la mostra

Venezia, due grandi sale di Palazzo Ducale tutte per Anselm Kiefer

Fino al 29 ottobre in mostra un'enorme installazione realizzata da uno dei più grandi artisti del nostro tempo

di Lorella Giudici
31 Mar 2022 - 16:36
1 di 9
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa

© Ufficio stampa

© Ufficio stampa

Chi in questi giorni (e fino al 29 ottobre) è a Venezia e deciderà di visitare Palazzo Ducale, nella grande Sala dello Scrutinio non vedrà più la sfolgorante luce del Giudizio Universale di Palma il Giovane (1594-1595) o la Battaglia di Lepanto dipinta sulla parete orientale da Andrea Vicentino (1571), ma un'enorme installazione site-specific realizzata da uno dei più grandi artisti del nostro tempo: Anselm Kiefer (classe 1945).

L'idea prende avvio nel 2019, quando Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, visita l'atelier dell'artista a Bajac con lo scopo di invitarlo a realizzare un progetto di arte pubblica che fosse in grado di dialogare con il passato di quelle sale che per secoli hanno rappresentato la potenza della Serenissima e il nostro tempo, cioè con un linguaggio che fosse espressione delle istanze della contemporaneità, che fosse figlio di questi nostro tempo.

Gli eventi successivi a quell'estate, il lockdown e, per Venezia, anche l'Acqua Granda, hanno richiesto una continua rimessa a fuoco delle ragioni di quell'invito fino all’inaugurazione di quattro giorni fa, di Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po' di luce. Il lungo titolo è preso a prestito da un testo del filosofo veneto Andrea Emo (1901–1983), pensatore solitario e quasi dimenticato che vede pubblicata la prima raccolta dei suoi quaderni solo nel 1989 con il titolo Il dio negativo.

E Kiefer, che nel 2018 gli aveva già dedicato la mostra Für Andrea Emo da Thaddaeus Ropa, si sente perfettamente in linea con il suo pensiero nichilista e con la sua scrittura diaristica che prendono forma da una visione della vita che ha come filtro la memoria e la consapevolezza che occorre distruggere per poi ricostruire: "In Andrea Emo - spiega Kiefer - ho trovato conferma che la storia è una catena di azioni illogiche, astoriche, avvenimenti che non hanno nulla a che fare con causa ed effetto. Ogni evento è un passo avanti contro la legge della necessità".

Ma, non è l’unica ispirazione letteraria che ha guidato l'artista in questo percorso veneziano (a cui non è certo sfuggito che anticamente la Sala dello Scrutinio era la biblioteca del palazzo e ospitava i manoscritti di Petrarca e Bessarione), l'altra è il Faust seconda parte di Goethe (1832). Così appunta l’artista nel suo diario: "Dopo la visita a Venezia, ho riflettuto su cosa fare a Palazzo Ducale. Stranamente avevo con me in valigia il volumetto di Reclam con il Faust II di Goethe. In genere comincio la mia giornata con un giretto in biblioteca, dove quasi sempre trovo il libro 'giusto' per il giorno, per cui mi è sembrato di aver messo in valigia la lettura giusta. Sul volo di ritorno, ho subito sovrapposto Venezia e il Faust II. E molte cose combaciano", ad esempio "Proprio come Venezia, la sua architettura, è un'interazione tra Oriente e Occidente".

Ma nello sforzo creativo di quei monumentali pannelli terra-cielo c'è tanto altro: c'è il fuoco, che per Kiefer è elemento distruttore (ha combusto i libri e centinaia di legni disseminati in lunghe file su campi arsi), ma anche purificatore, è alchemico e dalla sua cenere feconda può rinascere la vita così come dalla sua luce (evocata nel titolo) nasce la speranza di un mondo migliore. Infine, il fuoco è anche nella storia del Palazzo, che nel dicembre del 1577 è stato danneggiato da un incendio che ha distrutto la Sala dello Scrutinio e quella attigua del Maggior Consiglio.

C'è la matericità di un colore denso che s’impasta in un magma primigenio e prolifico. Ci sono i simboli, alcuni appartengono da sempre alla sua pittura (come la lunga scala che in diverse sue pitture sta ad evocare quella di Giacobbe, ma qui, sotto questa tela vive Il Giudizio Universale di Palma con le sue ammissioni di colpa e i riferimenti alla giustizia divina che punisce chi è colpevole), mentre altri intrecciano passato e presente: una bara vuota ricorda San Marco; le uniformi dei soldati sono la potenza di Venezia sulla terra, ma nascondono la Battaglia di Lepanto del Vicentino che sembra trasudare alla superficie il peso dei suoi morti; i sommergibili sono la metafora della forza navale della gloriosa Serenissima, mentre le barene ghiacciate di piombo fuso hanno a che vedere con le teorie di Wegener sulla deriva dei continenti.

"Soltanto su un quadro c’è una grande lingua di piombo, un’emanazione che rappresenta lo spargimento della grazia divina sul mondo che si è creato da sé, sulle Sefirot". Insomma, un appuntamento da non perdere che chiude le celebrazioni per i 1600 anni dalla fondazione di Venezia in attesa della 59° Biennale d'Arte.

Ti potrebbe interessare anche:

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri