Le interviste di Elena Misericordia

A tu per tu con Alessandro Oteri, il “poeta” delle scarpe di lusso

Lo stilista ci racconta la sua avventura nel mondo delle calzature. Eleganza, qualità e comodità definiscono le sue scarpe, ora in edizione limitata con un click!

di Elena Misericordia
26 Ott 2016 - 15:21

La prima volta che ho incontrato Alessandro Oteri è stato a Mykonos tre anni fa, cenavamo allo stesso tavolo a “La cucina di Daniele”. Il ristorante era impreziosito dalle sue creazioni, scarpe dalle forme e dai colori seducenti, che scendevano dal soffitto come stelle filanti, nel più bel paese dei balocchi che ogni donna possa immaginare.

Alessandro, con la sua garbata eleganza, è entrato in punta di piedi nel mondo delle calzature di lusso, sino a conquistare il meritato titolo di “poeta della scarpa”. Il suo talento creativo, l’originalità del pensiero e del gusto, lo hanno contraddistinto sin dai tempi delle scuole. Originario di Chiavari, Oteri ha sempre portato con sé i valori della propria terra, che sarebbero poi diventati elementi distintivi delle sue collezioni: il blu del mare, il profilo sinuoso del promontorio di Portofino, l’incedere voluttuoso delle onde.

Quali aspetti della tua terra o particolari esperienze di vita legati alle tue origini hanno influenzato la tua formazione e successivamente rappresentato una fonte di ispirazione per le tue collezioni?
Nascere tra Portofino e le Cinque Terre per me è stata una fortuna. È uno dei posti più belli al mondo ed anche tra i più apprezzati. La mia prima formazione è stata quella sportiva, legata al nuoto. Da lì penso sia nato tutto. L’acqua è il mio elemento ed immerso nel blu ho immaginato un mondo: avvolgente, protettivo, pulito e.. blu, appunto. Sono ispirato dai colori della mia Liguria, oltre i blu, tutte le sfumature dei sottoboschi e delle rocce che escono dal mare. In natura non esistono abbinamenti brutti, bisogna saperli dosare; è solo una questione di proporzioni. Sono cresciuto con il mito degli anni ’50, dove i canoni estetici erano molto puliti e le forme prendevano il sopravvento. La stessa eleganza della mia terra è fatta dalle cose semplici e non dagli orpelli.

Da Chiavari a Milano. Riusciresti a descrivere le tappe fondamentali della tua crescita dopo il trasferimento nella città della moda?
Mi sono trasferito a Milano nel 2000, ma il mio primo impiego non mi ha visto impegnato come stilista: mi occupavo infatti del controllo della sicurezza degli ascensori! In breve tempo, però, la mia vera vocazione è uscita allo scoperto. All’inizio realizzavo, come fossero gioielli, scarpe su misura per le signore dei salotti milanesi. La mia prima collezione risale al 2005. Nel mio atélier in Via Cerva, nel cuore pulsante della città, le clienti potevano farsi confezionare scarpe personalizzate. Dopo 3 anni, oltre a quello del pubblico femminile, è arrivato finalmente anche il riconoscimento della grande industria italiana. La mia produzione ha suscitato l’interesse, tra gli altri, di Oreste Pasquali, presidente e fondatore del Gruppo Teconocasa, con il cui supporto nel 2011 sono riuscito ad inaugurare la nuova boutique in via Borgospesso, nel quadrilatero della moda.

Ma qual è stato l’episodio cruciale che ti ha portato a diventare il “sarto della calzatura” come spesso ti definiscono?
Io parlerei di un caso fortuito… Un giorno, mi trovavo a Vigevano e, sbagliando indirizzo, sono entrato per errore in un’azienda calzaturiera… ho sbagliato una porta e mi si è aperto un mondo. Non ero mai stato in una fabbrica di scarpe prima di allora, ma è stato come se già sapessi tutto quello che vi stava succedendo. Mi sono sentito a casa, finalmente. Da quel preciso momento, quel brivido, quella sensazione di pancia, non mi ha mai più abbandonato. Ho avuto la fortuna di capire quale fosse la mia passione e di farne un lavoro.

Quali sono gli elementi che caratterizzano le scarpe di Alessandro Oteri (www.oteri.shoes) ? Cosa c’è di te all’interno delle tue collezioni?
Il mio prodotto viene confezionato esclusivamente in Italia nel polo calzaturiero per eccellenza di Parabiago e Vigevano dove, giovanissimo, ho appreso i trucchi del mestiere, confrontandomi sin da subito con le esperienze di personaggi del calibro di Christian Louboutin e Manolo Blahnik, pur cercando di conservare sempre intatta la mia individualità. Le scarpe sono ancora oggi fatte a mano, ogni singolo dettaglio viene curato da un artigiano e la realizzazione di ciascun paio richiede più di trecento passaggi, con il coordinamento di almeno quindici differenti produttori di materie prime. Questo procedimento minuzioso ha l’obiettivo di garantire un prodotto unico nella qualità e nella costruzione. Le mie scarpe prevedono sempre una scelta di stile rigorosa: o due materiali o abbinamenti di colori. Penso che siano questi gli elementi distintivi del mio brand: materiali e colori, che naturalmente si fondono con l’eccellenza della tradizione artigianale italiana. Inoltre, dare vita ad una scarpa per me non richiede soltanto creatività, deve infatti essere rispettata anche una componente fondamentale di utilità. Ed io amo le mie donne, non voglio solo vederle con delle belle scarpe, mi preoccupo anche che non siano sofferenti! Cerco sempre di fornire alle mie clienti delle scarpe comode, che possano accompagnarle nelle loro occupazioni di tutto il giorno, dalla mattina alla sera.

Recentemente hai lanciato il marchio July 1968; da dove deriva ed in cosa consiste questo progetto? Quali sono gli obiettivi di questa nuova e rivoluzionaria idea commerciale? 
July 1968 (dal mio mese e anno di nascita) è un sito di e-commerce www.July1968.it . Questo progetto vive esclusivamente sul web ed ha alla base una rivoluzionaria idea commerciale: la ridefinizione del lusso che torna ad essere esclusivo, non per costo ma per accessibilità. Solo décolleté in edizione limitata (tre diverse forme, ognuna su tre diverse altezze di tacco) ad un prezzo estremamente democratico, che non risente del peso della catena distributiva. I processi produttivi avvengono sempre nel polo calzaturiero di eccellenza, con gli standard qualitativi della tradizione italiana. Solo scarpe limited edition, alla portata di tutte le tasche ma non accessibili a tutti. 

Quali sono le tue ambizioni future, professionali e personali? 
Il mio sogno è quello di aprire una boutique/atélier a New York, la piazza più competitiva ed eccitante del mondo, dove parlare italiano, a livello di prodotto, qualità e design, è un grande punto di vantaggio. E anche lì vorrei applicare il mio concetto di lusso legato alla distribuzione: il lusso non deve essere costoso ma esclusivo. Qualunque donna voglia calzare una mia scarpa deve venire da me. Ambizioso? Forse… se non sogni, non vivi! 

Ma le calzature di Alessandro Oteri hanno già conquistato anche i mercati d’oltreoceano, dove viene premiata l’artigianalità del made in Italy che si fonde con il talento di un grande stilista. Non a caso le sue scarpe, nere, con fiocco rosso e tacco 13, sono l’unico dettaglio a coprire il corpo della ex bagnina di Baywatch, Pamela Anderson, nell’ultimo servizio di nudo della rivista Playboy. Uno scatto epocale, che segna il passaggio verso la nuova linea editoriale dello storico periodico e che porta l’impronta indelebile dello stilista ligure.

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