dell'artista Leonardo Frigo

Vicenza, per i 700 anni dalla morte di Dante la mostra "Infernus" nella Basilica Palladiana

Dal 26 giugno al 31 agosto, esposti 34 strumenti musicali sui quali l'artista Leonardo Frigo ha realizzato a china le illustrazioni ispirate alla prima cantica della Divina Commedia

11 Giu 2021 - 12:13
 © Ufficio stampa

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La città di Vicenza rende omaggio a Dante Alighieri, in occasione dei 700 anni dalla morte, con la mostra "Infernus" dell'artista visionario Leonardo Frigo. Nel salone della Basilica palladiana, dal 26 giugno al 31 agosto, saranno esposti 34 strumenti musicali (nello specifico, 33 violini e un violoncello), sui quali l'artista, nato ad Asiago ma che risiede a Londra, ha realizzato a china le illustrazioni ispirate alla prima cantica della Divina Commedia, l'Inferno.

Ogni strumento musicale è dedicato a un preciso canto, frutto di un lavoro minuzioso portato a termine in cinque anni. Il progetto è stato presentato, in versione limitata di solo 11 canti, al Royal Institution of Great Britain a Londra.

"L’Inferno di Dante è stato per me fonte di ispirazione sin da quando ero bambino – commenta Frigo – e posso dire che mi ha insegnato a immaginare e sognare. Ho terminato il progetto nel dicembre 2020 dopo 5 anni di lavoro in cui ho voluto riunire in un’opera d’arte le mie passioni: la musica, la poesia e Dante appunto. Mai avrei pensato che venisse esposto per la prima volta in un periodo così difficile come quello della pandemia. Ecco, desidero che questo progetto rappresenti un segnale di vera rinascita e di spinta verso il futuro: un percorso emozionale che ci aiuti a ‘riveder le stelle’".

Questa è la prima volta, infatti, che il corpus di opere viene esposto nella sua interezza, essendo terminati i lavori a dicembre 2020, in attesa di renderlo itinerante per portare a livello internazionale questa inedita fusione tra arte figurativa, musica e letteratura.

L'esposizione è organizzata da Tecnè srl con il patrocinio del Comune di Vicenza, che ospita questo originale progetto nel monumento palladiano, mentre la curatela è del critico e storico dell'arte Gianfranco Ferlisi.

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