Van Halen, per i maestri dell'hard rock una saga a colpi di talento, eccessi e divismi
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E' uscito "Van Halen - Tutta la storia", libro scritto da Ian Christe che ricostruisce la saga di uno dei gruppi più influenti dell'hard rock americano, tra virtuosismi, trasgressioni e liti furibonde
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Quali sono i segreti della maestria di Eddie Van Halen alla chitarra? E come sono andate le cose prima con David Lee Roth e poi con Sammy Hagar? E quanto sono vere le leggende sugli eccessi a base di sesso e droga dietro le quinte dei concerti? Le risposte a queste domande (e a molto altro) sono in "Van Halen - tutta la storia" (Tsunami edizioni), il libro scritto da Ian Christe e uscito in Italia da qualche settimana.
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Meglio partire da una precisazione. A dispetto di quello che recita il titolo, questa non è tutta la storia. Ma buona parte di essa e, se ci è permesso, tutta la parte interessante. Si ferma infatti al 2007, un attimo prima del tanto atteso album di reunion con David Lee Roth alla voce. Un album che per quanto abbia fatto la gioia dei fan storici, non ha certo mutato la storia del gruppo e del rock.
Anche perché i Van Halen non avevano bisogno di ulteriori consacrazioni, avendo un posto bello comodo, e in prima fila, tra i massimi esponenti dall'hard rock americano. Quelli che possono vantarsi di avere indicato la via a molti. Perché Roth con i suoi look stravaganti e il gusto per lo spettacolo (e le spacconate da macho, soprattutto dietro le quinte) ha fatto da calco per il glam e l'hair metal, dai Motley Crue agli Wasp fino ai Poison. Il virtuosismo di Eddie Van Halen ha invece indotto generazioni di chitarristi a spingersi sempre più avanti, creando generazioni di Satriani, Malmsteen e conseguenti emuli, più o meno dotati.
Se per il pubblico italiano più distratto i Van Halen sono soprattutto (se non esclusivamente) "Jump", il loro singolo più celebre, è anche perché a dispetto delle loro radici orgogliosamente olandesi, hanno per lungo tempo più o meno snobbato il mercato europeo, concedendosi per gli spettacoli dal vivo principalmente negli Stati Uniti. E quando anche le cose sono un po' cambiate, questo è avvenuto nel periodo con Sammy Hagar alla voce, grande personaggio (e con il quale la band ha venduto più dischi che con Roth) ma che alla fine non ha lasciato la stessa impronta lasciata dal funambolo biondo.
Perché leggendo il libro di Christe, appare evidente che quella di Roth sia stata sempre una presenza fondamentale e ingombrante. Personalità debordante, animale da palcoscenico e dedito agli eccessi goderecci, nel primo periodo ha dato un'identità al gruppo, e poi è stato sempre presente come convitato di pietra: con le polemiche a distanza con Hagar e i fratelli Van Halen prima e per i tira e molla su una presunta reunion poi. Fino al primo riavvicinamento (con nuovo lancio di stracci) e al sotterramento definitivo (?) dell'ascia di guerra. "A Different Kind Of Truth" non ha cambiato le sorti del gruppo, è vero, ma allo stesso tempo ha rappresentato il raggiungimento di una meta. Per larga parte del racconto di Christie, infatti, la reunion completa nella formazione orginale sembra essere una sorta di Sacro Graal, finalmente raggiunto nel 2012, dopo la parentesi fallimentare con Gary Cherone e un breve ritorno di Hagar.
Bizze, personalismi, dipendenze da alcol e droga, matrimoni con dive delle tv finiti in pezzi. Nella storia dei Van Halen ci sono tutti gli ingredienti delle grandi epopee rock, fatte di stelle e lustrini ma anche drammi, piccoli e grandi, dietro la facciata. Che nel caso di Eddie Van Halen sono stati anche i gravi problemi di salute, con un cancro tornato più volte a minarne il fisico. Tutti ingredienti perfetti per rendere godibilissimo un racconto come questo.
Ian Christe
Van Halen - Tutta la storia
pp.gg. 288
Tsunami Edizioni