Marco Gregoretti parla del libro autobiografico scritto con l'ex compagna di Fabio Savi
E' uscito il 14 febbraio "Vuoto a perdere" (Edizione Il Ciuffo, 288 pagine, 9,99 euro), il libro autobiografico scritto da Eva Mikula insieme al giornalista Marco Gregoretti. Mikula, la donna romena che da giovanissima fu la compagna di Fabio Savi, uno dei capi della Banda della Uno Bianca, ha voluto raccontare la sua verità sulla vicenda del gruppo criminale composto per cinque sesti da poliziotti che uccise 24 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, la Romagna e le Marche, dal 1987 al 1994. "Lo scopo del libro è, per Mikula, farsi e fare giustizia. Le cose non sono andate come vengono raccontate. La verità non è ancora venuta a galla", spiega Gregoretti a Tgcom24.
Quali sono le verità nascoste sulla Banda della Uno Bianca di cui si parla nel libro?
Ce ne sono tante. La più clamorosa è la dinamica dell'arresto. Si è sempre raccontato che due poliziotti eroi avessero consegnato alla giustizia i componenti della banda. In realtà, l'arresto è avvenuto grazie a una giovane ragazza di 19 anni, Eva Mikula. E' tutto ascritto a quello che ha fatto lei, tant'è che per alcune settimane è stata sotto protezione, anche nascosta in un appartamento del Sistema centrale operativo a Roma. Per capire bene cosa intendo, è necessario fare un accenno al tipo di vita che Mikula ha fatto con Savi. Quando si è messa con lui aveva 16 anni, l'ha conosciuto in un ristorante di Budapest, dove lei faceva la cameriera. Era scappata dalla Romania, ha trovato quest'uomo molto più grande di lei e l'ha seguito. All'inizio era amore poi sono cominciate le botte, i calci, le vertebre incrinate. Un incubo. Lei non sapeva nulla della banda. Poi ha iniziato a capire che qualcosa non andava.
Cos'è successo dopo?
Lui addirittura si vantava di quello che compiva fuori, quindi Mikula ha chiesto aiuto a un giornalista ungherese d'inchiesta che stava indagando sul traffico di ragazze dell'Est verso l'Italia, László Posztobányi. Per mettersi in salvo gli ha detto di essere prigioniera di una banda di trafficanti. Ovviamente non era vero, però lui ha informato la polizia ungherese, che ha informato l'Interpol, che a sua volta ha informato la polizia italiana. Sostanzialmente, pensavano di aver liberato una ragazza dal giogo di questi trafficanti. Quando ha arrestato Fabio Savi, la polizia non sapeva di chi si trattava, sapeva soltanto che c'era una segnalazione a suo carico come trafficante. In seguito, Mikula è stata portata a Rimini, dove, durante un interrogatorio notturno, ha raccontato tutto quello che sapeva. Erano presenti tre magistrati e tre poliziotti. E' così che si è scoperta la banda. Prima non si sapeva nulla, per 7 anni gli inquirenti hanno brancolato nel buio. Questa è la verità nascosta più clamorosa, che ha creato già in questi giorni qualche problema.
Quindi qual è lo scopo del libro?
Lo scopo di Mikula è farsi e fare giustizia. Per dovere civico, ha denunciato il suo uomo e adesso vuole raccontare la vera storia perché stanca che la sua opera di bene venga oscurata dalla menzogna. Le cose non sono andate come vengono raccontate. Inoltre, a lei sono state imputate colpe, ma quando si è fidanzata con Fabio Savi la banda aveva già ammazzato 22 persone. Non sapeva nulla. Non è tutto. Il secondo obiettivo è quello di raccontare il suo percorso di vita. Infatti, non si tratta di un libro-inchiesta, ma di un'autobiografia che tocca argomenti molto delicati, come la violenza. E' la storia di una ragazza che è cresciuta sotto la dittatura comunista di Ceaușescu in Romania, ha subito pesanti abusi sessuali in casa ed è scappata per liberarsi. E' la storia di una donna che ha avuto due figli da due uomini, uno dei quali morto in un incidente mentre andava a trovarla. Una donna molto coraggiosa, che ha subito violenze di ogni tipo (in famiglia, dal suo uomo, un accanimento giudiziario) e che ha rischiato per farsi giustizia. Anche con questo libro rischia.
Com’è nata la collaborazione tra lei e Mikula?
Ha letto alcuni miei pezzi sull'argomento, evidentemente le sono piaciuti. Così mi ha contattato questa estate. All'inizio abbiamo pensato di fare un podcast o qualcosa in tv, poi abbiamo optato per un libro. Lei mi ha raccontato tutto e io ho sbobinato, scritto e aggiunto qualche elemento storico.
Il libro ha fatto discutere ancor prima della sua uscita…
Sì, perché quando si è saputo che sarebbe uscito alcune persone non propriamente limpide hanno avuto paura. Quindi sono arrivati anche strani messaggi.
Paura di cosa?
Intanto, ci sono ancora delle verità nascoste. E non sono tutte rivelate nel libro. C'è ancora da approfondire la storia dell'età di Eva (la accusavano di dichiarare una falsa età): chi ha scritto i finti rapporti su questo? E poi che fine ha fatto la taglia sulla Uno Bianca? In teoria avrebbe dovuto prendere Mikula i soldi. Per non parlare delle verità processuali. Sono stati spesi milioni, miliardi di danari pubblici sapendo che lei era totalmente estranea alle accuse che le venivano rivolte. Prima l'hanno tenuta nascosta perché ha fatto arrestare i componenti della banda poi dopo, improvvisamente, da teste fondamentale l'hanno trasformata in imputata, togliendole la protezione.
Il volume si propone di essere una "indignata reazione all'ennesima provocazione di chi ancora ha interesse, dopo oltre 26 anni dagli arresti dei criminali, a nascondere la verità e a non far emergere la verità su ciò che effettivamente si celava dietro la banda". Chi nasconde la verità?
Un pezzo di magistratura, quella dell'inchiesta dell'allora pm Giovannini; un pezzo di stampa, si pensi che quando è uscito il libro due giornali hanno dato più spazio all'uomo che ha ucciso 24 persone che a Mikula; e pezzi delle forze di polizia nonché dei servizi segreti, che fecero un depistaggio. Secondo me, non tutti i colpevoli sono stati presi. Ad ogni modo, credo che lo siano stati quasi tutti, ma che non tutta la verità sia venuta a galla. Ci sono tante piccole e grandi cose da approfondire, come coinvolgimenti di partiti politici. Alcune verità devono ancora essere scoperte, altre le svelerà il libro. Non è escluso che qualcuno chieda una Commissione parlamentare d'inchiesta già leggendo "Vuoto a perdere". Perché ci sono alcune cose che proprio non tornano.