Festival. Così, in queste 132 pagine, Iovane ripercorre l'ultima giornata sanremese di Tenco, elencando nomi e luoghi e indagandone pensieri e sentimenti. Senza la presunzione di voler arrivare alla verità, ma raccontando esclusivamente "Luigi", così come l'artista firmò l'ultimo biglietto. E in "Un uomo solo" c’è anche l'altro personaggio-chiave della vicenda: Dalida.
Ed è così che, attraverso le testimonianze e una meticolosa ricerca d'archivio, Iovane ricostruisce in un lunghissimo piano sequenza, struggente e poetico, non solo l'ultimo giorno di vita di Luigi Tenco, ma anche le ore successive alla sua morte, quelle in cui si accavallarono dichiarazioni terribili da parte di colleghi e giornalisti, quelle del più tragico e indegno "show must go on" che l'Italia abbia mai conosciuto.
Perché "Un uomo solo" non cerca di far luce sul presunto suicidio di Luigi Tenco, il cantautore più rimpianto della musica italiana, ma racconta, con la forza immersiva del romanzo, il tormento, le contraddizioni e i sogni di un artista fuori dal tempo.
Un'anteprima per i lettori di Tgcom24:
Un uomo solo
Antonio Iovane
Mondadori
pp. 132
€ 17